Omicidio Bergamini, ora è ufficiale: il caso è riaperto. Avviso di garanzia a Isabella Internò

Denis Bergamini aveva 27 anni il giorno in cui è morto, steso sull’asfalto della Statale Jonica 106 al chilometro 401, vicino a Cosenza. Ne sono dovuti passare quasi altrettanti perché finalmente la giustizia decidesse di fare chiarezza sulla morte del giovane calciatore del Cosenza.  «Procederemo con la riesumazione del cadavere di perché vogliamo approfondire con le tecniche di cui oggi si dispone tutti i possibili aspetti di quello che non è un suicidio, non è ipotizzabile come un suicidio»: sono le parole de procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che in un’intervista a RaiSport ha annunciato la riapertura dell’inchiesta.

L’ex fidanzata e il camionista

Due informazioni di garanzia sono state notificate all’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e a Raffaele Pisano, l’uomo che era alla guida del camion che secondo la versione ufficiale investì il calciatore. La riesumazione dei resti di Bergamini è stata fissata per il prossimo 2 maggio. Ma il suo corpo ha già raccontato – fin da subito – una storia totalmente diversa rispetto a quella che si è voluta avvalorare per anni.

I 7 punti oscuri
Ci sono almeno 7 punti oscuri nella storia della morte di Denis Bergamini. Il più evidente: sul suo corpo non ci sono mai stati segni compatibili al trascinamento per 59 metri sotto le ruote di un camion pesante 138 quintali (l’orologio non è neppure graffiato, i calzini sono ancora tirati su). Ma poi, nelle carte, si scoprono anche altre incongruenze macroscopiche: la macchina di Denis che nelle testimonianze cambia posto più volte e si trova contemporaneamente in due luoghi diversi; un verbale scompare nel nulla; nessuno analizza per bene il camion; c’è un accompagnatore misterioso che dopo l’incidente avrebbe portato l’ex fidanzata di Denis in un bar per lanciare l’allarme e che non è mai stato rintracciato. E ancora: c’è la ricostruzione di Isabella, l’ex ragazza di Bergamini, presente al momento del cosiddetto «suicidio».
In tutti questi anni la sorella di Denis, Donata (assistita prima dall’avvocato Eugenio Gallerani e poi da Fabio Anselmo), non ha mai smesso di battersi per la verità, tra speranze e delusioni terribili. Come quando nel 2015 l’inchiesta è stata archiviata. Per Pasqua, su Facebook, ha condiviso la amarissima locandina dell’Associazione Verità per Denis. Oggi, dieci giorni dopo, la svolta attesa per quasi 28 anni sembra davvero vicina.

Fonte: Corriere della Sera