Cosenza, ma il mOa e Le Cucine di Palazzo Salfi sono ancora pignorati? E Nuzzolo che ruolo ha?

La polemica sulla cena del procuratore della DDA di Catanzaro Nicola Gratteri a Le Cucine di Palazzo Salfi, noto locale da sempre nella disponibilità della famiglia Occhiuto, ormai è esplosa. Come sempre, c’è chi è d’accordo con noi di Iacchite’ a proposito dell’opportunità dei magistrati di tenere un comportamento riservato e uno stile di vita consono al lavoro che svolgono e c’è chi difende la buonafede di Gratteri.

In ogni caso, nessuno ha accusato il magistrato di aver commesso un reato epperò, dalla foga con la quale gli occhiutiani si difendono, sembra quasi che partecipare ad una festa del sindaco lo sia. Paradossi della messa in vendita della propria dignità e soprattutto del lecchinaggio: a furia di consumarsi la lingua si finisce per essere controproducenti.

Ora però Gratteri, se davvero è in buonafede, ci dia una mano a capire qual è lo status di questi locali che ospitano il ristorante e lo studio professionale del sindaco. Perché davvero nessuno può negare che quei locali appartengano, di fatto, a Mario Occhiuto e alla sorella Giuliana.

Non è per niente difficile dimostrare, allora, che il Banco di Napoli ha effettuato un pignoramento monstre di 2 milioni 194 mila euro ai suoi danni.
La procedura si riferiva a un pignoramento presso terzi da parte di Equitalia Sud, che lo ha notificato al Banco di Napoli. Da qui una ricognizione effettuata sui conti del sindaco per chiarire quali fossero le sue disponibilità in denaro.

Nessun dubbio che la vicenda sia legata alla chiusura di Palazzo Salfi, fabbricato di interesse storico nel rione Paparelle della città vecchia, all’interno del quale c’è addirittura il mOa (Mario Occhiuto Architetture) ovvero lo studio di architettura del sindaco e anche un ristorante, “Le Cucine di Palazzo Salfi”, al quale il primo cittadino è stato sempre legato anche se non risulta nella proprietà, affidata alla sorella Giuliana.

Per diverso tempo molti cosentini hanno potuto constatare la chiusura dello studio di architettura e del ristorante.


Scorrendo la visura camerale risulta evidente che Mario Occhiuto ha avuto (ed ha) un sacco di problemi per questi locali. E così, dopo il suo riverito nome, seguono quelli di Zeta Tre Srl ed Equitalia Sud SpA, che compaiono nel documento perché titolari di diritti su quote sociali. La Zeta Tre Srl ha ricevuto in pegno le quote della società di Occhiuto nella sua qualità di creditore pignoratizio.
Equitalia invece risulta nella visura camerale con il termine “pignoramento” ed è stato proprio questo inghippo a determinare la chiusura del mOa e delle Cucine di Palazzo Salfi.

Nonostante questo, tuttavia, ormai da diverso tempo, Occhiuto utilizza i locali del suo studio e qualcuno addirittura gestisce il ristorante. Ora, data la concomitanza della festa dell’Epifania e della festività odierna di domenica, non siamo ancora riusciti a fare una nuova visura camerale ma se i locali sono ancora pignorati perché c’è qualcuno diverso dal debitore che fa cenoni e tiene aperto il ristorante? E perché Occhiuto riceve proprio qui gente come Calatrava e altri soggetti?

La legge dice che col pignoramento il debitore è costituito custode dei beni pignorati e di tutti gli accessori, comprese le pertinenze, senza diritto a compenso.
Su istanza del creditore pignorante o di un creditore intervenuto, tuttavia, il giudice dell’esecuzione, sentito il debitore, può nominare custode una persona diversa dallo stesso debitore. Ma di norma questo accade raramente.

Diciamo dunque che Occhiuto, nella sua veste di debitore custode dei beni pignorati, può anche ricevere persone, ma col ristorante come la mettiamo? E questo signor Renato Nuzzolo che si fa i selfie con Gratteri a che titolo si trova dentro i locali del ristorante? Ne ha diritto? Ne è custode? Ne è gestore? E se sì, chi lo ha nominato?

Renato Nuzzolo è un faccendiere operante nel settore della pubblicità (è il gestore guarda caso dell’agenzia pubblicitaria del parcheggio Bilotti, già attenzionato dalla DDA!) e adesso “improvvisamente” imprenditore del settore gastronomico, perché oltre a Le Cucine di Palazzo Salfi è anche il gestore del lussuoso bed and breakfast del centro storico che sponsorizza Occhiuto. Per non parlare dei suoi interessi a Palazzo Compagna insieme al “marchese” Bilotti (e qui scivoliamo addirittura nell’arte e nella cultura!) “improvvisamente” andati in fumo il 18 agosto. E infine – dulcis in fundo – secondo molte segnalazioni prestanome di Occhiuto anche per fake e profili falsi. Insomma, un soggetto perfetto per la banda del cazzaro.

Forse è per questo che nessuno dei media vicini al sindaco fa il suo nome nonostante ci sia addirittura la sua foto vicino a Gratteri? E i lettori di questi media, segnatamente quelli del Corriere della Calabria, si sono chiesti chi è questo signore? Che modo è di fare informazione se non si dice ai lettori neanche chi è che si è fatto il selfie con Gratteri?

Ci auguriamo che Gratteri ci faccia sapere qualcosa perché, a questo punto, è meglio andare fino in fondo alle cose, se non si ha nulla da nascondere. E se la procura di Cosenza consente a Occhiuto e ai suoi familiari o scagnozzi di fare quello che gli pare, non sarebbe male che qualche magistrato con la testa sulle spalle mettesse fine a questo delirio di onnipotenza che ormai sta diventando sempre più imbarazzante. Per tutti. Anche per l’attuale ministro dell’Interno e aspirante nuovo premier. O no?