“… Siamo al chioschetto di fronte il Liceo Scientifico Scorza. All’ombra e ci sono le panchine. Ho appena informato i vigili urbani che il cartello di cantiere non è a norma visto che manca delle necessarie informazioni di legge (per esempio direttore dei lavori e responsabile della sicurezza). Insomma, un cantiere (?!) non a norma. Mi hanno detto che provvederanno ad informare la Ditta perché apporti le opportune correzioni. Cominciamo bene…”.
Matteo Olivieri, in rappresentanza del Comitato NoMetro, apre così la conferenza stampa convocata stamattina nel tratto del Viale Parco al quale il sindaco ha invertito il senso di marcia. Anche un bambino capirebbe che quel cartello è farlocco così come tutto il cantiere messo su in tutta fretta per giustificare il cambio della viabilità. Senza uno straccio di autorizzazione. Ci sono alcuni lavoratori delle cooperative comunali e della ditta del fantomatico “Parco del Benessere” che piazzano una serie di ringhiere e qualche transenna dove c’è scritto “lavori in corso” ma di lavori effettivi non c’è nulla. “Fanno finta di lavorare – incalza Matteo Olivieri – ma purtroppo la magistratura e le forze dell’ordine, a loro volta, fanno finta che tutto sia regolare…”.
Una situazione al limite del paradosso e del grottesco alla quale il Comitato NoMetro prova a reagire. Delio Di Blasi e Mario Bozzo, che accompagnano Olivieri al tavolo della conferenza, annunciano che investiranno del problema anche il prefetto perché, vivaddio, questi lavori sono illegali fino al midollo e danno appuntamento alla città indignata per venerdì 21 settembre. “Avvieremo una raccolta di firme – continuano – per ribadire il nostro diritto, per come prevede lo statuto comunale, a far svolgere un referendum. Sfidiamo il sindaco ad un confronto democratico ma lui da questo orecchio non ci sente perché ha una paura fottutissima di perdere e di fare una figuraccia insieme ai suoi compari”.
Non mancano gli spettatori interessati: commercianti penalizzati dalla chiusura del Viale Parco, militanti Cinquestelle, attivisti dei centri sociali, qualche sindacalista. C’è tanta voglia di reagire ma c’è anche la consapevolezza di confrontarsi con una sorta di “muro di gomma” quasi impossibile da scalare. Ma la battaglia è appena cominciata.