Cosenza, la replica di Morra: “Occhiuto ha conosciuto già le patrie galere”

Ha atteso poco meno di 24 ore il senatore Nicola Morra per replicare all’annuncio di querela di Occhiuto il cazzaro, con annesse gravissime accuse di “mafiosità” al figlio. Il parlamentare pentastellato, presumibilmente, avrà avuto grande difficoltà a contenere la prevedibile rabbia suscitata dalle solite cazzate in libertà di un uomo (?) sempre più in preda a un delirio di onnipotenza che ormai indigna tutta una città e alla fine ha cercato di contenerla in un video di due minuti che da ieri sera circola abbondantemente nella rete.

Morra, tanto per puntualizzare, esordisce affermando di non aver detto in termini categorici che “Occhiuto ha fatto lavorare la ‘ndrangheta” ma di aver premesso un “pare” che – ovviamente – dà alla frase tutta un’altra dimensione. E che invece il sindaco ha omesso. Quello stesso “pare” che Morra inserisce nel titolo del suo post: “Pare che il sindaco sia nervoso…”.

Morra avrebbe potuto sostenere – e nessuno avrebbe potuto ribattere nulla – che per l’appalto dell’ecomostro di piazza Fera il costruttore Barbieri è stato prima arrestato ed ora è sotto processo con l’accusa di far parte del clan Muto ma, almeno per ora, non l’ha fatto apertamente, accennando all’argomento (fondamentale per tanti motivi) verso la fine del suo video. Ha precisato invece che rinuncerà alle guarentigie, la vecchia impunità parlamentare, per difendersi dalla folle querela dell’Occhiuto cazzaro in qualche aula del porto delle nebbie. A questo punto, tradendo una smorfia del viso dalla quale traspariva una rabbia controllata a fatica, Morra ha ricordato l’accusa del suo rivale nei confronti del suo “stretto congiunto” che sarebbe vicino ad elementi in odor di mafia e, come da copione, ha invitato il cazzaro, nella sua qualità di pubblico ufficiale, a denunciare e ad esporre i fatti alla magistratura per le valutazioni del caso. Il preludio all’affondo nei confronti del peggiore sindaco di tutti i tempi della città di Cosenza.

Morra, in particolare, ha ricordato ad Occhiuto che altro non è che un “prescritto” (alla stessa stregua di un Nicola Adamo o di una Enza Bruno Bossio, tanto per intenderci) e gli ha ricordato, evidentemente perché se ne dimentica o magari perché l’ha rimosso, che, a differenza sua, ha conosciuto già le “patrie galere” – a luglio del 1994 – salvandosi nel processo successivo non perché innocente ma solo perché il reato è andato in prescrizione. Annunciando anche che il M5s si sta battendo per la riforma di questo “salvagente” che ha evitato la galera a decine e decine di corrotti e collusi con la ‘ndrangheta e con le mafie.

Il senatore si è avviato alla conclusione accennando alla “verità storica” delle aziende colluse con la mafia (quella di Giorgio Ottavio Barbieri in primis ma senza nominarla) che hanno lavorato per conto di Occhiuto e che hanno suscitato l’attenzione della Dda. La chiosa sta tutta in un “ne vedremo delle belle” che potrebbe suonare come un sinistro presagio nei confronti del sindaco cazzaro. Anche se, affinché la profezia del ritorno di Occhiuto nelle patrie galere si realizzi, servirebbe la collaborazione del procuratore della Repubblica di Catanzaro, che – per il momento – è ancora impegnato nel suo “tour estivo” di kiakkiere (ormai a Cusenza tutti lo scrivono così) e tabacchere i lignu. Ma, prima o poi, anche questa estate dovrà finire. O no?