Antonio Silletta era un macellaio di San Giovanni in Fiore e aveva 36 anni. I precedenti penali riportano un arresto del 1997 per spaccio di droga ma tutti sapevano che faceva parte del clan di Guirino Iona, l’irriducibile e sanguinario boss dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta operante nella Valle del Neto, in violenta contrapposizione con il gruppo dei cirotani.
Guirino Iona non era espressione della ‘ndrangheta tradizionalmente intesa. Il suo dominio non è stato infatti, come di solito avviene, concertato e deciso nelle alte sfere del “Crimine” o di più “Locali” contermini. Nel 2002 Iona viene arrestato e il locale di ‘ndrangheta di Belvedere Spinello entra in fibrillazione.
Il pentito Francesco Oliverio ricostruisce le fasi che hanno portato all’omicidio di Antonio Silletta e le inquadra in un tentativo di resistenza al cambio della guardia al vertice del locale, che lui ed altri avevano iniziato, tra il 2005 e il 2006. Silletta, in pratica, non aveva riconosciuto e metabolizzato la nuova leadership di Cataldo Marincola, che in quel periodo rappresentava il “Crimine” sotto l’egida dei cirotani.
Tra i soggetti recalcitranti il pentito ha citato Mario MANFREDI, Andrea TORNICCHIO , Gino “Ringo”, al secolo Luigi MAZZA, Antonio SILLETTA e Vittorio Salvatore FERRARO.
OLIVERIO ha riferito che i soggetti hanno continuato a rendersi responsabili di azioni criminose non autorizzate dai vertici del Locale di Belvedere di Spinello, di certo incoraggiati dal fatto che molti dei gerarchi mafiosi fossero detenuti in forza dei diversi procedimenti riguardanti il comprensorio della Val di Neto: tra di essi proprio Agostino MARRAZZO e Giannino MARRAZZO.
Del resto, su quel territorio, tra il 2005 e il 2006 c’era stata una particolare escalation di eventi criminali impossibile da non interpretare come segno di una rottura dei precedenti equilibri vigenti sino al 2005.
Sono riportati ben 25 attentati intimidatori tutti concentrati nel periodo 2005 – 2006 che constano soprattutto di incendi, rapine, furti, lettere di minaccia e danneggiamenti di vario genere tutti in pregiudizio di esercizi commerciali o imprenditori e liberi professionisti del luogo. Tutti eventi chiaramente interpretabili come tentativo di presa del potere di controllo del racket delle estorsioni.
L’ESTORSIONE DI SILLETTA AI MARRAZZO
Tali recrudescenze di eventi delittuosi sono generalmente tipiche in un territorio temporaneamente privo di un forte controllo della criminalità organizzata o dell’avvicendamento al vertice del potere mafioso in quella località geografica. Del resto l’arco temporale in esame corrisponde al percepito – almeno dai soggetti recalcitranti – vuoto di potere seguito all’arresto di Guirino Iona. Arresto cui è seguita la guerra per la successione scatenatasi tra i suoi sodali.
Periodo poi conclusosi con la consacrazione di Francesco OLIVERIO al vertice del Locale di ‘ndrangheta di Belvedere di Spinello giusta determinazione del capo crimine Cataldo MARINCOLA avvenuta nel 2006 per come riferito dallo stesso collaboratore di giustizia.
Secondo quanto ha riferito Francesco Oliverio, la forzata assenza dal territorio, leggasi detenzione, di Agostino MARRAZZO e Giannino MARRAZZO, personaggi di maggior visibilità del Locale di Belvedere di Spinello ha condotto al parossismo allorquando proprio Antonio Silletta, ha addirittura avuto l’ardire di presentarsi in località Virdò di Caccuri (KR) ove erano in corso i lavori di ristrutturazione dell’agriturismo Grancia del Vurdoj e chiedere una percentuale estorsiva sui lavori in corso.
Nella circostanza il suo interlocutore è stato Sabatino MARRAZZO di Francesco inteso “Gialletto”, reale proprietario occulto della struttura unitamente agli altri maggiorenti del Locale di Belvedere di Spinello, primo tra tutti OLIVERIO Francesco che ha vantato una percentuale del 30% sul capitale versato per l’acquisto della struttura e per i lavori di ristrutturazione.
Palesemente al SILLETTA era ignota sia l’intraneità del MARRAZZO Sabatino nel gotha malavitoso di Belvedere di Spinello sia la sua parentela con l’anziano boss detenuto. Ma la gravità del fatto non si è estrinsecata tanto nella mera richiesta estorsiva, quanto nelle credenziali intimidatorie pronunziate dall’estortore che, nel chiedere il “riconoscimento” – leggasi pizzo –, ha detto di: “parlare a nome di Guirino IONA” . Tale esternazione palesava al contempo la fedeltà all’ormai posato Guirino Iona, e l’insubordinazione alla rinnovata linea gerarchica del Locale di ‘ndrangheta.
Il pentito ha chiarito che tali atti, non autorizzati né da egli stesso quale capo Locale né dai suoi luogotenenti, necessitavano di una risposta. Una dimostrazione di forza che servisse da monito sia alla popolazione locale che agli ’ndranghetisti per ripristinare la giusta e disciplinata osservanza della regola, pena la totale perdita di rispetto.
Le indagini inerenti la morte di Antonio SILLETTA originano dalla segnalazione da parte della madre dello stesso, Serafina Mosca. L’anziana donna infatti aveva segnalato telefonicamente la scomparsa del figlio presentandosi, in data 2 gennaio 2007 (giorno seguente la segnalazione), alla Stazione carabinieri di San Giovanni in Fiore sporgendo formale denuncia di scomparsa.
Le dichiarazioni della donna appaiono di sicuro interesse giacché la stessa, al momento della denuncia, dichiarava di aver appreso di un incontro tra suo figlio e tale Antonio BLACONA’ avvenuta presso il distributore di carburanti in Località Campodanaro del comune di Caccuri lungo la Strada Statale 107, proprio il giorno stesso della scomparsa.
A seguito della denuncia, esperite le prime indagini, si dava luogo al rinvenimento del cadavere di Antonio SILLETTA, effettuato il 19 gennaio 2007 dai militari della Stazione Carabinieri di Caccuri che, dietro segnalazione di fonte confidenziale si sono recati in Località Fontana e dopo lunghe ricerche hanno rinvenuto, nei pressi di un casolare abbandonato la vettura bruciata con all’interno un cadavere più tardi identificato per SILLETTA.
Veniva quindi redatto opportuno fascicolo fotografico la sera stessa del rinvenimento da parte dei militari del Reparto Operativo Carabinieri di Crotone, dal quale poteva evincersi non solo la presenza del cadavere di SILLETTA all’interno della vettura, sui sedili posteriori, ma altresì l’esplosione di una bombola di gas presente sulla vettura come da successivo sopralluogo alla luce del giorno da parte dei militari della Compagnia Carabinieri di Petilia Policastro.
Un capitolo a parte per l’esecuzione del delitto.
1 – (continua)