Sequestrato depuratore di Donnici Superiore. Denunciati dirigenti comunali
Sversamento e smaltimento illecito di rifiuti i reati contestati
Personale del Corpo Forestale dello Stato della Provincia di Cosenza ha sequestrato il depuratore comunale di Donnici Superiore.
Il sequestro è avvenuto a seguito di segnalazione da parte di alcuni abitanti della frazione relativa alla pessima gestione in cui versa da anni il depuratore comunale che serve gli abitanti di questa frazione di Cosenza.
L’attività di controllo, coordinata dalla procura della Repubblica di Cosenza, ha accertato la pessima gestione con la quale viene mantenuto e gestito il predetto sito di depurazione acque.
Di conseguenza, sono stati deferiti all’autorità giudiziaria Carlo Pecoraro, Dirigente del II° Dipartimento Tecnico – Sviluppo Tutela e Gestione del Territorio – del Comune di Cosenza – ed i Dirigenti dei Settori n° 7 – Infrastrutture e N° 8 Ambiente, l’ingegnere Francesco Converso e ancora lo stesso Pecoraro.
E’ stato infatti accertato che le acque fognarie in arrivo al depuratore, a causa dell’intasamento della griglia di separazione primaria, defluiscono liberamente sul suolo circostante formando degli acquitrini di acque putride e maleodoranti.
Da ciò appare evidente la mancata cura e gestione del depuratore atteso che il cancello di ingresso a tale griglia era ricoperto da rigogliosi tralci di vite che si erano intrecciati nello stesso, segno evidente del completo stato di abbandono del sito. Da verifiche espletate durante il controllo si è accertato che tali maleodoranti reflui fognari, liberamente scorrendo sul suolo, sversano nella sottostante area boscata in assenza di qualsivoglia trattamento depurativo.
Difatti il depuratore nel momento del controllo è risultato fermo e le varie strutture atte alla depurazione delle acque erano intasate da fanghi mai smaltiti e completamente inutilizzate da tempo. Analoga situazione nei letti di stoccaggio dei fanghi di rifiuto, abbandonati da molto tempo e sui quali cresceva una rigogliosa flora erbacea.
Si è quindi provveduto ad effettuare il sequestro dell’impianto contestando vari reati quali: lo scarico di reflui sul suolo, il danneggiamento, l’attività di gestione non autorizzata di rifiuti speciali prodotti dall’impianto nel tempo ed il getto pericoloso di cose, stante il perdurante stato di abbandono del sito che è causa di maleodoranti e moleste esalazioni e prolificare di insetti nocivi e ratti con i quali sono costretti a vivere gli abitati del luogo.
Dai successivi controlli si è inoltre accertato che per tale sito, non era mai stata neanche rilasciata la necessaria autorizzazione allo scarico, come pure la mancanza degli ulteriori atti amministrativi necessari alla gestione ed alla tracciabilità dei rifiuti fangosi prodotti nel sito.