Ciclopolitana, la solita incomprensibile matassa burocratica
di Arma Zimeca
Non si smentiscono mai, le “carte cinesi” di quest’amministrazione. Devono essere sempre tante, e intrecciate tra loro nella maniera più confusionaria possibile. Per ogni atto che nasce ne spuntano fuori più quattro, mentre altri due svaniscono nel nulla.
Succede più o meno questo anche nell’affaruccio della ciclopolitana.
Valore a base d’asta dell’operazione, un milione e trecentomila o poco più. Oggi alle 10 scade il termine di presentazione delle offerte. Ma, ancora prima che tutto accada, salta già fuori qualche stranezza.
Tutto nasce da un affidamento diretto di progettazione, quindi revocato e saldato in parte, poi nuovamente rimesso in progettazione, salvo poi trasformarsi in appalto. E da sette lotti, il progetto passa a tre e poi a soli due: ossia, vien subito da pensare, forse meno lotti quindi meno imprese chiamate a lavorare. La domanda è legittima.
I nomi dei progettisti? I soliti, ricorrenti in altri affari del passato.
Fermi i limiti della piena e totale discrezionalità della stazione appaltante, ferma la legislazione vigente che “quasi” impone la suddivisione in lotti, (vedi codice appalti) alcune considerazioni sono d’obbligo.
Innanzitutto la suddivisione in lotti viene prevista per favorire la massima partecipazione alla gara da parte delle imprese presenti sul mercato (tutte, micro, piccole e medie).
Inoltre, i criteri di suddivisione devono sottostare a specifiche prescrizioni, a tutela assoluta dell’interesse pubblico nella scelta del miglior contraente.
Il fine dovrebbe appunto essere di garantire il migliore utilizzo possibile delle risorse finanziarie della collettività. Ci siamo? Bene.
Fatto sta che, a leggere le carte, tale interesse sembra non essere minimamente preso in considerazione. Prendi per esempio il Lotto 2: la progettazione senza previo appalto costa, in bilancio, 34mila euro o poco più, su basa d’asta di circa 38mila euro.
Lo stesso provvedimento viene preso e buttato nel cestino, per trasformarsi in gara d’appalto. Vale anche per il Lotto 1.
L’amministrazione in carica, intanto, sceglie la forma del massimo ribasso. Ciò vuol dire aprire le porte all’offerta economicamente più vantaggiosa.
Nello specifico, il capitolato di gara, al netto di numerose prescrizioni tecniche (anche sui materiali) lascia un’amplissima facoltà di azione e di scelta all’aggiudicataria. Il che, verisimilmente, si tradurrà in un elevato sconto, ricavato principalmente dall’utilizzo di materiali sicuramente a norma di legge ma che non rispettano i più elevati standard qualitativi che ci si aspetta.
Della serie, risparmia e cumparisci. Il resto è mancia.
Poi c’è la clausola, inserita nel bando, dell’esclusione automatica di quelle ditte che offrono uno sconto percentuale maggiore della cosiddetta “soglia di anomalia”.
Si tratta di una clausola che non disinnesca la possibilità di ritrovarsi con una “scontistica” eccessivamente alta, in virtù del fatto che l’esclusione automatica scatta solo al raggiungimento di n.10 offerte valide.
Anche su questo punto occorre vedere cosa accadrà oggi.
Ciliegina sulla torta, stiamo parlando di un appalto che vede le stesse (identiche!) lavorazioni svolte in soli due punti diversi della città. Ciò vuol dire che le funzioni di controllo da parte della stazione appaltante dovranno essere sostanzialmente raddoppiate.
Si è scelta una via che, molto facilmente, può portare, in caso di contenzioso, a un blocco parziale dell’opera pubblica. Insomma, a cercare di districare la matassa tra progettazioni, incarichi, revoche, frazionamenti, forse ci vorrebbe una squadra di “esperti”.
Abbiamo tutti il diritto di sapere se tutto e proprio tutto funziona o meno a spezzatino, pardon, frazionamenti, come da copione. Non smetteremo mai di confidare in uno scatto di reni di questi “esperti”, che abbiano la voglia di andare ad appurare che i fondi pubblici saranno usati con la diligenza dei buoni padri di famiglia e non elargiti ai soliti noti.
Di certo, la cliclopolitana verrà raccordata alla pista ciclabile disegnata nel cosiddetto “parco del benessere”, mentre ci chiediamo che ne sarà delle piste ciclabili (già sconnesse) che il sindaco si è affrettato a spalmare sui marciapiedi della nostra città?
Ma, tornando all’appalto, siamo sicuri che non vi sia un indebito frazionamento? Chiediamo lumi. Considerando che i progettisti sono i soliti professionisti, un dubbio lo avremmo: sarà lecito pensare male? Che – come ha detto qualcuno -nell’ambito di una procedura in corso e che include anche i progetti di cui all’oggetto, a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre.