Governo Italia, ultime ore di trattative poi Conte al Quirinale: resta il nodo Savona

Ore decisive per Conte la cui deadline per la nascita o meno del suo governo – fissata da Salvini e Di Maio ieri – è per questa sera. Le intenzioni del Presidente del Consiglio incaricato – al di là delle ultime difficoltà incontrate per la composizione della lista dei ministri – sono quelle di poter presentare la squadra ai mercati con giuramento e brindisi di rito già effettuati prima dell’apertura di settimana.

Sul tappeto resta ancora il nodo sul nome di Savona che il Colle continua a ritenere inopportuno e che prospetta l’ultimo colloquio tra Conte e Mattarella prima dello scioglimento della riserva (se positivamente o negativamente saranno le ultime trattative in corso a stabilirlo), tutt’altro che rituale. Una domenica, in chiave di futuro governo, piena di incognite, dunque, e su cui pesano, e non poco, gli ultimatum dei leader di Lega e M5s.

Salvini: o si chiude, o si va al voto

“Mi rifiuto di andare avanti ancora per giorni con le trattative, o siamo in condizioni di lavorare o qualcuno se ne prenderà la responsabilità”. Quello tra Matteo Salvini e il Quirinale può essere considerato a tutti gli effetti un ‘braccio di ferro’, con tanto di ‘ultimatum’ del leghista al capo dello Stato. Ormai l’oggetto del contendere è chiarissimo: il segretario federale vuole Paolo Savona al ministero dell’Economia, mentre il presidente della Repubblica continua a chiedere una soluzione alternativa all’economista con spiccate ideologie ‘no euro’. Il muro contro muro che sta animando le ultime, fibrillanti ore della fase politica italiana rischia seriamente di travolgere gli accordi di maggioranza con il Movimento 5 Stelle, trascinando con sé non solo il famoso ‘contratto’, ma tutto il governo. Anche il gruppo dirigente di via Bellerio sposa la linea della resistenza, schierandosi al fianco del suo leader, che annuncia: la lista dei ministri del partito è pronta e sarà consegnata nelle mani del premier incaricato, Giuseppe Conte. In questo modo il neo senatore lancia un segnale inequivocabile al Colle: “Non faccio una questione di nomi e cognomi, ma di rispetto del voto che gli italiani hanno espresso il 4 marzo”.

Di Maio: abbiamo aspettato abbastanza, è il momento di lavorare. Europa abituata male

In questo esercizio di forza politica, a trovarsi nella condizione più scomoda (e forse imbarazzante) sono i Cinquestelle. Ufficialmente schierati al fianco del partner politico, ma senza alcuna voglia di rompere l’ottimo rapporto con Mattarella, costruito nella scorsa legislatura e rinsaldato in maniera ancora più decisa in questi oltre 80 giorni di crisi istituzionale. Luigi Di Maio, comunque, sceglie parole speculari a quelle dell’alleato. “O si chiude la partita del governo entro 24 ore o non si chiude più. Abbiamo aspettato abbastanza, ora è il momento di lavorare”, dice in un comizio a Terni. “Più ci attaccano e più sono motivato a farlo questo governo”, aggiunge ancora. Il leader dei 5Stelle poi sottolinea:  “Dobbiamo farci sentire, evidentemente la politica italiana ha abituato male i politici europei. Noi dobbiamo rispettare sempre tutti, ma gli altri ci possono prendere in giro come vogliono”. E chiude: “L’Italia deve rimanere nella Ue, ma in una Ue solidale”.