Rende 2019, il Cinghiale logora… chi non ce l’ha

Ormai a Rende non se ne fa più mistero. Sandro Principe è pronto a riprendersi quella città della quale è stato giovanissimo sindaco all’alba degli anni Ottanta e maturo primo cittadino una ventina d’anni dopo rischiando addirittura di morire con la fascia tricolore addosso (subì un gravissimo attentato nel 2004) prima di approdare alla Regione e di conoscere l’affronto dell’arresto della Dda tre anni fa. Una storia a dir poco “movimentata” e che non è certo finita, per chi conosce il politico rendese.

A spingerlo con tutte e due le mani verso l’arresto – e anche questo non è un mistero – è stato il Cinghiale della politica italiana ovvero Tonino Gentile. Nel 2007 era partita proprio dai suoi scagnozzi una violenta campagna di stampa contro Principe e lo sviluppo edilizio di Rende e da quella inchiesta aveva preso il via un tortuoso iter che aveva portato prima all’insediamento della commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende (sindaco Cavalcanti) e poi allo scioglimento con connesso arrivo del commissario Valiante, di stretta osservanza cinghialesca. Tre anni fa, il prevedibile epilogo con l’arresto di Sandro Principe, ormai fuori dai giochi di potere e persino fuori dal governo della sua città, che il Cinghiale gli aveva soffiato – dopo anni e anni di tentativi andati a vuoto – con uno dei personaggi più squallidi che Cosenza e Rende abbiano conosciuto ovvero l’avvocato Marcello Manna, meglio noto come il quaquaraquà, come ben sanno i nostri lettori. Ora, Iacchite’ non ha mai risparmiato nulla a Sandro Principe e ai suoi fiduciari, sottolineando anzi più volte come ancora siano tutte da verificare le questioni che hanno portato allo sviluppo edilizio di Rende ma non c’è dubbio che chi ha preso il suo posto ha dimostrato tutta la sua avidità di potere e la sua inadeguatezza, finendo a sua volta nel mirino della Dda di Catanzaro per questioni legate strettamente alla gestione del rapporto con i mafiosi.

Oggi siamo arrivati a pochi giorni dal ballottaggio: un testa a testa tra Sandro Principe nel ruolo del Conte di Montecristo e Marcello Manna che prova a riconfermarsi sindaco. Sono in molti a dire che l’ago della bilancia lo farà ancora una volta il Cinghiale ma stavolta Gentile non solo non sarà dalla parte di Manna ma appoggerà, più o meno apertamente, dopo essere stato dalla parte di Mimmo Talarico al primo turno, proprio quel Sandro Principe che solo qualche anno fa ha contribuito a fare arrestare. La circostanza sta facendo molto rumore a Rende in questi giorni e gli stessi protagonisti l’hanno commentata a dovere. Manna starnazzando alla sua maniera e lamentandosi dell’appoggio “perduto”, Principe invece da più tempo ha fatto ricorso al sarcasmo e all’ironia.

Ma questo sindaco Manna, brava e garbata persona, diventa veramente curioso e pittoresco quando si avventura sui sentieri più intricati ed inesplorati della politica – ha scritto Principe sul suo profilo Fb qualche tempo fa e ben prima di decidere di scendere in campo – . Ma come? Gentile alle elezioni del 2014, al primo turno, assicura il 40% dei voti conseguiti dal Manna ed, una volta eletto, ne fa il suo candidato alle elezioni per il Presidente della Provincia. Manna dimentica di essere un sindaco civico e consegna a due suoi rappresentanti di Gentile deleghe assessorili importantissime. Poi i due (Manna e Gentile) litigano. I gentiliani abbandonano la maggioranza manniana e passano all’opposizione, raggiungendo in questo ruolo i consiglieri di Insieme per Rende e gli altri che all’opposizione sono da sempre. Ebbene Manna inopinatamente si scandalizza. Gentile è buono solo se sta con lui..“. 

Morale della favola: se quel Belzebù di un Andreotti fosse ancora vivo, non c’è dubbio che avrebbe commentato con una sola frase tutta questa intricata vicenda e non c’è dubbio che questa “formuletta” possa diventare uno dei mantra della prossima campagna elettorale rendese. “Il Cinghiale logora… chi non ce l’ha”. C’è bisogno di commento?