Peppino Impastato, un eroe italiano

Il 9 maggio 1978 venne brutalmente assassinato Peppino Impastato, giovane attivista politico che da anni conduceva una lotta di denuncia nei confronti dei vari gruppi mafiosi agenti nel territorio palermitano.

Inizialmente, la magistratura pensò si trattasse di un attentato terroristico suicida in quanto vicino al corpo furono trovate diverse cariche di tritolo. Secondo Giovanni Impastato – fratello di Peppino –  l’obiettivo dei mandanti dell’omicidio era quello di far passare Impastato per un terrorista “rosso” e approfittare dei probabili funesti sviluppi del rapimento Moro – il corpo del Presidente della Dc fu ritrovato proprio quella mattina – in modo da nascondere la vera matrice mafiosa dell’assassinio.

In ugual modo questa “coincidenza” indusse diversi rappresentanti delle istituzioni  (militari dell’arma) ad imboccare la via sbagliata delle indagini. In seguito a diverse investigazioni giudiziarie e confessioni di pentiti di mafia, si arrivò alla conclusione che fu proprio un clan di Cosa Nostra ad ordinare l’uccisione dell’ attivista reo di aver intralciato gli affari mafiosi riguardanti l’allargamento dell’aeroporto di Palermo e la gestione del traffico internazionale di droga.

Nel 2002, a 24 anni dalla morte di Impastato la Corte d’ assise ha condannato Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, rispettivamente a 30 anni di carcere e all’ergastolo per l’assassinio  del giovane attivista politico. I due boss mafiosi erano stati precedentemente denunciati dal pentito Salvatore Palazzolo che li aveva indicati come i mandanti dell’omicidio.

Impastato che era nato in una famiglia mafiosa, da giovane aveva avuto il coraggio di ribellarsi alle sue “origini criminali” e poco dopo aveva avviato un’ attività culturale e politica antimafiosa in una zona controllata dalle cosche e nella quale le principali attività commerciali erano gestite dall’organizzazione criminale. Durante la sua carriera giornalistica Impastato condusse una trasmissione satirica in una piccola emittente radiofonica locale, Radio Aut, nella quale sbeffeggiava mafiosi e politici.

La figura di Peppino Impastato è stata per troppo tempo colpevolmente messa da parte, anche perché legata agli ambienti di sinistra in quanto militante di Democrazia Proletaria, con la quale si candidò per le elezioni comunali di Cinisi (suo Paese natale). Negli ultimi anni il ricordo di Impastato ha assunto proporzioni sempre più importanti fino a coinvolgere gran parte delle istituzioni regionali e nazionali. Ciò nonostante ultimamente ci sono stati alcuni episodi incresciosi.

Nel 2009 il neo eletto sindaco leghista di Ponteranica in provincia di Bergamo, fece rimuovere la targa in memoria di Impastato in quanto ritenne di voler dedicare quella targa a personalità locali. Fu una decisione assurda che scatenò molte polemiche in quanto considerata sintomo di una grande mancanza di unità e solidarietà nei confronti della lotta alla mafia.

Prima della commemorazione del 2012 è stato chiesto al parroco di Cinisi di celebrare una messa in ricordo di Peppino, ma questi si è rifiutato considerando che “i tempi non sono maturi”, in realtà da questo episodio si denota come la curia non sia disposta ad onorare la figura di un “rosso”, di un rivoluzionario. Visibilmente la morte dovuta alla lotta in nome della giustizia e del popolo italiano non è sufficiente per consentire una celebrazione più spirituale e religiosa.

La tenacia e l’abnegazione con la quale Impastato ha denunciato e combattuto la mafia durante la sua vita troppo breve, dimostra che tutte le vittime di mafia, terrorismo e criminalità organizzata non abbiamo colore. Il coraggio degli Uomini che hanno contributo alla lotta alla mafia deve essere considerato al di fuori della schematizzazione politica, perché lottare contro uno dei maggiori mali del nostro “Bel Paese” deve necessariamente far parte della memoria storica nazionale, in modo da ricordare il grande valore e l’audacia di persone che hanno sacrificato la loro vita in nome della guerra alla mafia e per la legalità. Individui che devono essere considerati eroi e costruttori di un Paese come il nostro, nel quale troppo spesso si è sofferto per colpa di attività mafiose. La mafia deve essere considerata – come affermava Impastato – “una montagna di merda”.