LA REGIONE IPNOTIZZATA DAI CIELLINI
IL BRUTIUM COSTITUITO IL GIORNO PRIMA DELL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE
Ecco come hanno dilapidato i soldi dell’informatica
di Fulvio Mazza
Nel 2004 si è attuata una singolare forma di appalto tra la Regione Calabria e il consorzio informatico Brutium, che faceva capo a Comunione e Liberazione, per la realizzazione del non meglio identiticato “Progetto Ipnosi” nell’ambito del Por “Società dell’informazione”. Saltava subito agli occhi la stretta connessione tra i consorzi Clic e Brutium, un tandem che sembrava in procinto di assumere un ruolo egemone nelle commesse informatiche della Regione. L’inchiesta di Fulvio Mazza, della quale oggi pubblichiamo l’ultima parte, è stata fondamentale per far partire le indagini della procura di Catanzaro e del pm Luigi De Magistris. Quell’inchiesta, denominata Why Not, scatenò un putiferio ma fu bloccata dai poteri forti calabresi e non solo.
La faccenda non eccelle per trasparenza nelle procedure per l’assegnazione dei finanziamenti. Verificando sul Bur (il bollettino ufficiale della Regione) abbiamo trovato il Decreto dirigenziale che aveva approvato il progetto “Ipnosi”. Si tratta di un diverso decreto rispetto a quello citato in precedenza: è il n° 13.380 del 22 settembre 2003 a firma di Franco Morelli (che già aveva redatto altri decreti collegati).
Qui abbiamo avuto la prima rivelazione: il progetto “Ipnosi” non fa riferimento a pratiche mistiche o occulte; ma si tratta invece dell’acronimo di “Interventi per Promuovere i Nuovi Orizzonti della Società dell’Informazione”. Il progetto in effetti descrive le finalità di “Ipnosi”. Ma ci troviamo dinanzi ad obiettivi general-generici difficilmente misurabili: c’è dentro di tutto e il suo contrario.
Si comincia dall’accrescimento della consapevolezza dei cittadini, imprese e attori dello sviluppo ed operatori del settore pubblico riguardo all’importanza della società dell’informazione per lo sviluppo regionale” e si conclude per il voler “valorizzare il patrimonio regionale di competenze nell’area della società dell’informazione”. Come dire chi più ne ha più ne metta.
Nel corso della nostra ricerca non abbiamo trovato traccia di alcuna gara che avesse avuto per oggetto la redazione prima e l’esecuzione poi, di un siffatto progetto. Il consorzio di Comunione e Liberazione sembra proprio sia stato destinatario di un affidamento diretto. Ma, anche in questa circostanza, preferiremmo essere smentiti, benché sia netta la sensazione che la Regione Calabria si sia fatta “ipnotizzare” da Comunione e Liberazione.
Gli accordi tra Brutium e Regione prevedevano che il primo, in cambio di oltre 6 milioni di euro, impiegasse i 64 “Agenti di sviluppo” per la durata di 21 mesi con l’obiettivo di promuovere la citata – e non meglio definita – “Società dell’informazione” in Calabria. All’uopo si sarebbero dovuti creare una serie di “Presidi locali di competenza” che avrebbero dovuto svolgere le attività- Ci perdoni il lettore se non riusciamo a spiegargli bene quali siano tali attività, ma non l’abbiamo capito neppure noi. Né ci è stato spiegato dai soggetti interpellati. Sembrerebbe che l’unica attività sia quella di “propagandisti” dell’informatica.Scarsissimi, per non dire nulli, i parametri di verifica. L’unica cosa chiara riguarda le modalità di pagamento e la realizzazione di un sito che sarebbe dovuto servire per diffondere le informazioni connesse ai lavori in essere. Solo che il primo di questi due punti (il pagamento) è andato, almeno in una prima fase, regolarmente in porto. mentre per il secondo dobbiamo purtroppo dire che il sito web tutto pubblica tranne le informazioni previste dal contratto sottoscritto (per chi volesse controllare www.consorziocbs.it).
Prima di andare oltre, evidenziamo come i 64 “Agenti di sviluppo” di cui si accennava, altri non sono che un gruppo di disoccupati ex Telcal, i quali, analogamente a quanto accadeva per i disoccupandi della Tesi, non sono stati in grado di riconvertirsi altrove ma ovviamente rivendicano uno stipendio da chi li ha illusi, che ora in certo qual modo tenta di rimediare a spese del contribuente.
La gara, comunque, è stata ora bandita. Però attenzione, non riguarda gli oltre 6 milioni complessivi del progetto “Ipnosi” ma solo un pezzo minoritario (pari a circa il 30% del totale). Il 40% circa, invece, con motivazioni diverse, il Brutium è riuscito ad incassarlo: cerchiamo di vedere in qual modo.
Il medesimo Brutium era affidatario di un precedente contratto di fornitura di lavori interinali, l’importo era di circa 9 milioni di euro. Anche qui la questione ci appare poco chiara. Ma tralasciamo: ci limitiamo a dire che lo stesso Brutium si era costituito proprio il giorno prima, il 21 maggio 2002, dell’approvazione dell’apposita legge regionale che è appunto del 22 maggio 2002. Più che “Ipnosi” questa è straordinaria preveggenza.
Dunque, grazie ad uno dei tanti punti previsti nel contratto (il B1) al medesimo Brutium è stata concessa – “per estensione” – la realizzazione del citato primo pezzo dell’affare oggetto di questo articolo: il progetto “Ipnosi”.
Ricapitolando: un pezzo dell’affare è già andato via; un altro pezzo è in corso d’assegnazione mentre il terzo (per il rimanente 30%) secondo i bene informati potrebbe essere affidato per “rinnovo” a chi vincerà l’unico pezzo messo effettivamente a gara.
In ogni caso, si potrà obiettare, almeno una gara c’è: Però, affinché una gara non sia “elusiva” necessitano delle precondizioni. Una delle quali è la par condicio fra i concorrenti. E qui ci sono almeno due cose che non quadrano. La prima è che alla gara non dovrebbero partecipare i soggetti che hanno redatto il bando. E difatti, il Brutium non partecipa. Però – guarda caso – partecipa la già menzionata Whynot, che altro non è che l’azienda che detiene in subappalto la stragrande parte dei servizi che il citato Brutium gestisce. La seconda precondizione è che tra le clausole previste dal bando ci sia la realizzazione dei citati presidi informatici che, secondo quanto la Regione (su progetto, ricordiamolo, dello stesso Brutium) prevede, dovrebbero essere costituiti da 110 persone. Guarda caso lo stesso numero di persone che la medesima Whynot ha all’interno del suo organismo ereditati dall’ex Telcal.
Dunque: una gara originaria, di 6 milioni di euro, che non ci risulta sia stata fatta. Il grosso finanziamento risulta diviso in tre pezzi. Il primo dei quali viene dato all’azienda che aveva già un lavoro in corso. Un altro dovrebbe essere prevedibilmente “esteso” in seguito alla gara. L’unico che andrà effettivamente a tale gara, però, vedrà la partecipazione di un’azienda strettamente legata a quella che ne ha redatto il progetto e che già sta gestendo il primo dei tre pezzi. L’azienda in questione è, in tutti i casi, sempre la Brutium.
Che tutto era legale (oramai anche grazie alle varie “leggi berlusconiane”, i margini so sono così ampliati…) non intendiamo dubitare. Ma che tutto ciò sia eticamente e politicamente ineccepibile forse è un po’ difficile affermarlo. E comunque c’è chi dovrebbe occuparsene senza tapparsi bocca, occhi e orecchie.
6 – (fine)