Brunori, i sindacati che stanno con i padroni e la festa dei cazzoni

Dario Brunori e la sua band (Brunori Sas) salgono sul palco del concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni a Roma subito dopo Francesco Gabbani, il trionfatore dell’ultimo Festival di Sanremo. E non dev’essere una coincidenza, qualcuno ci vede quasi un simbolico cambio di testimone.

Certo, gli stili sono completamente differenti e magari anche il “taglio politico” ma Brunori e “Gabbanone” hanno in comune l’arte di saper arrivare alla gente.

Il nostro Dario si presenta in giacca e pantaloni blu (carta da zucchero, come si diceva una volta), camicia bianca, chitarra acustica d’ordinanza e sembra “leggermente” dimagrito (che lo sappiamo che gli fa piacere!). Attacca con la tonalità giusta (che Gabbani, poco prima, è andato calando almeno tre-quattro volte…) “La Verità”, il pezzo portante del suo ultimo lavoro “A casa tutto bene”. Il popolo del Primo Maggio canta a memoria e si percepisce a pelle che stavolta il buon Dario si emoziona davvero. Tre anni fa aveva cantato nel pomeriggio su quello stesso palco e non lo conosceva quasi nessuno. Ieri sera invece era come una “star” e conoscendo il “ragazzo”, una volta toccata con mano la sua ascesa, si è quasi spaventato.

Finito il primo pezzo, gli tocca il discorsino e Dario riesce nell’impresa di non essere banale, evitando sermoni sul lavoro, concentrandosi sull’apertura e sull’aggregazione ed esplodendo nel fatidico “non fidatevi dei cantanti, ché non vi dicono mai la verità”.

Il secondo pezzo è “L’uomo nero”, feroce satira sull’uomo medio razzista e fascista, che sta rendendo piena giustizia al nostro Brunori rispetto a chi lo accusava, più o meno apertamente, di non prendere posizione.

… Hai notato che spesso dice

Che noi siamo troppo buoni

E che a esser tolleranti poi

Si passa per coglioni

Hai notato che gli argomenti

Sono sempre più o meno quelli

Rubano, sporcano, puzzano e allora Olio di ricino e manganelli.

Hai notato che parla ancora

Di razza pura, di razza ariana

Ma poi spesso è un po’ meno ortodosso Quando si tratta di una puttana…

Voto 10, non c’è che dire.

Ma quello che davvero non t’aspetti arriva al terzo pezzo, “Sabato bestiale”, dove Dario imbraccia la chitarra elettrica e si immedesima nel personaggio qualunquista che aspetta il sabato per sballarsi, ubriacarsi e fare a botte, evitando di guardare quello che gli succede attorno.

… Ma tu mi parli ancora di pensione

e di barconi pieni di africani

come se fossero problemi tuoi

come se non c’avessi già i problemi miei.

Che i sindacati stanno con i padroni

altro che primo maggio e festa dei cazzoni.

Che ognuno pensa per se stesso

e quindi anche io faccio lo stesso…

Non avevamo ancora ascoltato la canzone e soprattutto il testo e il passaggio sui sindacati che stanno con i padroni e sul Primo Maggio festa dei cazzoni è stato un grandissimo e bellissimo “flash“. Eh sì, Brunori – che non deve mai aver “digerito” la citazione di quel coglione di Renzi al Lingotto nonostante le dichiarazioni di circostanza – ha dimostrato a tutti che nei suoi testi non c’è solo quel pezzettino che qualche lecchino ha propinato a Renzi per fargli fare bella figura, ma c’è anche molto altro. E la sua scelta di cantare su quel palco proprio la canzone nella quale si interroga sui sindacati e sulla festa del Primo Maggio è uno splendido riscatto, diciamo pure una bella lezione a chi voleva ingraziarselo per far vedere quanto è bravo e bello.

Brunori chiude il suo spazio con “Lamezia-Milano”, altro bel brano di riflessione, dove riesce a inserire anche suo nonno Michele, suo nipote Francesco e il lupo della Sila fra i piccioni del Duomo. Una bella cartolina.

Infine, un doveroso tributo anche alla band, che non viene mai citata e che è un grande gruppo di musicisti veri:

Simona Marrazzo – cori, tamburello, chimes

Dario Della Rossa – tastiere

Massimo Palermo – batteria

Mirko Onofrio – sassofono, clarinetto, cori

Stefano Amato – violoncello, basso elettrico, chitarra elettrica, mandolino

Lucia Sagretti – violino