Calabra Maceri: “Chiediamo scusa ai cittadini per gli odori nauseabondi”. Cittadini esasperati.
di Matteo Olivieri
Era visibilmente emozionato Attilio Pellegrino, Amministratore Unico di Calabra Maceri, all’inaugurazione della bio-raffineria di contrada Lecco costruita nella zona industriale di Rende, sul sito adiacente ai laghi della ex-Legnochimica. Quello che è stato inaugurato ufficialmente ieri è il secondo impianto attivo in Italia per la produzione di biometano e compost a partire dai rifiuti.
“La Calabria diventa un esempio da seguire”, ha dichiarato con tono trionfalistico Pellegrino, prima di essere bloccato dal classico groppo in gola. E, sull’onda dei buoni sentimenti, il patron di Calabra Maceri si sbilancia fino al punto di chiedere scusa ai cittadini per gli odori nauseabondi che – proprio in concomitanza con l’entrata in funzione del nuovo impianto, avvenuta lo scorso 29 agosto -, i residenti di Rende, Montalto Uffugo e San Pietro in Guarano lamentano a gran voce. Un’ammissione di responsabilità in piena regola, destinata a segnare una svolta importante nella vertenza sociale che vede da tempo contrapposte l’azienda e la popolazione che risiede nello stesso territorio.
La vertenza si è tuttavia inasprita nell’ultimo mese, dopo che i residenti dell’area hanno cominciato a lamentare odori nauseabondi, nuovi e diversi rispetto al passato, senza che nessuno sia mai intervenuto per i dovuti accertamenti. Per Arpacal e Regione Calabria è tutto a posto, eppure l’azienda rivendica di essere in regola tanto che – ancora l’altro ieri – la famiglia Pellegrino parlava di “azienda moderna e salubre”.
Ma questa cosa gli abitanti di contrada Lecco non l’hanno mai accettata. “Al Comune di Rende perdono tempo senza intervenire – dichiarano contrariati gli attivisti dell’Associazione Crocevia (che da anni tiene accesi i riflettori sulla vicenda dell’inquinamento nella zona industriale di Rende) – “e ogni volta ci dicono che stanno ancora cercando di capire da dove originino gli odori nauseabondi, mentre invece la fonte è chiara a tutti. Siamo stanchi”.
L’amministratore unico di Calabra Maceri Attilio Pellegrino, evidentemente conscio di questo disagio avvertito dalla popolazione, ha proferito parole inequivocabili nel corso del suo breve intervento: “Dispiace la polemica sugli odori. E’ vero, ogni tanto si sentono odori molesti ma noi cerchiamo di evitarli al massimo. E vi chiediamo scusa se qualche odore scappa, ma noi ci impegniamo ad eliminare gli odori. Con i vostri consigli ce la faremo!”
E di consigli, l’associazione Crocevia (presente all’incontro nelle persone del segretario Antonio Morrone e dell’economista Matteo Olivieri, quest’ultimo in rappresentanza del presidente Avv. Francesco Palummo) ne ha da vendere, se solo qualcuno si degnasse di ascoltarla. Secondo l’Associazione, infatti, l’azienda deve innanzitutto attenersi scrupolosamente a quanto contenuto nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), recentemente rinnovata dalla Regione Calabria in data 17 agosto 2018.
Tale documento a pagina 8 prescrive che “in presenza di significative segnalazioni di disturbo olfattivo, nonostante il rispetto dei valori di riferimento al biofiltro, è opportuno procedere alla individuazione delle cause di disturbo, anche ricorrendo a tecniche come la GC-MS con idonea tecnica di preconcentrazione (criofocalizzazione/microestrazione in fase solida o altro) o il naso elettronico, al fine di individuare i possibili interventi per la mitigazione della fonte del disturbo olfattivo”.Ovvero, l’azienda è tenuta ad intervenire per rimuovere le cause dell’inquinamento olfattivo anche qualora i parametri di legge siano tutti rispettati. Anche le metodiche di rilevamento sono già tutte illustrate. Dunque, cosa si aspetta? Invece, di naso elettronico ancora non c’è traccia, nonostante le numerose promesse fatte a vuoto dal sindaco di Rende, e neppure v’è certezza della reale efficienza dell’impianto di filtrazione dell’aria attualmente in uso. Esistono infatti numerose perplessità sul corretto funzionamento dei biofiltri, i cui parametri di esercizio (quali temperatura, l’umidità, il pH, la portata d’aria oraria in ingresso e uscita, il tempo di contatto, la disponibilità di ossigeno e la presenza di nutrienti), riportati nell’AIA dello scorso agosto, devono essere “confrontabili con le indicazioni riportate nelle Linee Guida approvate con Decreto Ministeriale del 29.01.2007”, per poter esprimere un giudizio sul corretto funzionamento.
Tuttavia, di buona parte di tali parametri non esiste traccia nelle auto-analisi condotte dall’azienda e contenute nella tradizionale relazione annuale inviata alla Regione Calabria, all’Arpacal ed al Comune di Rende. Altri parametri, invece, sembrerebbero confermare che l’impianto non lavora a regime, e quindi produce odori. Ma, a quanto pare, le prescrizioni di esercizio, poi non vengono controllate con attenzione, e a pagarne le conseguenze sono i cittadini che avvertono un peggioramento sensibile della loro qualità di vita. Ovviamente ci si chiede come mai tali anomalie non siano mai state fatte rilevare dagli enti preposti ai controlli, visto che il rispetto di tali parametri è un fattore essenziale per valutare l’efficacia della depurazione dell’aria.
Infatti, in mancanza di un corretto funzionamento del biofiltri, aumenta il rischio che l’aria non venga filtrata correttamente e quindi, che gli odori nauseabondi si diffondano non filtrati nel territorio circostante. Se a ciò si aggiunge il fatto che i biofiltri della Calabra Maceri sono ubicati sotto una tettoia all’aperto, anziché chiusi (come invece accade in altre regioni d’Italia, nel caso in cui questo tipo di impianti sia ubicato in zone industriali vicine ai centri urbani), allora si intuisce la gravità del problema, che finora nessuno è stato in grado di risolvere.
Pertanto, le scuse dell’amministratore non bastano. Servono fatti. L’azienda Calabra Maceri, che ci tiene a definirsi moderna quanto a tecniche industriali utilizzate, non può non aspirare ad essere altrettanto moderna nel suo stile di management. Per questo motivo, non può esimersi dall’ abbracciare le buone pratiche internazionali di responsabilità sociale d’impresa, cominciando col farsi parte attiva di un tavolo di discussione permanente con i portatori di interessi locali, allo scopo di concordare le misure più opportune per eliminare le cause all’origine dei cattivi odori e per inaugurare un percorso virtuoso di dialogo col territorio, da cui dipende la prosperità dell’azienda.
Alcune soluzioni sono a portata di mano e sono già contenute nel Piano di Monitoraggio e Controllo allegato all’AIA, quando si prescrive “il rivoltamento della biomassa del filtro o, se questo non bastasse, la parziale o completa sostituzione del biofiltro”. Attualmente, invece, i controlli sull’efficienza del biofiltro sono semestrali. Un periodo di tempo troppo lungo per un impianto ubicato a ridosso del popoloso quartiere di Quattromiglia, e troppo blando per la popolazione che aspetta risposte chiare ed immediate.
Ora come non mai l’azienda è chiamata a dimostrare senso di responsabilità e spirito di servizio nei confronti della comunità a cui si appartiene, smettendo di strizzare l’occhio alla politica locale sempre più autoreferenziale, e rimboccandosi le maniche per essere parte attiva nella risoluzione del problema. Solo così si potrà coniugare sviluppo economico e crescita sociale, con maggior vantaggio duraturo per entrambi.