Lettere a Iacchite’: “Liceo Della Valle, io odio gli indifferenti”

Odio le meteore mediatiche che come tali sono destinate a finire nel mare magnum dell’indifferenza. Odio l’incoerenza, affermazione che mi riporta al concetto secondo il quale probabilmente il mio fare è colmo di incoerenza, probabilmente le mie parole finiranno nel mare magnum sopra citato ma mi piace pensare che oltre che condividere virtualmente il mio pensiero si facesse un excursus riguardante il percorso non solo delimitato nel contesto sociale “scuola” bensì in quello che è un percorso ancor più vasto e ricco.

Sono dell’idea che qualsiasi ambiente che presupponga una gerarchia non possa avere una comfort zone o per meglio dire una situazione priva di ansietà comune a tutti, di conseguenza, la scuola non sembrerebbe essere il luogo laddove accrescere in serenità evitando subordinazione e supremazia.

Da alcuni mesi a questa parte, la scuola che frequento è soggetta a continue polemiche e denigrazioni che non fanno altro che mettere in ridicolo quello che è il nostro lavoro all’interno della stessa, quello che frequentemente sfugge alle nostre menti è la maggioranza che noi studenti occupiamo e di conseguenza l’importanza che in teoria e che poi in pratica dovremmo avere.

Il liceo Lucrezia Della Valle dovrebbe rappresentare un’alternativa vincente rispetto a quelli che sono gli usuali indirizzi di studio, contrariamente gli viene delineato un aspetto privo di spessore e di sbocchi lavorativi.

Le continue calunnie rivolte al “nostro” istituto non indeboliscono chi sta al vertice bensì chi vive giornalmente la realtà scolastica, paradossalmente in questo circolo vizioso rappresentiamo l’uomo masochista che fa del male a se stesso che non fa altro che auto convincersi del male che lo circonda e di come questo possa rappresentare un qualcosa di insormontabile.

Il sociologo Zygmunt Bauman parlava di società liquida, una realtà all’interno della quale nulla prende forma e si va decomponendo e ricomponendo rapidamente, dove nulla è certo e prende forma, dunque in una società “indifferente” in una scuola “indifferente” dove il rapporto docente-discente è privo di puerocentrismo, distinguiamoci e diamo non più liquidità ma solidità e se la scuola ci insegna a proseguire a testa china ad obbedire, uniamoci e diciamo NO all’indifferenza che hanno verso la nostra formazione non solo scolastica ma psicologica.

Io credo in me ed è per questo che odio gli indifferenti, odio coloro che passano e non si soffermano, coloro che sentono ma non ascoltano, coloro che vedono ma non guardano.

E tu?