RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Lucio Sbano, famoso medico di Paola ed impegnato attivamente in politica, è imputato di furto aggravato di… metano.
Qualcuno, ironicamente, ha fatto anche un gioco di rime: Sbano, il metano ti dà una mano… Richiamando una pubblicità degli anni Ottanta.
Lucio Sbano è uno dei collaboratori più stretti del Cinghiale, al secolo Tonino Gentile e fa parte addirittura del Consiglio Nazionale del NCD-Alternativa Popolare.
Francesco, il figlio, vicesindaco di Paola, è un uomo del pallone gonfiato della politica cosentina, l’ex fascista Fausto Orsomarso e la moglie di Lucio (quindi madre di Franciscuzzu bello), la signora Maria Pia Serranò, aderisce al movimento di Gianfranco Micciché a Reggio, un altro vecchio arnese della politica corrotta. Oltre ad essere consigliere comunale uscente a Paola e ad essere ricandidata per sostenere il sindaco-pupazzo Basilio Ferrari. 06
Figuratevi, dunque, se qualcuno a Paola, tra i giornalisti che contano, si permette di tirare fuori storie che possono dare fastidio ai potentissimi Sbano.
Il decreto di citazione a giudizio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Paola, dottor Grunieri (non è un refuso, si chiama così e non Granieri, che se no stavamo freschi!) nei confronti del dottor Lucio Sbano da Paola è datato addirittura 1° aprile 2015.
Per tutto questo tempo, dunque, i valenti cronisti di giudiziaria del Tirreno, che scrivono giornalmente sui quotidiani di regime, hanno abilmente occultato la notizia.
Il dottor Lucio Sbano è imputato “perché nella sua qualità di utilizzatore, al fine di trarne ingiusto profitto, si impossessava di complessivi 6363 metri cubi di gas metano, sottraendoli alla Italgas Spa, autoattivando la fornitura abusivamente collegandosi ad un Tee di derivazione con un tubo. Con l’aggravante di aver commesso il fatto con violenza sulle cose e con mezzo fraudolento consistito nella realizzazione di un attacco abusivo”.
LA TESTIMONIANZA DEL DIPENDENTE DELL’ITALGAS
Ma ecco com’è venuta fuori la faccenda, all’indomani di un controllo da parte di un dipendente onesto dell’Italgas, Francesco Garropoli.
“Il 4 novembre 2010 mi sono recato presso l’abitazione del dottor Sbano per eseguire una sostituzione programmata del misuratore dell’utente. Ricordo che mi è stato consentito l’accesso da parte di una donna che credo sia stata la domestica di famiglia.
Nel corso della sostituzione del misuratore, mi sono accorto che sul balcone adiacente, che faceva parte di un appartamento attiguo, sempre di proprietà Sbano, vi era la presenza di un contatore non conforme per il tipo e per il materiale di allaccio utilizzato, in quanto presentava tubazioni in rame e non in acciaio zincato.
Accertato che fosse allacciato alla conduttura della mia società, ho chiesto alla donna di entrare nell’appartamento attiguo per eseguire un controllo, ma la stessa mi riferiva che all’interno non c’era nessuno e che pertanto dovevo tornare successivamente.
Nell’occasione, scattavo una fotografia con la fotocamera del mio telefono cellulare (regolarmente agli atti, ndr).
Il giorno successivo, il 5 novembre, mi sono recato nuovamente nell’abitazione di Sbano e, fuori dalla porta d’ingresso, sono stato ricevuto dallo stesso Sbano, il quale a seguito di richiesta di ispezionare il misuratore oggetto di accertamento non mi consentiva l’accesso all’appartamento, invitandomi più volte ad andare via. A questo punto, mi allontanavo dall’abitazione ed al rientro in ufficio effettuavo una segnalazione sull’accaduto al responsabile tecnico.
A che distanza ha osservato il contatore?
Ritengo a circa 6-7 metri di distanza
E’ sicuro che il misuratore era collegato alla colonna montante Italgas e che non fosse conforme?
Sì, sono assolutamente sicuro di aver accertato che fosse collegato alla colonna montante Italgas e che la tipologia del misuratore e dei componenti di allaccio non fosse dello stesso tipo da noi utilizzato per gli allacci.
LA DIFESA DI LUCIO SBANO
Ed ecco cosa ha dichiarato Lucio Sbano per difendersi davanti ai carabinieri di Paola.
“Sono stato convocato presso il comando dei carabinieri… ed ho trovato un militare il quale, ottenuto l’intervento di personale dell’Italgas, mi chiedeva di raggiungere casa per effettuare una verifica. Non sapevo di che verifica si trattasse fino a quando siamo giunti a casa ma non mi sono assolutamente opposto a farli accedere al mio appartamento.
Ci siamo accomodati a casa mia, ho appreso che dovevano effettuare una verifica all’impianto di erogazione del gas metano, poiché, mi riferivano, nella zona avevano già riscontrato alcuni allacci abusivi.
Abbiamo raggiunto il balcone del mio appartamento dove hanno riscontrato un regolare allaccio alla rete effettuato dalla loro società e dotato del previsto contatore e per il quale pago regolarmente il consumo. Dal balcone stesso mi è stato chiesto di raggiungere l’altro lato della casa, cosa a cui ho acconsentito ed abbiamo infatti raggiunto il balcone lato monte dell’altro lato dell’abitazione. Anche in quel luogo non veniva riscontrato alcun allaccio abusivo.
Ma in quella circostanza, uno dei dipendenti Italgas faceva notare che un tappo posto sulla colonna montante della rete di erogazione del gas non era pitturato come tutto il resto del tubo e il sistema per sigillare la giunzione non era conforme a quello utilizzato dalla società. Hanno asserito di non aver trovato allacci abusivi ma solo l’anomalia della sigillatura del tappo.
Il 24 marzo 2011 a casa mia sono tornati i carabinieri insieme ancora a personale dell’Italgas ed hanno documentato fotograficamente lo stato dei luoghi di cui dicevo prima.
Il signor Di Cello, dipendente dell’Italgas, nella dichiarazione resa all’atto della formalizzazione della denuncia, sostiene che l’allaccio lo avrebbe rilevato al piano terzo dello stabile sito in via Ippocrate n. 1, però il sottoscritto precisa che il tappo ed i fori che destano sospetto si trovano al quarto piano dello stesso stabile dove sono stati effettuati gli accertamenti.
Inoltre tengo a precisare che alla data dell’accertamento al terzo piano del suddetto stabile, lo studio medico non era più presente pertanto lo stesso risultava essere alla data dell’accertamento un appartamento inutilizzato e non fornito di nessun allaccio o nessuna utenza.
Preciso che negli anni di riferimento sono stati effettuati presso l’immobile dei lavori di ristrutturazione, pertanto non posso escludere che i fori dove asseritamente si sostiene fosse stato allocato il contatore del gas irregolare erano in realtà i fori probabilmente della caldaia nuova che la ditta termoidraulica di Demis NUCERA ha provveduto ad installare presso il mio immobile e non posso escludere che il foro sia conseguenza di un eventuale danneggiamento creato o provocato dalla stessa impresa di Demis NUCERA”.
LA VERITA’ NELLA RELAZIONE TECNICA

Al patetico tentativo di difesa del dottore Lucio Sbano, risponde direttamente la relazione tecnica chiesta dai carabinieri all’Italgas, a firma di Alberto Di Cello, responsabile Centro Operativo di Cosenza dell’Italgas Spa inerente gli accertamenti eseguiti sul contatore del gas insistente presso l’immobile di Lucio Sbano.
“… Si evince che l’impianto irregolare costruito presso l’abitazione del signor Sbano risultava essere stato smontato dopo l’intervento di verifica tecnica operato dal nostro operaio Francesco Garropoli, che aveva accertato l’esistenza di un impianto, completo di contatore, difforme dalla normativa tecnica Italgas.
Non è stato possibile effettuare nessuna lettura del contatore gas in quanto il signor Sbano ha vietato l’accesso al nostro personale. Non è stato dunque possibile verificare il misuratore illegalmente installato.
Riscontrata la difformità dell’impianto abbiamo provveduto a sporgere denuncia”.
IL FIGLIO DI NELLA SERPA

Per chiudere la puntata di oggi, non possiamo fare a meno di rilevare che, ad un certo punto, nel suo patetico tentativo di difesa LUCIO SBANO cita tale DEMIS NUCERA…
Sapete chi è? Il figlio di Nella Serpa, boss di Paola, nel frattempo passato a miglior vita. Lucio Sbano non fa mistero di essere amico della famiglia Serpa. La ditta di NUCERA è stata sequestrata dalla Dda nell’ambito dell’inchiesta TELA DEL RAGNO…
A Francesco Sbano, figlio di Lucio e vicesindaco della città, hanno bruciato l’auto quando Nella Serpa è finita in carcere e gli ZINGARI hanno preso in mano il controllo di Paola. E’ solo una coincidenza?
3 – (continua)