di Laura De Franco
Non che dei disabili importi poi tanto alla gente. Non che i calabresi non sapessero chi fosse l’assessore Roccisano.
Ma guardare la figura “caprina” su Report è qualcosa che induce gli ascoltatori a cercare il pudore lì, nello scantinato dove si è nascosto dalla vergogna.
Da vicino, ascoltarla è anche peggio. Una meringa dal sapore amaro.
Certo, l’assessore regionale al welfare avrebbe dovuto imparare i soliti appunti che le passano, come suggeriscono su Fb, bastava ripassarli prima dell’intervista, è noto che Report registra tutto. E leggere la sua difesa sul suo profilo è anche più imbarazzante. La cosa più originale è l’annuncio di un tavolo sulla disabilità, un passetto più corto del naso.
Quando i politici non sanno cosa fare, prendono tempo con le tavolate o con le sportellate. Aperture di sportelli ovunque, di quelli girevoli, dove entri ed esci senza averci capito niente e senza aver risolto men che meno.
Questo vuol dire che, ancora prima di vedere qualche azione seria, ci crogioleremo tutti insieme appassionatamente, in chiacchiere per gratificare quel pizzico di narcisismo che ci contraddistingue.
Intanto, le famiglie per far migliorare i propri figli spendono mensilmente per terapie private tutti i soldi per l’accompagnamento (500 euro circa, soldi che lo stato elargisce per ben altro) e anche molto di più tra visite neuropsichiatriche, supervisioni psicologiche ed educatori, superando i mille euro , per chi può permetterselo.
Tutto perché all’Asp per alcuni disturbi tipo l’autismo non ne vogliono sentire di rinnovarsi, nonostante le indicazioni dettate dalle Linee guida della Sanità. Mentre la Regione non elargisce nemmeno dei bonus di rimborso, come fanno in altre zone d’Italia.
Ora a Rende dovrebbe aprire un centro, un collegamento tra Asp, associazione Breccia nel muro e Bambino Gesù, un progetto della durata di due anni , ma poi? Di certo non potrà assorbire tutte le richieste. La scelta privata, inutile sottolinearlo, non ricade solo sulla neurodiversità, anche se l’autismo oggi pare sia il più gettonato, vuoi per l’aumento delle diagnosi e vuoi per tutto un giro speculativo che vi ruota intorno.
Le liste nei centri di riabilitazione sono interminabili, che ad aspettare la barba cresce bianca e lunga. Magari, il problema che preoccupa in un bambino non è nemmeno grave, basterebbe lavorare intensivamente, tra logopedia e psicomotricità, ma nulla si riesce a fare per accorciare i tempi, così qualcuno ricorre anche alle raccomandazioni.
Di attività alternative poi non ne parliamo, perché se si volesse far andare il proprio figlio in piscina, farlo andare a cavallo o sul mansueto asinello, fargli fare un po’ d’arte o un po’ di musica, tutto più che stimolante, si trasformerebbe in terapeutico con un costo notevolmente maggiore rispetto alle tariffe normali, eppure di progetti offerti dalle istituzioni non ne trovi, nemmeno se cerchi col lanternino.
Non ci sono nemmeno vere strutture sportive, figuriamoci. Non far partire il trasporto per la scuola poi è come privare una casa delle fondamenta. Come fa un genitore a lavorare a gestire una famiglia a vivere se è impegnato totalmente nell’assistenza del figlio?
Il problema dei disabili, sia chiaro, non è solo trasporto e barriere architettoniche. Mancano centri diurni che non rispecchino vecchi canoni assistenzialistici da internamento, con un “Dopo di noi” ancora nelle nebbie.
Nelle scuole il sostegno è una chimera e i Comuni fanno partire i bandi per gli assistenti alla comunicazione o alla persona da supporto nelle ore scolastiche solo da poco, così per avere l’addetto ci vorrà magari dopo Natale o l’anno prossimo.
Certo, non sono tutte competenze regionali, ma i finaziamenti della Regione sono tornati al mittente e questo è un dato di fatto che ce la dice lunga sulla considerazione che in Calabria si ha per le persone con difficoltà fisiche e psichiche.
Sì, vero erano scaduti già dal 2014, quindi patata bollente dell’amministrazione precedente, come si affanna a ribattere l’assessore tanto discusso in queste ore, ma non sembra che adesso si stia attuando una politica migliore, che si possa contraddistinguere dalla passata.
Infatti, la garanzia per una buona amministrazione non è la familiarità con la disabilità alla quale si appella l’assessore, nel suo ultimo video, quella è storia privata che non salva dai fallimenti.
Ne è un chiaro esempio Davide Faraone, sottosegretario di stato del ministero dell’Istruzione che pur vivendo il problema in casa, non ne ha azzeccata una.
Allora, cara Federica Roccisano, visto che a lei piace tanto narrare storie e ama attorniarsi di bambini, la preghiamo: non lo faccia con quelli con problemi, per favore non racconti loro nessuna favola.
Non sono stupidi, la lezione è facile da imparare e così adesso cominceranno a credere più alle verità di Mangiafuoco che a quelle della fatina turchina.