A Brunori il Premio Amnesty International: amarezza e denuncia allo specchio

di Dario Brunori

Sono davvero felice di comunicarvi che il “Premio Amnesty International Italia 2018”, riservato a brani sul tema dei diritti umani, è stato assegnato alla canzone “L’Uomo nero”.

Mai come come oggi, questa canzone assume un significato speciale per me. Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro, è il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte ogni sera.

Eppure all’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perché, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in sé, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: “Io che sorseggio l’ennesimo amaro / seduto a un tavolo sui Navigli / pensando in fondo va tutto bene / mi basta solo non fare figli…e invece no.”

Come in altri pezzi dell’album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte. C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso. Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di esser rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma.

Grazie di cuore a Amnesty International – Italia e a Voci Per la Libertà.

Un abbraccio
Dario