COSENZA – «Il sottoscritto Francesco Armentano … in quaità di rappresentante legale della Top Press srls … è spiacente di comunicare che l’azienda cesserà completamente la sua attività a partire dal giorno 18/05/2017. Pertanto con la presente, La si avverte del recesso dal rapporto di lavoro instaurato il 01/03/2016 cesserà a far data da oggi 18/05/2017. Si prega di restituire copia della presente firmata per accettazione del suo contenuto».
Se non ci fossero in mezzo la vita e le famiglie delle decine di colleghi che si sono lasciati illudere dall’ennesima strampalata iniziativa editoriale, l’epilogo del quotidiano Cronache delle Calabrie meriterebbe di essere definito l’ultima barzelletta.
Al netto della forma e della pretesa del placet sulla sostanza, nella lettera dell’editore – sia nella carta intestata che nel testo – la società viene indicata come “Top” Press, mentre il timbro è quello della società che, finora, abbiamo conosciuto: “To” Press. Disarmante svarione o cambio in corsa della società editrice?
I giornalisti del quotidiano, uscito nelle edicole calabresi lo scorso 25 ottobre, dal 13 aprile avevano bloccato l’uscita del giornale, prima con un pacchetto di dieci giorni di sciopero, poi ad oltranza per rivendicare il sacrosanto pagamento delle spettanze arretrate e per chiedere garanzie sul futuro del giornale.
L’assemblea dei giornalisti, assistita dal Sindacato Giornalisti della Calabria, aveva, infatti, deciso di staccare la spina ad un giornale che, in sette mesi di vita è riuscito a pagare appena tre stipendi ai dipendenti e non ha mai corrisposto un centesimo alla stragrande maggioranza dei collaboratori. Negli ultimi mesi, poi, tra promesse regolarmente non mantenute e sedicenti “trattative concluse” con nuovi acquirenti, la situazione è precipitata irreversibilmente e, invece del pagamento delle spettanze arretrate e del nuovo socio pronto a rilanciare il giornale, i giornalisti si sono visti consegnare a mano la lettera di licenziamento.
La testata edita da Francesco Armentano (già editore di Cronache del Garantista, oggi in liquidazione, e già agente pubblicitario per Calabria Ora e altre testate nazionali), dopo il licenziamento del direttore Paolo Guzzanti (che proprio a Giornalistitalia.it ha dichiarato di non essere stato pagato da mesi) e la nomina al timone del giornale del caporedattore Francesco Graziadio aveva, inoltre, registrato le dimissioni per giusta causa di quattro giornalisti (il vicecaporedattore centrale Francesco Veltri, la redattrice regionale Serafina Morelli, il caposervizio della redazione di Cosenza Francesco Cangemi, la responsabile della cronaca nera e giudiziaria Simona Musco e il redattore Lucio Rodinò).
«Nonostante ciò – denuncia il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi –, i colleghi hanno continuato a garantire l’uscita del giornale, con carichi di lavoro e turni massacranti, nella speranza di tenere in vita il giornale, ma a tutto c’è un limite. Il ritardato pagamento degli stipendi può essere tollerato per qualche mese, ma non può certo rappresentare una regola, imposta dagli editori e supinamente accettata dai giornalisti che – non dimentichiamolo – sono lavoratori che non possono essere sempre turlupinati approfittando della passione che li anima. Se poi aggiungiamo che dopo lo sfruttamento e il mancato pagamento degli stipendi e dei contributi, qualcuno – e non mi riferisco solo al quotidiano Cronache delle Calabrie – si permette di proporre tagli del 50% alle spettanze arretrate e al Tfr, il quadro non ha certamente bisogno di commenti ma configura situazioni che sono state già segnalate alle autorità competenti e sulle quali non ci saranno sconti o indulgenze».
«I giornalisti di Cronache delle Calabrie, come hanno fatto qualche anno fa i colleghi di Rete Kalabria ed i sempre più numerosi colleghi che dicono basta allo sfruttamento e al lavoro non retribuito o pagato con autentiche elemosine, con il loro scatto di dignità hanno, infatti, dimostrato – sottolinea Carlo Parisi – che si può ancora credere nella professione giornalistica e nella qualità dell’informazione, che possono essere garantiti soltanto con adeguate retribuzioni e garanzie contrattuali».
«Adesso – ammonisce il segretario generale aggiunto della Fnsi – nessuno pensi che la lettera di licenziamento inviata ai giornalisti di Cronache delle Calabrie sia sufficiente a liquidarli con una manciata di monete, per scongiurare il fallimento e ripartire cedendo, magari, il giornale a qualcuno pronto ad acquisirlo libero da debiti e giornalisti».
«Sindacato Giornalisti della Calabria, Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo di Previdenza Complementare – conclude Carlo Parisi – non faranno sconti a nessuno. Stipendi, contributi e spettanze a dipendenti e collaboratori dovranno essere pagati fino all’ultimo centesimo perché, alla stregua del giornalista, anche l’attività dell’editore non è un hobby da praticare sfruttando il lavoro, la vita, i sogni, le speranze e l’inguaribile passione di chi crede nella professione giornalistica, unica garanzia di qualità dell’informazione». (giornalistitalia.it)
CRONACA DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO
Finisce qui, a quanto pare, l’avventura del quotidiano calabrese d’informazione in edicola da soli sette mesi e di proprietà della ToPress srls il cui legale rappresentante è Francesco Armentano già amministratore della Agit Media che editava “Le Cronache del Garantista” (diretto da Piero Sansonetti, chiuso a febbraio 2016 e che vede i giornalisti attualmente in cassa integrazione), e con esperienza nel settore delle concessionarie di pubblicità (il “Calabria Ora” di Pietro Citrigno e altri quotidiani nazionali fra i suoi clienti).
Da questa mattina giornalisti e poligrafici stanno ricevendo le lettere di licenziamento che ha per oggetto la dicitura “licenziamento per cessazione attività aziendale”.
tratto da GIORNALISTITALIA