Ieri sera ad Amantea, in piazza Commercio, il Movimento Cinquestelle è sceso in piazza per la raccolta di firme sulla proposta #TaglioPrivilegi, chiedendo a gran voce che venga ridotta anche in Calabria l’enorme spesa dei vitalizi dei papponi dei consiglieri regionali (tutti, nessuno escluso), che costano a noi tutti circa 10 milioni di euro all’anno.
Ma le consigliere comunali Francesca Menichino e Francesca Sicoli hanno parlato a lungo con i cittadini di Amantea rispetto all’ultima, grave inchiesta che ha gettato discredito sulla cittadina e messo in evidenza il solito modo truffaldino di governare che è comune a tutte le giunte che si sono succedute negli ultimi anni, dalla Tonnara alla Sabatino per finire a quella di Pizzino: tutte accomunate dalla bramosia di potere e dai favori agli amici degli amici.
Il tutto mentre il sindaco Pizzino e il “capo” del Pd Giacco, rispettivamente pupazzi e burattini in mano a Franco La Rupa e alla terribile Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio, fanno allegramente finta di nulla.

I cittadini invece inevitabilmente si interrogano sull’ennesima inchiesta giudiziaria che è già purtroppo nella storia di questa città e cercano risposte per il futuro di Amantea.
Francesca Menichino, in particolare, ha ribadito quello che aveva già spiegato commentando i sei arresti eccellenti della procura di Paola per l’operazione Multiservizi (l’assessore Emma Pati, il capo dei vigili urbani Caruso e il suo scudiero Bazzarelli, l’indimenticabile Pileggi, il funzionario Aloe e l’insaziabile Ruggiero, detto anche “Apa pigliatutto”). E ha spiegato ancora una volta perché gli ultimi arresti non sono un terremoto come dicono in molti.

“Il terremoto in realtà – ha ribadito la Menichino – è un evento imprevedibile improvviso ed inevitabile. Quello che è successo ad Amantea è gravissimo ma non è un terremoto. Abbiamo speso fiumi di parole anche in campagna elettorale.
Il sistema degli appalti amanteani legati indissolubilmente al consenso elettorale è noto a tutti. E’ noto alle ditte concorrenti che non partecipano nemmeno alle gare amanteane (ricordiamo la gara del trasporto scolastico della giunta Pizzino con un solo partecipante e solo l’1% di ribasso). E’ noto alla politica che da tempo lo ha creato e alimentato. Ed è noto soprattutto ai lavoratori delle cooperative e alle loro famiglie, a chi viene contrattualizzato a due o tre ore e per un pezzo risicato di pane in cambio del voto e del silenzio e della dignità , al fine di creare un bacino elettorale oggetto di ricatto.
Un sistema che ha aumentato la povertà sociale abbattendo la concorrenza e ha concentrato tra pochi “furbi” il capitale pubblico. I giudici dovranno accertare se e in quale misura in questo “sistema” vi siano dei reati, ma non occorre una sentenza per dire che si tratta di un sistema malato, un flagello della nostra comunità .
Ecco perché non è un terremoto, ma una malattia di cui conoscevamo benissimo i sintomi ed oggi è stata certificata la diagnosi: é un tumore con metastasi”.Â