Fiammetta Borsellino, le procure massoniche e gli elenchi calabro-siculi

Fiammetta Borsellino, figlia del compianto Paolo, ieri è stata intervistata a Raiuno da Fabio Fazio ma aveva già rilasciato un’intervista di fuoco al Corriere della Sera (http://www.iacchite.com/la-massoneria-mafiosa-nelle-parole-dei-pentiti-siciliani-calabresi/) nella quale accusava apertamente la “massoneria mafiosa di stato” di aver ucciso suo padre.

Ora, soffermiamoci un attimo su una delle domande che sono state poste a Fiammetta Borsellino e sviluppiamo una riflessione: Cosa dirà alla commissione parlamentare antimafia?”. Ed ecco la risposta: «Più che dire consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio».

Fiammetta Borsellino, infatti, il 19 luglio 2017 è stata audita a Palermo dalla Commissione antimafia. Non sappiamo cosa ha detto e cosa ha consegnato Fiammetta Borsellino ma sappiamo che le risposte – quelle su Scarantino, sulla procura massonica e sulle manovre occulte – si fonderanno e hanno dato a tutta la Commissione parlamentare un’occasione irripetibile.

Già perché una cosa va ora sottolineata.

Nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra mafie e massoneria, la Commissione parlamentare antimafia, il 1° marzo 2017, ha deliberato all’unanimità il sequestro degli elenchi degli iscritti, dal 1990 a oggi, alle logge di Calabria e Sicilia delle associazioni massoniche: Grande oriente d’Italia (Goi del Maestro Venerabile Stefano Bisi, la più importante, con circa 22mila affiliati), Gran loggia regolare d’Italia (Gri), Serenissima gran loggia d’Italia; Gran loggia d’Italia degli antichi liberi accettati muratori.

Il provvedimento è stato assunto in seguito alla mancata consegna degli elenchi più volte richiesti dalla Commissione a partire dall’agosto 2016. Al fine di acquisire la documentazione necessaria, la Commissione ha delegato lo Scico della Guardia di Finanza di Roma, agli ordini del generale Giuseppe Grassi, a procedere alle perquisizioni delle sedi nazionali delle quattro associazioni.

Ripeto a chi fosse sfuggito: il sequestro degli elenchi calabri e siculi (per misteriose ragioni solo quelli anche se Bindi ha fatto capire che potrebbero essere sequestrati anche quelli di altre regioni; peccato che la legislatura stia per finire) riguarda gli anni dal ’90 in poi.

E mi domando e vi domando: quale migliore occasione per scoprire – e, attenzione, in questo specifico caso, se necessario render noto – i nomi e i cognomi di quanti, affiliati alla massoneria, hanno avuto a che fare con le indagini prima e dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nelle procure, negli uffici giudiziari e investigativi?

O dobbiamo forse pensare che Fiammetta Borsellino con quel riferimento alla Procura massonica retta all’epoca da Giovanni Tinebra, sia una riflessione dal senno fuggita?

Si badi bene: Fiammetta Borsellino non ha parlato di Tinebra massone ma di procura massonica, che è un concetto molto più ampio e degno di approfondimento viscerale.

Ora, per la cronaca, l’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra (morto a Catania il 6 maggio di quest’anno) colloquiando con l’Ansa il 23 luglio del 1994, disse «Scarantino non ha subito nessun tipo di violenza o di imposizione: si è autonomamente deciso a collaborare e ciò l’ha fatto in maniera che ci ha pienamente convinti. È un’operazione che conduciamo con consueti, usuali metodi».

Scarantino, come abbiamo visto, arrestato a settembre 1992, è il famoso «balordo della Guadagna» (quartiere di Palermo, ndr) citato nell’intervista da Fiammetta Borsellino. Le sue false confessioni hanno portato ingiustamente al carcere persone innocenti e la procura di Catania, pochi giorni fa, rivedendo il processo, le ha tutte assolte dall’accusa di strage.

Resta un’ultima cosa da sottolineare, vale a dire un rischio di cui tutti dobbiamo essere coscienti, a partire dalla Commissione parlamentare antimafia.

Negli anni Ottanta e Novanta erano molti i fratelli “alla spada” o “all’orecchio” dei Gran maestri delle varie obbedienze massoniche. Vale a dire massoni della la cui affiliazione solo il vertice sapeva (sa ancora?).

E secondo voi – in quegli anni – i massoni di altissimo profilo nelle procure, negli uffici giudiziari, negli uffici investigativi e in tutte le Istituzioni erano tutti regolarmente iscritti o erano anche “alla spada” o “all’orecchio” del Gran Maestro di turno?

Bindi e alla Commissione antimafia il compito sacrosanto di illuminare anche su questo aspetto la famiglia Borsellino e l’Italia tutta.

Presto però, che sono già passati, quasi inutilmente, 25 anni dalla morte di un giudice che ha illuminato per sempre la mia strada e quella di milioni di italiani.

Fonte: blog Guardie o ladri – Roberto Galullo