Una cosa è certa perché ci siamo informati bene. Non c’è nessun ordine di servizio che autorizzi i vigili urbani di Cosenza a recarsi presso l’abitazione della signora Paola a Rovito. Anche perché servirebbe, per “sconfinare”, una autorizzazione “speciale”. E di speciale in questa storia c’è solo la presenza del vigile Luca Tavernise che armato di telecamera e di pistola, si appresta a fare delle domande alla famiglia Capalbo del tipo: qui siamo a Rovito? Con lo scopo, secondo lui, di smontare il servizio andato in onda su Rai2 nella trasmissione Nemo, dove, secondo il sindaco “si lascia intendere” che la signora Paola risiede a Cosenza. Mentre in realtà, come dimostra il video girato da Tavernise, la signora risiede a Rovito.
La domanda è: se nessuno ha autorizzato Tavernise a verificare dove effettivamente la signora Paola risiede, perché si reca a Rovito con questo scopo?
Certo, ognuno è libero di andare in giro a filmare e a chiedere ciò che vuole, ma perché nascondersi dietro la telecamera? Perché non mostrare il proprio volto se lo scopo è fare emergere la verità? Chi occulta il proprio viso o la propria identità, in genere, sono coloro i quali hanno qualcosa da nascondere. Chi è in cerca della verità, normalmente, gira a “volto scoperto”.
Che dietro quella telecamera ci sia il vigile Luca Tavernise, è più che appurato. In primis dall’audio del video dove la sua voce è chiara ed è stata riconosciuta da tutti, e poi perché si è recato sul luogo, armato e con la macchina di servizio (l’autocivetta in dotazione al corpo di polizia municipale).
Ma c’è di più: Tavernise è stato riconosciuto da alcuni “testimoni” che si trovavano a transitare a quell’ora in quel luogo. E poi c’è la denuncia del sindaco di Rovito che ha chiesto al comandante dei Vigili Urbani di Cosenza il motivo della “visita” dei vigili di Cosenza alla signora Paola. Se il sindaco di Rovito non fosse sicuro della presenza di Tavernise (riconoscendolo come vigile urbano di Cosenza), quel giorno a casa della signora Paola, non avrebbe mai chiesto spiegazioni ufficiali al comandante di Cosenza.
A conti fatti si può dire che l’iniziativa del vigile Tavernise è di natura personale. Evidentemente, il Tavernise, pur di compiacere il sindaco e per mettere in mostra la sua fedeltà, sconfina con lo scopo di produrre lo scoop che Occhiuto aspettava.
Ed infatti il sindaco Occhiuto, senza porsi minimamente il problema della natura del video e di chi lo avesse girato, lo ha subito fatto proprio postandolo sulla sua pagina FB, per sconfessare, secondo lui, gli autori del servizio di Rai2 su Cosenza. La controprova che cercava.
Anche se non si potrà mai “provare” che il vero mandante è il sindaco Occhiuto perché non esiste nessuna “autorizzazione”, si può dire però, proprio per l’uso che ne ha fatto, che Occhiuto ha concorso moralmente a questo abuso.
E se così non è, ad Occhiuto non resta altro da fare che dimostrarlo, prendendo le giuste iniziative nei riguardi di Tavernise, che da troppo tempo pensa di essere lo sceriffo della città, e non solo.
Un atto grave di questo livello non può certo restare impunito. Sempre che il sindaco Occhiuto in questa storia sia in buona fede.