LA CITTÀ SFIGURATA DALLE GRANDI OPERE E LE LEGGI
dal profilo Fb di Battista Sangineto
Nel caso fosse sfuggito a qualcuno, vorrei segnalare il documento pubblicato da Iacchite’ (http://www.iacchite.com/metro-anche-palla-palla-e-fuorilegge-la-soprintendenza-lo-inchioda-ecco-le-prove/) perché mi sembra particolarmente interessante per il dibattito politico e culturale che si è svolto, e che si svolge, in questi ultimi anni non solo a Cosenza, ma in quasi tutte le città italiane ormai travolte da una insensata e tumultuosa trasformazione dei paesaggi urbani.
Salvatore Settis (2017, p.136) dice: “Lo spazio in cui viviamo è un formidabile “capitale cognitivo” che fornisce coordinate di vita, di comportamento e di memoria, costruisce l’identità individuale e quella, collettiva, delle comunità. Il grado di stabilità del paesaggio urbano che ci circonda è in diretta proporzione a un senso di sicurezza che migliora la percezione di sé e dell’orizzonte di appartenenza, favorisce la produttività degli individui e delle comunità, innesca la creatività. Per converso, la frammentazione territoriale, la violenta e veloce modificazione dei paesaggi urbani, il dilagare delle periferie-sprawl prive di centro innesca patologie individuali e sociali“.
Anche a Cosenza, forse più che altrove, queste patologie, individuali e collettive, sono ormai evidenti a chicchessia.
Una smodata smania di costruire nuove architetture e di frammentare i paesaggi sembra aver colto non solo il sindaco, l’architetto Occhiuto, ma anche il Presidente della Regione, Mario Oliverio.
In un’epoca nella quale persino Rem Koolhaas -l’interprete principale del junkspace ed uno dei promotori delle architetture estreme ed in convulso fermento (da Londra a Parigi, da New York a Shanghai), colui che dice che “la Bigness è incapace di stabilire relazioni con la città classica, al massimo può coesistere con essa”- ha recentemente detto, invece, che “Roma non ha bisogno di alcuna competizione; ha già tutto quello che una città può desiderare. E’ perfetta così”. Intendendo Roma come esempio di Centro storico plurimillenario e pluristratificato.
A Cosenza, invece, si sono fatti, e si intendono fare, ponti fuori misura e fuori contesto, edifici pubblici destinati a rimanere contenitori (dalle forme improbabili) senza contenuti e infrastrutture antieconomiche che frammentano e dividono ulteriormente, invece di “rammendare” (come scrive Renzo Piano) e di ricucire la città.
Tutta questa smania di modernità mentre il Centro storico di Cosenza continua, nonostante i quasi 100 milioni promessi, a cadere a pezzi. Mentre il nostro straordinario patrimonio, quello che sarebbe in grado di fornire “coordinate di vita, di comportamento e di memoria, costruisce l’identità individuale e quella, collettiva, delle comunità” va in rovina, si spendono decine o centinaia di milioni di euro per introdurre, a forza, nuove architetture o infrastrutture che hanno il solo pregio di “DISNEYFICARE”, omologandola a centinaia di altre nel mondo, la nostra città.
Grazie al documento pubblicato da Iacchite’ scopriamo, per sovrapprezzo, che tutte queste inutili e dannose Grandi Opere sono prive, al 16 luglio 2018, di autorizzazioni e pareri da parte degli Enti preposti alla tutela ed alla salvaguardia del Patrimonio culturale e paesaggistico, Regione Calabria compresa in virtù del suo QTRP del 2016.
Sono sicuro che il Presidente Mario Oliverio -al quale mi ha legato una comune, lunga e familiare militanza politico-culturale- vorrà, e potrà, chiarire tutti gli aspetti politici, culturali e legislativi che, ad un osservatore abbastanza attento come chi scrive, sembrano, perlomeno, opachi.