Gratteri dice: i calabresi non si fidano della Giustizia perché ci sono, e ci sono stati, magistrati e servitori dello stato indegni. E questo oramai è patrimonio collettivo. L’impunità dei potenti, nei tribunali, è risaputa. Questo lo vedono e lo sanno tutti. Ma quello che Gratteri non dice mai è chi sono questi indegni. E se questi indegni prestano ancora servizio. Il che sarebbe veramente preoccupante. Ma soprattutto cosa fa Gratteri, alla luce di questa conoscenza, per fermare questi indegni?
Partiamo da un punto fermo: se Gratteri afferma questo, va da se che sa quel che dice. Avrà di sicuro letto qualche verbale, ascoltato qualche intercettazione, origliato qualche magistrato che intrallazzava con qualche marpione politico; avrà visionato immagini che riprendono qualche poliziotto che si bacia con un mafioso, e cose così, altrimenti dovremmo pensare che Gratteri parla a vanvera. E questo anche a noi, che non condividiamo tante “esternazioni” di Gratteri, viene difficile pensarlo.
Appurato che Gratteri non parla a vanvera, e se dice che ci sono i magistrati e i poliziotti corrotti bisogna credergli, e noi gli crediamo senza avere il benché minimo dubbio, non resta che capire chi sono questi magistrati e poliziotti corrotti.
L’esternazione di Gratteri si configura come una vera e propria “notizia di reato” e, obbligatoriamente, dopo una notizia di reato segue, da parte del pm, l’apertura di “un fascicolo”. E questo Gratteri lo sa bene. La domanda a questo punto è: a chi tocca aprirlo? Perché qualcuno, vista la gravità dei reati, dovrà farlo se si vuole restituire la credibilità perduta di cui parla Gratteri alla Giustizia. Non si può sempre tirare il sasso e nascondere la mano.
Del resto è lo stesso Gratteri che informa i cittadini e i suoi colleghi onesti che ci sono magistrati ancora in servizio che intrallazzano con il potere mafioso/massonico, e se questo da un lato è rassicurante, perché pensi che uno come lui risolverà il problema, dall’altro, se pensi che la corruzione nei tribunali ha raggiunto livelli allarmati, e nessuno fino ad oggi ha mai fatto niente, l’esternazione di Gratteri sa un po’ di beffa. O di retorica se preferite. Se alle parole non seguono i fatti anche per Gratteri vale la regola delle “chiacchiere”. Non si può lasciare cadere una dichiarazione del procuratore capo della DDA più grande ed importante d’Italia di questa importanza, senza aver messo in campo le giuste contromisure per stroncare un fenomeno di così grave portata. Altrimenti siamo alle barzellette.
Dare un volto ai corrotti è una priorità del paese Italia. E in Calabria in particolare. E noi da tempo ci proviamo. Ad esempio: ci chiediamo com’è possibile che un pm come Cozzolino sia ancora in servizio alla procura di Cosenza, nonostante i suoi tanti “conflitti di interessi”. A cominciare dalle sue frequentazioni con indagati in procedimenti penali per reati contro la pubblica amministrazione. Basterebbe chiederlo alla Manzini per capire chi è veramente Cozzolino. Che in procura rappresenta il modello da seguire: proteggere i potenti in cambio di denaro e privilegi. Ovviamente Cozzolino è solo un esempio, perché come lui sono in tanti, e questo lo sanno tutti. A Cosenza i magistrati sono tutti amici e parenti tra di loro. Altro che separazione delle carriere, a Cosenza si pratica l’unione delle carriere.
Ecco, di fronte a questo come ci dobbiamo comportare? Che può fare il cittadino? Perché noi su Cozzolino abbiamo persino pubblicato le prove (vedi la foto) di queste sue frequentazioni, ma nessuno ha fatto niente tranne togliergli le inchieste sui reati contro la pubblica amministrazione. Che per la procura di Cosenza è già tanto. Ma resta in servizio alla procura dove può continuare tranquillamente a fare quello che gli piace. E nonostante ciò a finire perseguitati dall’ingiustizia siamo stati noi.
Insomma Gratteri dice che esistono i magistrati corrotti, noi qualcuno lo sgamiamo, lo denunciamo, ed invece di procedere contro di lui, la procura di Cosenza che fa? “Bracca” noi.
Chiunque capisce che tra il dire e il fare di Gratteri c’è di mezzo il mare. E che tutti sono bravi a parlare ma poi, quando si tratta di agire in prima persona contro i corrotti, tutti spariscono. Perché nessuno vuole problemi, perché a mettersi contro un pm i problemi arrivano. Bisognerebbe far capire a Gratteri che alle parole devono seguire i fatti e fino a che non ci saranno questi, i suoi restano solo bei discorsi che lasciano il tempo che trovano.