Depurazione alla cosentina: inquinamento e tariffe alle stelle

Oggi torniamo a scrivere di depurazione. Un filone che nasconde interessi inconfessabili e che, con la perdita dei fondi CIPE che erano stati previsti, adesso è finito nel mirino della magistratura. Tutto è legato al bando di gara costruito su misura per la General Construction, oggi Geko. Con tariffe assurde, come dimostreremo. E che per fortuna non verranno mai applicate.

L’INQUINAMENTO
Il presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata continua a dire che il depuratore di contrada Coda di Volpe di Rende funziona a pieno regime e che lo certifica anche l’Arpacal. Ma omette di dire che la situazione è molto grave perché permane ancora la rottura della briglia sul torrente Settimo, briglia che consente l’adduzione dei reflui di Montalto Uffugo al depuratore. I reflui di Montalto, di pertinenza del Consorzio, vengono scaricati direttamente nel Crati. Ha protestato vivacemente anche il Comune di Montalto eppure Granata nega l’evidenza. Non solo. Visto che sono stati eseguiti tanti lavori da parte della General Construction, società gestrice dell’impianto, pare addirittura per 1 milione di euro, come si evince dal bando, perché non si è intervenuti a risolvere questo gravissimo problema?

C’è poi l’altra questione paradossale del Consiglio d’amministrazione del Consorzio Valle Crati. Granata afferma che è composto da quattro avvocati, di cui due penalisti, e da un ispettore di polizia appartenente alla Divisione Anticrimine. Dunque, l’ha modificato. Ha sostituito il consigliere di Montalto Uffugo, il consigliere di Mendicino e quello del Comune di Casole Bruzio con uno di Rovito. Quando? Sul sito ufficiale del Consorzio, solo dopo il polverone mediatico della scorsa primavera, è comparso il nuovo. Perché? E perché non sono state notificate le revoche ai precedenti consiglieri?

GLI STUDI DI FATTIBILITA’
Lo studio di fattibilità effettuato dall’ingegnere Pasquale Russo, direttore tecnico del Consorzio Valle Crati, arrivava a una determinazione della tariffa pari a 0,195 centesimi per metro cubo, di gran lunga inferiore a quella determinata nello studio di fattibilità relativo alla gara: 0,4055 centesimi per metro cubo.

Nelle informative date a giustificazione di tale sensibile differenza, si è insistito sulla diversa impostazione data dall’ingegnere Russo al suo studio di fattibilità rispetto a quella data in fase di gara. Quello dell’ingegnere Bartucci (o di chi per lui) spostava prevalentemente gli investimenti, e dunque i lavori da eseguire, dall’impianto di depurazione consortile agli altri impianti previsti. Sostanzialmente alla rete fognaria di adduzione, causa principale di infrazione.

Ma anche una tale variazione di lavori non può giustificare un aumento così sensibile della tariffa. Infatti, rispetto allo studio di fattibilità redatto dall’ingegnere Russo, quello di Bartucci (o di chi per lui) presenta: un costo complessivo dell’opera inferiore; un apporto di finanziamento privato inferiore; una tipologia di interventi e rete prevalente sugli impianti di depurazione; volumi reflui complessivi leggermente inferiori. Tutte condizioni che dovrebbero ridurre il costo di gestione, e di conseguenza la tariffa finale, rispetto allo studio di fattibilità di Russo.

In particolare, il costo di gestione di una rete fognaria di nuova costruzione è risibile rispetto a quello di un impianto che presenta componenti, macchinari elettromeccanici e così via, costantemente da manutenere e soggetti ad usura. Solo l’inferiore quantitativo di reflui previsti può determinare un aumento della tariffa, incidendo sulle quote di ammortamento dell’investimento privato, ma data l’entità è trascurabile.

LA TARIFFA GIUSTA E’ O,25/MC
L’attuale costo di gestione dell’impianto consortile di Coda di Volpe e relativa rete ammonta, per come emerge dal provvedimento del Responsabile Unico del Procedimento ingegnere Russo, a 279.640 euro per mese (3 milioni 355 mila euro all’anno).

C’è sicuramente un incremento del costo di gestione, a seguito della realizzazione degli interventi previsti nel bando: maggiore estensione della rete, acquisizione di alcuni piccoli depuratori, e la conseguente depurazione del maggiore refluo di circa 5 milioni 832 mila euro al metro cubo (per raggiungere il quantitativo massimo previsto, cioè 31 milioni 449 mila a metro cubo), pari a quello attualmente praticato di 3 milioni 355 mila euro.

Ma sarebbe paradossale, considerato che l’ampliamento riguarda principalmente la rete e piccoli impianti e il maggiore apporto di refluo da depurare è solo circa un quinto dell’attuale. E inoltre comprende il costo del personale in organico (oltre 30 unità) da sempre considerato in soprannumero rispetto alle reali esigenze.

Il calcolo preciso di tutte queste operazioni porta a una tariffa di circa 0,25 centesimi al metro cubo. Che è nettamente inferiore rispetto ai 0,40 sparati dallo studio di fattibilità.

IL CONFRONTO CON REGGIO CALABRIA
Il confronto tra le tariffe a base di gara di Reggio Calabria (0,53/mc) e quella di Cosenza (0,40/mc) non può essere effettuato se non accompagnato da una analisi comparata dei dati. Per Reggio Calabria l’intervento è di complessivi 70 milioni e prevede un finanziamento privato del 50% da recuperare in 25 anni pari a 35 milioni di euro.

Per Cosenza il contributo complessivo è di 35 milioni di euro e prevede un finanziamento del privato del 30% circa, da recuperare in 15 anni, pari a circa 10 milioni 500 mila euro. I reflui di Reggio Calabria sono circa il 60% di quelli di Cosenza e gli attuali costi di gestione sono più alti di quelli di Cosenza.

In definitiva, Reggio Calabria, partendo da una spesa più alta, e dovendo recuperare un maggiore finanziamento su un quantitativo complessivo di refluo minore del 60% rispetto a quello di Cosenza, non può che avere una tariffa decisamente più alta.

Davanti a questo scenario, non si vede davvero come si possa ancora tenere dentro il Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata ovvero l’uomo di Occhiuto. Anche se sua moglie fa il giudice dentro quel porto delle nebbie che ancora qualcuno definisce Tribunale.