Da quando il dottor Gratteri è stato nominato procuratore capo della DDA di Catanzaro (aprile 2016) di acqua sotto i ponti n’è passata. Due anni di attività che hanno, oggettivamente, riavviato e rafforzato una delle procure antimafia più importanti d’Italia. Non che prima non andasse bene: il dottor Vincenzo Antonio Lombardo, che ha lasciato il posto a Gratteri, ha fatto quello che poteva, ottenendo discreti risultati nonostante l’eterna diatriba tra pm primedonne e l’ingombrante presenza del pm Luberto, oggi messo da parte da Gratteri. Eccezion fatta per l’annunciata inchiesta sulla fuga di notizie mai portata a termine dall’ormai in pensione dottor Vincenzo Antonio Lombardo.
E il perché è chiaro: ha scoperto che qualcuno del suo ufficio (DDA Catanzaro) è un infedele, o forse più di qualcuno. E quando a commettere i reati sono pm, giudici, o appartenenti alle forze dell’ordine una soluzione per insabbiare si trova sempre. Diciamo che il dottor Lombardo non se l’è sentita di procedere nei confronti di “colleghi”. Beati loro che godono di questa immunità. Che non è prevista dalla Costituzione, ma si sa che anche i magistrati sono una casta e di conseguenza tra di loro si perdonano tutto. Per proteggere il buon nome della magistratura sono disposti a continuare a far giudicare la gente da corrotti e da collusi. Speriamo che questo “problema” rientri nell’agenda politica del nuovo Ministro della Giustizia. Questa situazione non è più tollerabile.
In due anni Gratteri non si è mai risparmiato nello spendere la propria immagine e la sua autorevolezza per ottenere ciò che agli uffici mancava: una sede idonea, nuovi pm, e un’èlite di tutto rispetto di investigatori delle diverse forze di polizia. E così è stato. Un risultato storico. E questo gli va riconosciuto. Come gli va riconosciuta la lotta senza quartiere a clan e ‘ndranghetisti posta in essere in questi anni di gestione della DDA di Catanzaro. Cosenza esclusa. Che per nostra fortuna questi problemi di mafia non li abbiamo.
C’è da dire che in questi due anni l’azione “repressiva” di Gratteri si è concentrata più sul “traffico di droga”, portato avanti da feroci e pericolose cosche piuttosto che sui reati mafiosi commessi nella pubblica amministrazione, nonostante lo stesso si affanni a spiegare, nei tanti convegni dov’è invitato, la metamorfosi della ‘ndrangheta, definendo i colletti bianchi più pericolosi della ‘ndrangheta stessa.
Ma finalmente Gratteri, affidando la notizia a “agenzie di stampa” accreditate, annuncia che il salto di qualità investigativo è pronto. E che la primavera calabra tanto attesa sta per arrivare. Riferendosi alla conclusione di tante inchieste in corso (vecchie e nuove) sulla “gestione” dei lavori pubblici nelle pubbliche amministrazioni. Specifica nella “velina” affidata a testate di un certo spessore, di aver diviso le inchieste in due filoni: uno relativo agli appalti distribuiti dalla Regione Calabria, e l’altro “raccoglie” i tanti reati commessi negli affidamenti di lavori e nelle distribuzioni di incarichi e prebende ad opera degli enti locali, ovvero i Comuni.
I rinforzi ottenuti gli hanno permesso – per dirlo alla stampa evidentemente è così – e gli permetteranno, di giungere a rapide conclusioni in merito a diverse inchieste, alcune in “corso da anni” altre da poco avviate.
Già perché alla DDA di Catanzaro esiste un pregresso da smaltire. Inchieste avviate all’epoca di Pierpaolo Bruni e Luberto che non hanno mai visto la conclusione “investigativa”, eccezion fatta per Rende. Si narra anche della famosa inchiesta su Cosenza che qualcuno alla vigilia delle scorse amministrative riuscì a bloccare. E di questo ve ne abbiamo dato ampiamente conto. Non è dato capire dalla criptica velina inviata da Gratteri alla stampa pesante, se in questo suo essere pronto ad attaccare i “colletti bianchi” sia contemplato anche “il Sistema Cosenza” e i soggetti politici che lo compongono. Una domanda che bisogna porsi. Anche alla luce della gestione delle intercettazioni del senatore Magorno scoperto dai Ros che si vantava, in auto con il braccio destro del boss Muto, della sua vicinanza alla cosca. E dei piaceri fatti al boss. Una intercettazione “gestita” durante l’era Gratteri, e sparita chissà dove. Una sparizione che denota la “volontà” della DDA di non toccare alcuni politici, specie se eletti a Cosenza e provincia.
Ecco perché quando Gratteri parla di intervenire, e addirittura questa volta lo fa anticipare dalla stampa di un certo livello, bisogna chiedersi se si riferisce anche a Cosenza, perché la sensazione è che Cosenza deve restare, all’apparenza, un’isola felice. Nonostante sia evidente a tutti (cittadini, magistrati, politici, forze di polizia, prefetto) la dilagante corruzione e la collusione con mafiosi nei corridoi di palazzo dei Bruzi. Nonchè il continuo ladrocinio alle casse comunali che non si può proprio far finta di non vedere e solo una connivenza tra magistrati e potentati politici/economici, può giustificare il mancato intervento, per fermare questa emorragia di denaro pubblico. Altrimenti qualcuno spieghi il perché a Cosenza non succede mai niente, e non certo perché non succede niente.
Comunque ora è ufficiale: Gratteri è pronto con la sua maxi inchiesta sulla pubblica amministrazione e lo strombetta ai quattro venti, forse con la speranza di mettere in guardia qualche altro politico cosentino che evidentemente non si è accorto di essere intercettato, seguito, pedinato. Ripeto non siamo noi a dire questo, ma lo stesso Gratteri che affida la velina che annuncia il suo attacco ai colletti bianchi, alla stampa corazzata.
Un consiglio a tutti i colletti bianchi residenti a Vibo, Crotone, Catanzaro che saranno prossimamente interessati dalle inchieste di Gratteri: prendetevi la residenza a Cosenza che qui potete stare tranquilli che non vi tocca nessuno. Fate in fretta però, perché stando all’annuncio di Gratteri non dovrebbe passare un’altra settimana. Il tempo di formare il governo. Lo dice sempre Gratteri.