L’Espresso ha pubblicato a luglio del 2018 un’inchiesta sulla Lega a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dove è stato eletto senatore Matteo Salvini e il Carroccio ha superato la doppia cifra. L’inchiesta torna oggi d’attualità dopo l’avviso di garanzia a Furgiuele nell’ambito dell’operazione Waterfront della Dda di Reggio Calabria.
Il paese calabrese, scriveva il settimanale in una nota, ‘è feudo di potenti famiglie di ‘ndrangheta e simbolo dello sfruttamento dei braccianti africani nei campi’. L’exploit leghista, scriveva ancora L’Espresso, è stato possibile ‘grazie al responsabile della sezione locale Vincenzo Gioffrè‘ che, candidato non eletto alla Camera, ‘è stato uno degli organizzatori della festa-comizio post elettorale con Salvini ospite d’onore nel liceo del paese’.
Secondo il settimanale, Gioffrè, ‘per oltre 10 anni ha avuto rapporti d’affari con uomini sospettati di essere contigui ai clan locali. Classe ’81, a soli 19 anni ha fondato una cooperativa agricola con un personaggio legato al clan Pesce, marchio doc della ‘ndrangheta, con ramificazioni nel Nord Italia e in Europa – si legge nella nota de L’Espresso – e leader nel narcotraffico internazionale. Secondo alcuni atti giudiziari, il partner d’affari di Gioffrè è stato tra gli armieri della cosca.
Nel 2012 fu indagato dalla procura antimafia di Reggio Calabria per favoreggiamento della ‘ndrina rosarnese, tuttavia quel filone non ha avuto finora uno sbocco processuale’. Gioffrè, prosegue il settimanale, ‘risulta tra i fondatori di una seconda azienda, un consorzio di produttori agricoli. Tra gli azionisti, indicano i documenti societari, ci sono due uomini che l’antimafia collega direttamente alla famiglia Bellocco, alleata del clan Pesce’.
L’attuale segretario leghista di Rosarno ha aderito al Carroccio nel 2016 dopo aver lasciato Fratelli d’Italia. ‘Il primo a dargli il benvenuto ufficiale è stato Domenico Furgiuele, responsabile regionale del partito e, dal 4 marzo, deputato’, scrive il settimanale, secondo il quale il suocero di Furgiuele ‘è in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso e ha i beni sotto sequestro su richiesta dell’Antimafia: per i giudici di primo grado, è contiguo alle cosche di Lamezia‘. L’Espresso aggiunge che ‘nel congelamento del patrimonio societario e immobiliare è finita anche la moglie del deputato calabrese’ alla quale il tribunale ‘ha sequestrato un immobile e una società’.(Ansa).