Nel frattempo l’ANSA era entrata in possesso di una copia dell’ordinanza di arresto nella quale si leggeva testualmente:
«Il “deus ex machina’ della “distorsione istituzionale” che si è verificata nella sanità lucana è il presidente della Regione Marcello Pittella. Lo scrive il Gip di Matera Angela Rosa Nettis nell’ordinanza d’arresto per il governatore della Basilicata sottolineando che Pittella “non si limita ad espletare la funzione istituzionale formulando gli atti di indirizzo politico per il miglioramento e l’efficienza” della sanità regionale, “ma influenza anche le scelte gestionali” delle Asl “interfacciandosi direttamente con i loro direttori generali” tutti da lui nominati»
Nel corso della conferenza stampa tenuta dai magistrati responsabili dell’inchiesta Pittella è stato accusato di aver raccomandato l’assunzione di persone nella sanità regionale, facendo richieste ai dirigenti da lui nominati in quanto presidente di regione. Le raccomandanzioni, hanno specificato i magistrati, provenivano tra gli altri da ambiti “religiosi”.
Pittella, 60 anni, è medico ed è il fratello del senatore del Pd ed ex presidente del gruppo S&d al Parlamento europeo Gianni Pittella. È presidente della Basilicata dal 2013, una regione di cui è consigliere dal 2005, dopo esserne stato assessore alle attività produttive per circa due anni, tra 2012 e 2013. In precedenza era stato sindaco di Lauria, in provincia di Potenza. Pittella è stato iscritto ai Democratici di sinistra e successivamente al Partito Democratico. Alle ultime elezioni regionali, alla fine, Marcello Pittella, smarcandosi anche dal Pd, si è candidato con un gruppo di liste civiche mentre quasi tutti i suoi scagnozzi di un tempo si sono buttati sul carro del centrodestra vincente. Pittella si è tolto la soddisfazione di superare il Pd (capirai…) ma le elezioni le ha perse e lo strapotere che ha avuto fino a ieri è svanito. Ma certa gente non si rassegna mai e così Marcello Pittella si è candidato capolista al Senato in Basilicata in quota… Calenda alle Politiche del 2022 (ovviamente trombato) e oggi è balzato di nuovo alla ribalta delle cronache perché in vista delle Regionali s’è messo di nuovo col centrodestra e s’è distinto per una “pisciata” fuori dal vaso mica male: «Per Pd e M5s dobbiamo morire come gli ebrei», aveva detto, pardon pisciato… Poi le scuse, il che è ancora peggio quasi come la pezza che è peggio del buco.
Ma qual è il percorso della famiglia Pittella? Ce lo spiega, con dovizia di particolari, una nota quantomai opportuna e preziosa di Piernicola Pedicini, del Movimento Cinquestelle.
Agli occhi degli sprovveduti, Gianni (e Marcello) Pittella potrebbero sembrare politici come tanti che, per varie congiunture, sono arrivati fin lì, quasi per caso. Non è così.
Esaminando la storia di Pittella senior, appare subito chiaro che non ha coperto i suoi incarichi per le sue doti di statista, per la sua carriera di politico illuminato o per meriti acquisiti grazie a risultati tangibili, ma per ragioni che sono tutte da chiarire. Agli atti il suo percorso è pressoché insignificante. Ci sono, però, centinaia di migliaia di preferenze che puntualmente incassa quando si candida e c’è la sorprendente deroga ottenuta da Renzi l’anno scorso quando si è ricandidato per la quarta volta a Bruxelles.
Vediamo i dettagli della sua performance: Gianni Pittella inizia la sua fulminante e, nello stesso tempo, vuota carriera nel 1979 come consigliere comunale a Lauria (così come il fratello Marcello), un piccolo paese a cavallo tra Basilicata e Calabria. Lì viveva col padre, il potente e amato don Mimì, dal 1972 e fino al 1983 senatore del Psi. Nel 1980, Gianni, a soli 22 anni, diventa assessore regionale del Psi lucano. Nel 1996 viene eletto deputato laburista nell’Ulivo, sempre in Basilicata. Nel 1999 approda per la prima volta al Parlamento europeo.
Nel corso degli anni e fino ad oggi, unico caso in Italia, Pittella, come per incanto, evita qualsiasi ostacolo che si frappone tra lui e la sua ascesa. Nel 1983 glissa senza problemi la grave vicenda del padre senatore che era stato arrestato e poi condannato a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e banda armata.
Poi, supera brillantemente tutti i molteplici travagli della prima e della seconda Repubblica. Nell’ordine: evita lo scandalo Tangentopoli che aveva distrutto il Psi, di cui faceva parte, e Craxi; osserva la deriva graduale di tutti i suoi ex potentissimi amici socialisti dell’epoca; assiste alla caduta di Occhetto, D’Alema, Prodi, Veltroni, Di Pietro, Bossi, Berlusconi, Fini, Casini, Letta, Bersani, vedrà probabilmente il flop di Renzi.
Ma lui è lì, sempre lì e ancora lì, più potente che mai. Lui è al tavolo di chi decide le sorti dell’Europa e della Grecia, insieme alla Merkel e a Hollande, a Draghi e a Juncker. Più importante della Mogherini e probabilmente anche di Renzi.
Come è possibile che sia accaduto tutto questo, qual è la vera forza di Pittella?
E’ difficile dirlo, ma, probabilmente, hanno influito la lunga e articolata esperienza del padre.
La storia è questa: Domenico Pittella (don Mimì) negli anni sessanta e settanta è un medico molto amato e rispettato di Lauria. Tant’è che nel 1972 si candida in Basilicata con il Psi e viene eletto senatore per ben tre volte, fino al 1983. Contemporaneamente apre e gestisce, sempre a Lauria, una clinica privata.Nel 1981 don Mimì è coinvolto nell’inquietante vicenda giudiziaria che lo porta ad una condanna per associazione sovversiva e banda armata per aver curato, nella sua clinica, la terrorista Br latitante Natalia Ligas. Inoltre è accusato d’aver elaborato con le Br un piano per rapire Ferdinando Schettini, vicepresidente della giunta regionale della Basilicata.
Inspiegabilmente le vicende vengono rese note solo nel 1983 (secondo molti per evitare che lo scandalo bloccasse l’ascesa di Craxi a Palazzo Chigi) e l’ex senatore viene quindi arrestato.
Dopo tre anni in carcere e alcuni in libertà in attesa dei processi, nel 1993, a seguito della condanna definitiva a 12 anni di reclusione, fugge in Francia e, dopo sei anni di latitanza, nel 1999 si costituisce. Poi, a seguito di una grazia parziale concessa dal presidente della Repubblica Ciampi e dopo un periodo ai servizi sociali torna in libertà. Attualmente vive con la propria famiglia a Lauria e frequenta normalmente i figli politici Gianni e Marcello.
Negli anni novanta, però, l’ex senatore Domenico Pittella, tra un processo e l’altro, non stette con le mani in mano. Nel 1991 costituì a Roma la Lega Italiana assieme ad altri sodali, tra i quali spiccano la figura del capo della loggia massonica P2 Licio Gelli e dell’ex sindaco di Palermo condannato per mafia Vito Ciancimino. Successivamente si coalizzò con altri movimenti, tra cui il Fronte del Sud e la Lega Nazional Popolare di Stefano Delle Chiaie e fece una lista elettorale chiamata Lega delle Leghe, vicina ad ambienti di destra, con cui si presentò alle elezioni del 1992: si candidò di nuovo al Senato in Basilicata e ottenne il 12,6% dei voti. (Domenico Pittella è deceduto nel 2018, ndr).
Insomma, nella storia della famiglia Pittella, c’è di tutto e di più e le riflessioni da fare sono tante. I dati certi sono che Gianni è diventato eurodeputato nella Circoscrizione Sud, la prima volta nel 1999, poi nel 2004 con 131mila preferenze e, a seguire, nel 2009 con 136mila preferenze e nel 2014 con 222mila, come primo eletto del Pd. In più, non è finita, il fratello minore di Gianni, Marcello, dal 2013 al 2019 è stato il governatore Pd della Basilicata e gestisce la grande partita del petrolio lucano. Quindi che dire. Possiamo solo chiudere con un’amara battuta: Famiglia Pittella, un “affare” tutto italiano, anzi europeo.
In attesa della prossima puntata…