L’ex Sybaris Hotel di Cassano Jonio, sottratto per anni ai proprietari perché ritenuti in odor di mafia e poi ritornato in mano alla famiglia Costa dopo una lunga battaglia legale, oggi è tornato alla ribalta delle cronache perché qualcuno ne ha incendiato dolosamente una parte. Ma in tutti questi lunghi anni di contenziosi (dal 2007 a oggi), ogni tanto ritornava al proscenio. Nel 2017, in particolare, si diceva che qualcuno avrebbe voluto trasformarlo in un Centro di accoglienza per migranti ma il consiglio comunale aveva votato no all’unanimità. Anche perché si era già diffusa la voce che la battaglia legale si sarebbe risolta a favore della famiglia Costa, per come poi è realmente avvenuto.
Impossibile non rievocare un celeberrimo comunicato del 2017 diffuso nientepopodimenoche dalla DDA di Catanzaro, già sotto la guida di Gratteri, che replicava a quelle voci che davano per imminente la restituzione all’uso della struttura.
«In relazione alle notizie diffuse dalla stampa e relative alla restituzione della struttura alberghiera Hotel Sybaris a seguito di pronuncia della Corte di Appello-Sezione Misure di Prevenzione di Catanzaro che ha annullato, peraltro con provvedimento non definitivo, la confisca già a suo tempo disposta dal Tribunale – sezione misure di prevenzione di Cosenza, si precisa che la struttura rimane nella disponibilità dell’Agenzia dei beni confiscati in quanto già acquisita al patrimonio dello Stato, anche sulla scorta di una Sentenza del Tribunale di Castrovillari, divenuta definitiva in data 24 giugno 2013, che, affermando la responsabilità penale per più delitti di usura aggravati dalla mafiosità di Francesco e Vincenzo Costa, disponeva la confisca, a fini penali, della struttura Hotel Sybaris».
Nel giro di meno di un anno, tuttavia, la Dda di Catanzaro perdeva clamorosamente la sua battaglia perché la famiglia Costa, difesa dall’avvocato Enzo Belvedere, vedeva riconosciute le sue ragioni e nel corso del 2019 riapriva la struttura dell’Hotel Sybaris.
A questo punto ricordiamo la vicenda dell’ex Hotel Sybaris, che si intreccia con una querelle tra due pezzi grossi della politica calabrese, Pino Gentile alias compà Pinuzzu e Mario Oliverio alias Palla Palla. Ecco l’articolo che riepiloga quella scottante situazione.
Il rapporto “storico” tra i fratelli Gentile e Mario Oliverio tra il 2017 e il 2018 (soprattutto nel 2018) era stato proficuo e virtuoso (secondo il metro della virtù caro alla classe politica cosentina…).
In altri tempi avremmo parlato di inciucio ma, come ben sanno i nostri lettori, è da decenni che in Calabria e principalmente a Cosenza a governare è un sistema trasversale che si fotte tutti i fondi e pensa esclusivamente alle sue clientele. Una vergogna sposata in pieno dal sistema giudiziario che non solo chiude gli occhi ma, evidentemente, ci inzuppa pure il biscotto.
La prova provata che tra i Gentile e Oliverio c’era “corrispondenza di amorosi sensi” ci era arrivata qualche tempo fa sotto forma di un contenzioso giudiziario felicemente risolto “alla cosentina”.
Sì, perché Pino Gentile e Mario Oliverio si trascinavano una rancorosa vicenda giudiziaria da cinque anni e mezzo, da quando compà Pinuzzu non aveva gradito una serie di affondo del leggendario Palla Palla e lo aveva denunciato (!) per diffamazione. Non solo: aveva anche chiesto un maxirisarcimento (udite udite) di 300mila euro.
Si trattava degli strascichi della campagna elettorale per la Provincia del 2009 quando Oliverio, al ballottaggio, aveva battuto il rivale non rinunciando a forti denunce negli ultimi, decisivi giorni di dibattiti televisivi.
Ebbene, Pino Gentile ha deciso di rimettere la querela, di perdonare Mario Oliverio e, soprattutto, di rinunciare al maxirisarcimento che aveva chiesto. I maligni, che a Cosenza e provincia sono notoriamente parecchi, hanno messo in giro la voce della remissione di querela non appena Pino Gentile era riuscito, con un capolavoro di equilibrismo, a farsi eleggere vicepresidente del consiglio regionale. E’ evidente che Oliverio non si è opposto alla manovra e la riuscita dell’operazione, oltre che a essere commentata con i crismi dell’inciucio politico, è stata vista anche come il modo più naturale per chiudere quella vicenda personale.
LA VICENDA: I SOSPETTI DI PALLA PALLA
Quasi sei anni fa, Pino Gentile per il centrodestra e Mario Oliverio per il centrosinistra, si contendevano la poltrona di presidente della Provincia.
Oliverio partiva con i favori del pronostico ma non si fidava affatto dell’aria che tirava dalle sue parti. E così non aveva rinunciato a qualche dichiarazione “forte”. A Pino Gentile non erano piaciuti i toni usati da Oliverio, ritenendoli di contenuto altamente diffamatorio. Proprio per questo motivo ha messo in moto i suoi legali Siciliano e Spataro, imboccando la strada della querela.
Il fascicolo è finito sulla scrivania del sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza Giuseppe Visconti. Sotto la lente di ingrandimento del magistrato, quindi, tutti gli interventi pubblici effettuati da Oliverio durante la campagna elettorale.
La querela di Gentile era scaturita in particolar modo dalle polemiche relative al “buco” della Carical negli anni Ottanta ma soprattutto al finanziamento regionale al Sybaris Hotel di Cassano, struttura che in quel periodo veniva confiscata per presunti collegamenti con il clan dei Forastefano.
Oliverio non aveva usato mezzi termini nei suoi interventi in televisione, a Teleuropa Network e a Tele Libera Cassano a qualche giorno di distanza dal ballottaggio decisivo.
A suo parere, nel periodo in cui Pino Gentile aveva assunto la carica di assessore al Turismo, “… erano stati erogati finanziamenti pubblici in favore del Sybaris Motel di Cassano Jonio, realizzati da Augusto Costa e oggetto di confisca da parte del Tribunale di Cosenza perchè rientrante nell’orbita economica del clan Forastefano…”.
Oliverio aveva usato la forma retorica dell’interrogativo ma non era certo bastato per fermare la collera di Gentile.
LA DIFESA DI GENTILE E IL MAXIRISARCIMENTO
La procura di Cosenza aveva chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Provincia. Gli avvocati Siciliano e Spataro hanno depositato, in particolare, gli atti ufficiali della Regione Calabria dai quali emergeva che il finanziamento regionale in questione era stato erogato in un’epoca in cui Pino Gentile non era assessore al Turismo.
Nell’udienza davanti al gip di Cosenza, Livio Cristofano, con la costituzione di parte civile di Pino Gentile, i legali Guido Siciliano e Giovanni Spataro sostennero che “l’attività diffamatoria e continuata rese falsato il risultato elettorale e che, tra l’altro, il loro assistito fa falsamente ed ingiustamente accusare di favorire un clan di ‘ndrangheta in un periodo di massima esposizione mediatica, come quello del ballottaggio per decidere il presidente della Provincia”.
Quindi, la richiesta di risarcimento dei danni lesivi dell’onorabilità, dell’immagine e della dignità di Pino Gentile, quantificati addirittura in 300mila euro.
L’ASSOLUZIONE DI OLIVERIO DAVANTI AL TRIBUNALE DI COSENZA
Il legale di Oliverio, Gisberto Spadafora, aveva però argomentato con passione le sue regioni.
“… In quei giorni erano state effettuate tre confische ed un sequestro di beni di un valore di 80 milioni di euro, rientranti nell’orbita economica del cosiddetto clan Forastefano, operante nella Sibaritide. Egli, oltre ad esprimere il proprio plauso nei confronti delle forze dell’ordine e della magistratura che avevano operato questo importante sequestro, aveva chiesto al suo diretto avversario politico, che nel 2000 era componente della giunta Chiaravalloti, se le strutture oggetto del sequestro avessero mai beneficiato di interventi pubblici…”.
Oliverio chiedeva, altresì, al proprio avversario di rivolgere analogo apprezzamento, da parte sua, agli organi giudiziari protagonisti di quell’azione. Certo, in questo c’era anche un po’ di provocazione ma tant’è.
Il Gip Cristofano, forse ammaliato dall’espediente del legale, aveva così ritenuto che le frasi pronunciate da Oliverio, seppur potenzialmente diffamatorie, non fossero punibili perché comunque coperte dal diritto di critica politica. E aveva deciso di assolvere Oliverio con la formula del non luogo a procedere.
GENTILE NON CI STA E VA IN CASSAZIONE
La decisione viene impugnata dagli avvocati Siciliano e Spataro, i quali sostenevano la non operatività del diritto di critica politica e che le affermazioni erano assolutamente false e quindi punibili in ogni caso.
La quinta sezione della Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso di Pino Gentile e ha rinviato così gli atti processuali al Tribunale di Cosenza per un nuovo esame.
L’ULTIMA FASE
Il processo viene affidato a un altro Gip del foro bruzio, Salvatore Carpino, che avrebbe dovuto valutare nuovamente la richiesta di rinvio a giudizio.
Ma in ballo, com’era fin troppo facile capire, c’era una richiesta di risarcimento molto alta e c’era davvero da scommettere che compà Pinuzzu stesse valutando la strada della remissione di querela. Un accordo generale da 300mila euro a cui rinunciare e al quale collegare l’elezione di Gentile a vicepresidente del consiglio regionale a guida Oliverio? La remissione di querela, una campagna elettorale alla camomilla e l’effettiva elezione a vicepresidente di quel Consiglio regionale da parte di Gentile testimoniano che alla fine l’accordo fu trovato. Così come quello per far riprendere in mano alla famiglia Costa il Sybaris Hotel. Ma nel frattempo qualche altro equilibrio dev’essere saltato e qualcuno s’è preso la briga di mandare un messaggio “incendiario” ai protagonisti di questa annosa e complicata vicenda.