Di impresentabili le liste del centrosinistra e centrodestra sono piene. Vecchi bacucchi da sempre col culo al caldo, massoni, collusi, corrotti, professionisti dell’intrallazzo e tanti camerieri degli amici degli amici, ma la regione che vanta il maggior numero di impresentabili è senz’altro la Calabria. Qui i partiti hanno dato il meglio di se. Specie il Pd. Non che il centrodestra abbia candidato onesti e bravi lavoratori al servizio del popolo, anzi le sue liste brulicano di servi sciocchi, masso/mafiosi e ladri di stato che più matricolati di loro non si può. Ma il Pd ha saputo fare di meglio: non bastava Magorno affiliato alla cosca Muto, non bastava Madame Fifì responsabile del saccheggio dei fondi destinati all’informatica in Calabria, non bastava aver ripescato il peggio del peggio e per farla completa hanno pensato bene di candidare anche Tonino Scalzo.
Scalzo, che ha un curriculum di tutto rispetto, da affiliato all’Opus Dei, a “prenditore” di denaro pubblico per scopi privati, in prima istanza era stato candidato a Catanzaro e poi improvvisamente, nella stesura definitiva delle liste, lo ritroviamo candidato nel collegio senatoriale di Crotone. Uno spostamento che ha subito attirato la nostra attenzione. E così abbiamo approfondito l’argomento. E gira che ti rigira abbiamo capito il perché di questo spostamento dell’ultima ora. Evidentemente Scalzo ha capito che per lui è molto più proficuo candidarsi nelle zone del crotonese dove a differenza di Catanzaro, può contare sui voti degli amici degli amici.
Infatti non tutti sanno che Michele Laurenzano, già sindaco di Strongoli ed arrestato nell’operazione della DDA di Catanzaro “Stige” con l’accusa di essere uno dei referenti dei clan Giglio, è stato al servizio nella struttura del consigliere Antonio Scalzo. Laurenzano secondo la DDA avrebbe agevolato la cosca Giglio ed i suoi sodali con alcuni atti amministrativi. Gli viene contestata la predisposizione del piano spiagge finalizzato “a mantenere le strutture ricettive funzionali agli interessi economici della cosca quali il chiosco balneare di Strongoli Marina gestito da Giuseppe Giglio”. E per questo anche il TDL ha confermato la sua “permanenza” in carcere.
La storia di Michele Laurenzano è un capolavoro di ascesa politica a suon di clientele e collusioni: Michele, sin da ragazzo, ha capito subito che si doveva buttare in politica. E così, dopo aver posto le basi per il suo posto di lavoro all’Unical grazie all’associazione studentesca Università Futura, che ha funzionato da perfetto trampolino di lancio, si è sistemato alla Provincia di Crotone ovvero nei clan Farao-Marincola, e nel clan Giglio, e poi eccolo “lavorare” in rapida successione nelle strutture dei consiglieri regionali Mario Maiolo, Francesco Sulla e persino di Antonio Scalzo. Una sorta di record mondiale tra i portaborse italiani! Con l’aggiunta o se preferite la ciliegina sulla torta del ruolo di sindaco a Strongoli. Naturalmente sotto le insegne del Pd.
Un personaggio di spicco nell’area del crotonese, un “politico” capace di mobilitare i clan e di recuperare consistenti pacchetti di voti. E allora Antonio Scalzo si sarà detto: perché non approfittare del rispetto che i clan hanno di Laurenzano presentandomi in quella zona come suo degno sostituto? Del resto, i clan di quella zona, dopo gli arresti, sono rimasti orfani di referenti politici, e Scalzo, compare di Laurenzano, può esser un degno rimpiazzo.
Ecco perché Antonio Scalzo ha preteso dal Pd di essere spostato nel collegio di Crotone, perché lì può contare su una mobilitazione a suo favore, quasi totale. Oggi più che mai i clan hanno bisogno di referenti in parlamento per aggiustare processi e continuare a fare affari, e questa tornata elettorale in Calabria, più che far esprimere liberamente il popolo, serve a garantire quella continuità di collusione stroncata, per il momento, dalla DDA.
Se non fosse così, Scalzo non si sarebbe spostato. E non avrebbe mobilitato tutti i pezzotti del PD per arrivare a questo. Se lo ha fatto un motivo deve esserci, e non può che essere questo.
E’ così che va dalle nostre parti: ogni aspirante deputato deve avere la sua cosca di riferimento. Senza la quale non si va da nessuna parte. Una cosa è certa: sarà la Calabria ad eleggere il maggior numero di deputati e senatori che dovranno rappresentare in parlamento le giuste istanze della ‘ndrangheta. Perché da noi anche la ‘ndrangheta ha i suoi diritti. Ed è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare.