Un’ossessione è un’ossessione e quando, come scrivono tutti i manuali di psichiatria, l’ossessione inizia a manifestare sintomi di compulsività, come nel caso delle demolizioni di cui parla continuamente Occhiuto, vuol dire che il disturbo ha preso una brutta piega.
In nessuno dei documenti, delle note stampa, delle dichiarazioni -ad esclusione di quelle scritte o dettate da Occhiuto – si fa riferimento a demolizioni di questo o di quell’edificio, ponte, strada o piazza. L’unico che demolisce e che vuole demolire è proprio il sindaco che – emulo del suo eroe, distruttore di Roma, Alarico- ha già abbattuto alcuni gruppi di preziosi palazzi antichi nel Centro storico di Cosenza: Via Gaeta, Via Bombini, Corso Telesio, Santa Lucia etc. etc. e ora vuole abbattere al più presto possibile l’ex Jolly: un’ossessione-compulsiva che ha già chiaramente manifestato in passato e che continua a manifestare nel presente.
È, ormai, chiarissimo a tutti che nessuno vuole impedire al sindaco di Cosenza, architetto Occhiuto, di demolire l’ex Jolly perché, come giustamente dice, a quasi nessuno piace quell’edificio fuori scala e fuori contesto come, del resto, totalmente fuori contesto e scala è anche l’enorme Ponte dei Vavusi (o di Calatrava per i nuovi di Iacchite’), eretto dal sindaco medesimo, poco più a nord.
Quel che è stato messo in discussione è, invece, il possesso, da parte del Comune di Cosenza, delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche che devono essere rilasciate non solo dalla Soprintendenza ABAP di Cosenza, ma anche dalla Provincia, che deve rilasciare una autorizzazione paesaggistica per quel che riguarda i fiumi e, persino, dalla Regione sulla base dell’Art. 7 punto C della sua legge paesaggistica, QTRP.
Il prosieguo della vicenda burocratico-amministrativa ci ha detto in maniera inequivocabile che il Comune di Cosenza non aveva queste autorizzazioni e quindi la demolizione dei Jolly è rimasta a metà e piazza Valdesi sembra Beirut ormai da molto tempo… E prima o poi sapremo anche quali e quante sono le responsabilità civili e penali da parte del sindaco e dalla sua Amministrazione per non aver adempiuto a questi obblighi di legge. Perché il tempo è sempre galantuomo.
Quello che sappiamo per certo, grazie al documento pubblicato da Iacchite, è che il Soprintendente, dottor Pagano, il 12 luglio 2018 propone, vista la delicatezza e la complessità dell’operazione, un “tavolo tecnico” da tenersi presso il Segretariato Regionale del Mibac, a Roccelletta di Borgia, perché: “le fasi della demolizione e quelle della ricostruzione non possono essere scisse”.
In ogni caso, quindi, l’architetto Occhiuto avrebbe dovuto aspettare – come del resto è stato costretto ad aspettare -, per demolire tutto ll’ex Jolly, che si tenga questo “tavolo tecnico” fra Comune, Provincia, Soprintendenza e Segretariato Regionale del Mibac che deciderà, contestualmente, della demolizione e della eventuale ricostruzione, sotto forma di Museo del Nulla-Alarico, dell’ex Jolly.
Quel che sembrava già evidente, dalla lettura del documento, era la preoccupazione, da parte del Mibac, che l’operazione demolizione-ricostruzione potesse essere spezzettata: prima una frettolosa demolizione agostana per, poi, poter dire, con le macerie ancora fumanti, che non rimane altro da fare che ricostruirvi sopra l’orripilante Museo del Nulla-Alarico, ancora più fuori contesto e fuori scala dell’ex Jolly, come è evidente a chicchessia. Ebbene, a distanza di anni, le macerie sono rimaste lì, non più fumanti, ma sempre macerie…
Alcune voci del resto ci dicevano già anni fa che della vicenda si era direttamente interessata anche la direttrice generale del Ministero dei Beni Culturali, la dottoressa Bon Valsassina che già aveva bloccato la ricerca del tesoro del barbaro invasore.
La sensazione complessiva che si ricavava da tutta questa vicenda era che questa tanto desiderata, dall’emulo di Alarico, demolizione dell’ex Jolly fosse solo la prima, ma indispensabile, tessera del domino consociativo delle Grandi Opere: parco fluviale sotto il Ponte dei Vavusi, parco delle Scienze, Museo del Nulla-Alarico, Planetario, Ovovia e, last but not least, la Grande Opera per eccellenza: la metro leggera.
Anche la localizzazione del Nuovo Ospedale dipendeva da questo scambio-trattativa-affari in corso da anni fra Occhiuto e il Pd. Oggi siamo arrivati al redde rationem.
E così, tornando alla psichiatria e al profilo del cazzaro, non c’è dubbio che questa mania di “demolire” altro non è che la paura di essere “demolito”. Politicamente, si capisce…









