Piana di Sibari, il no del Governo al pozzo esplorativo

COMUNICATO STAMPA CIRCA I PARERI NEGATIVI CONTRO IL POZZO ESPLORATIVO DELLA PIANA DI SIBARI.

Sono stati pubblicati solo il 28 marzo 2018 i pareri negativi della CTVIA (Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale) circa la costruzione del pozzo esplorativo “D.R.74AP/1-Liuba 1 Or” a ridosso dei Laghi di Sibari. Il primo risale a dicembre 2017, Parere n. 2583, il secondo, Parere n. 2681 è del 16 marzo 2018, che conferma il parere NEGATIVO, ampiamente documentato, della seduta precedente.

Ricordiamo che si tratta della costruzione di un pozzo esplorativo da costruire sulla terraferma per raggiungere un presunto giacimento di gas metano a tre km dalla costa. Un modo per aggirare la norma del divieto delle 12 miglia.

Con ampia soddisfazione possiamo affermare che le argomentazioni a sostegno del rigetto erano tutte contenute nelle osservazioni presentate nel mese di marzo 2016, tutte citate nello stesso decreto.

In particolar modo viene evidenziato che, nonostante si riconosca che “l’Italia ha a disposizione ingenti riserve di gas e petrolio” puntualizza come vi sia “un impegno del Governo a non perseguirne lo sviluppo in aree sensibili in mare o in terraferma, ponendo quindi la massima attenzione alle tematiche ambientali”.

Inoltre si riconosce che “Il calo dei consumi di gas nella generazione elettrica è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente mentre la generazione da fonti rinnovabili è aumentata”.

Una inversione di tendenza che viene quindi riconosciuta tale da far desistere nell’insistenza in zone di pregio e di delicato equilibrio ambientale. Viene riconosciuta anche la “rapida subsidenza” in atto in quella area, fenomeno ampiamente documentato nelle stesse osservazioni, e collegato anche alle “emergenze archeologiche della Piana di Sibari che evidenziano un naturale carattere di subsidenza dell’area”.

Inoltre si afferma che “In queste aree sono presenti ambiti di rilevante importanza non solo per i caratteri vegetazionali ma anche per la numerosa fauna presente. Il territorio è posto sulla rotta migratoria di molte specie di uccelli che attraversano la penisola”.

Viene ribadito che “a circa 500 metri (…) è presente la Riserva Naturale Regionale “Foce del Fiume Crati” (…) due siti di interesse comunitario: il SIC “Foce del Crati” ed il SIC “Casoni di Sibari”, rispettivamente a 500 metri e a 1,3 km”.

Ma di fatto vi sono anche delle motivazioni tecnico-burocratico legate alla tempistica di presentazione di documentazione integrativa richiesta dal Ministero stesso e non pervenuta nei limiti di tempo e di contenuti. Infatti si asserisce che: “in generale la documentazione fornita si ritiene non di livello definitivo per esprimere una compiuta valutazione di impatto ambientale. Le diverse successive trasmissioni hanno fatto sì che i documenti non risultassero allineati tra loro come evidenziato anche nel parere. Infine più volte il Proponente rimanda a successivi aggiornamenti della documentazione e delle informazioni, mai pervenute, che aumentano il grado di indeterminatezza complessivo del SIA”.

Insomma un capitolo finalmente chiuso!

Ma vi è di più. Il Ministero fa riferimento anche al divieto di svolgere attività estrattive entro le dodici miglia dalla costa. Quindi viene fatto presente anche che il Ministero dello Sviluppo Economico, con la nota del 29.09.2016, ha chiarito che anche se il pozzo risultasse positivo al sondaggio, la concessione di coltivazione non potrebbe essere conferita!

Il parere del 16 marzo ha di fatto ribadito la negatività al progetto, rimarcando che: “le perturbazioni ambientali indotte dal progetto, ancorchè di durata temporanea e mitigabili con un opportuno quadro prescrittivo, comporterebbero in ogni caso impatti sulle componenti ambientali considerate del tutto ingiustificati e di dubbia necessità ai fini produttivi ed economici, stante il divieto assoluto posto dall’art. 1 comma 239 della legge 208/2015 (legge di stabilità 2016) per tutte le attività  di prospezione, ricerca e coltivazione (…) entro le 12 miglia dalla linea di costa, dove appunto di trova la culminazione del pozzo esplorativo in questione e la cui successiva fase di coltivazione sarebbe in ogni caso inibita, come precisato inequivocabilmente dal MISE”.

Un ringraziamento a Silvana Rosa Abate per i contatti costanti con gli enti locali, ad Alessandro Melicchio per avere curato la parte chimica delle osservazioni, a Giuseppe Ferraro di Raspa che ha curato una parte sugli aspetti geologici e a Giovanni Battista Pisani che ha fatto dei rilievi ambientali e che hanno contribuito alla stesura delle osservazioni, sottoscritte anche dai Comune di Cassano all’Ionio, Corigliano e Trebisacce, dal Movimento Meridionalista Unione Mediterranea, dal Movimento 5 Stelle nella persona del deputato Paolo Parentela.

Ringraziamento anche a tutte le persone che si sono attivate contro il progetto, con presidi, dirette televisive e convegni.

Rosella Cerra, coordinatrice osservazioni contro l’istanza del pozzo esplorativo “DR74AP”