A margine della manifestazione di ieri pomeriggio al depuratore di contrada Coda di Volpe di Rende, organizzata dall’associazione Crocevia e dal comitato Romore, è tornata di scottante attualità anche la vicenda del “raddoppio”.
La missiva a firma del sindaco di Montalto Uffugo, avv. Caracciolo, indirizzata al Prefetto di Cosenza ed al custode dell’impianto di depurazione di Coda di Volpe del 26 giugno scorso, non è stata totalmente gradita agli ambientalisti dell’associazione Crocevia.
Ben venga la convocazione del tavolo tecnico chiesto al Prefetto di Cosenza solo che vorremmo capire a che proposito il primo cittadino montaltese ne chieda la convocazione, se per risolvere il problema lamentato dai cittadini oppure per favorire il potenziamento mediante raddoppio delle vasche di decantazione del depuratore Consortile. Ed infatti, sebbene il sindaco di Montalto Uffugo nella propria missiva dichiara di avere personalmente constatato, mediante sopralluogo effettuato alle ore 2:35 dopo numerose lamentele dei suoi cittadini, che i cattivi odori denunciati dagli abitanti della frazione S. Antonello provengono dal vicino depuratore consortile, invita l’avvocato Granata in qualità di Presidente del Consorzio Valle Crati, ad “accelerare la procedura onde portare avanti il project finacing relativo al potenziamento dell’impianto di depurazione”.
Una domanda ci sorge spontanea: ma l’avv. Caracciolo vuole tutelare i propri cittadini garantendo ad essi il sacro santo diritto alla salute oppure vuole infliggere il colpo di grazia ai cittadini di S. Antonello favorendo il raddoppio del depuratore Consortile? A tal proposito, volevamo ricordare alle parti interessate tutte ivi compreso il Prefetto Tomao, che mesi addietro sono stati destinatari di una corposa documentazione rappresentante le ragioni per le quali l’impianto di Coda di Volpe non può assolutamente essere oggetto di ampliamenti, tanto meno mediante lo sperpero di denaro pubblico.
Invitiamo tutti, compreso il Prefetto di Cosenza, qualora non lo avessero cestinato, a prendere dal cassetto il plico pervenutovi dall’Associazione Crocevia e dedicare ad esso un po’ di attenzione così come sta facendo la Commissione per le Petizioni dell’Unione Europea la quale è stata l’unica che ad oggi ha ritenuto la nostra denuncia degna di attenzione ravvisando l’opportunità di sottoporre la questione anche alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.
Detta in parole brevi, l’Unione Europea, anch’essa destinataria del plico e contenente la documentazione inviata al Prefetto e a tutti i Consorziati, ha formalmente aperto una inchiesta sul depuratore consortile di Coda di Volpe e non solo. Per dovere di informazione verso chi ci legge, riassumiamo brevemente alcune delle principali cause che, a nostro avviso impedirebbero l’investimento finalizzato al potenziamento del dell’impianto di Coda di Volpe.
1. L’ impianto di Coda di Volpe è stato costruito su un’area destinata a contenere anche un inceneritore, chiuso nel 1998, perché inquinava. Tale sito è stato segnalato al Ministero dell’Ambiente e inserito fra le priorità nazionali che necessitano di interventi di bonifica e ripristino ambientale”. Ad oggi il sito non è mai stato bonificato.
2. Con ordinanza, n°1184 del 18/04/2000 del Commissario Straordinario Emergenza Ambientale della Regione Calabria, il Comune di Rende sul PRG aveva classificato l’area in questione come: “area da bonificare e da destinare a parco urbano”.
3. La concessione edilizia n° 141 a sanatoria, risulta priva del parere della Soprintendenza, perché quella a cui si fa riferimento nella stessa (Decreto Presidente Giunta Regionale n° 997 del 27/04/1983) si riferisce ad un progetto diverso.
4. Quanto indicato al punto 3 è confermato dal verbale di sopralluogo della Soprintendenza dell’8/10/1994, dove tra le altre cose si segnala la mancanza delle distanze previste dalla legge dal vicino fiume Crati e del Torrente Settimo.
5. Nel 2003, il Comune di Rende, con delibera n.6 del 03/03/2003, ha modificato la destinazione urbanistica dell’area in questione, trasformandola in zona agricola e senza tenere conto di quanto già stabilito dallo stesso Ente nel 2000.
6. Il compost classificato rifiuto dai tecnici nominati dalla Procura di Cosenza, è stato prima interrato e poi riutilizzato per coprire la discarica 2B, posta nel recinto del Depuratore dove si presume debbano essere costruite le altre vasche necessarie per il raddoppio dell’impianto.
Alla luce di quanto detto, chiediamo all’Avvocato Caracciolo se è convinto che l’invito dallo stesso rivolto al Presidente del Consorzio Vallecrati, sia o meno risolutivo delle problematiche lamentate dai suoi cittadini. Noi riteniamo che non sia questa la strada da percorrere, sarebbe auspicabile che i finanziamenti CIPE venissero utilizzati per costruire un nuovo impianto magari questa volta nel rispetto di tutte le normative esistenti in materia e soprattutto lontano dai centri abitati e dal vicino Fiume Crati considerato ormai la più grande pattumiera della Regione Calabria.
Da ultimo vorremmo segnalare che a noi ambientalisti una cosa sorprende: “come mai i cattivi odori vengono avvertiti solo di sera tardi e durante la notte?”. A voler pensare male, sembra che qualcuno stia giocando sporco forse con lo scopo di attirare più lamentele possibili ed indurre chi di competenza a sbloccare i finanziamenti necessari per il raddoppio dell’impianto. Se così fosse allora è proprio il caso di dire che il primo cittadino montaltese ha abboccato alla trappola. I cittadini vigileranno e non approveranno mai alcun potenziamento dell’impianto di Coda di Volpe anche a costo di ripetere tutte le iniziative che negli anni 90 portarono alla chiusura dell’inceneritore di Settimo.
Associazione Ambientalista “Crocevia”