Calabria Verde, la Finanza chiede lumi su 102 milioni di fondi. Il dg Furgiuele nei guai. Operai furiosi

Paolo Furgiuele
Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro ha acquisito stamattina, nella sede di “Calabria Verde”, la rendicontazione relativa all’utilizzo dei fondi Por Calabria 2007-2013, compresi gli stati di avanzamento dei lavori, relativi agli interventi di messa in sicurezza degli alvei dei fiumi e per la mitigazione del rischio frane.
L’acquisizione è stata fatta su delega del pm della Procura della Repubblica di Catanzaro, Alessandro Prontera, che sta conducendo da alcuni mesi un’inchiesta per accertare presunti illeciti nella gestione di “Calabria verde”.
La Procura, secondo quanto si è appreso, vuole accertare, in particolare, se le somme erogate con i fondi Por siano state utilizzate effettivamente per gli scopi cui erano destinate. Il sospetto, infatti, è che i fondi che dovevano servire per la messa in sicurezza degli alvei dei fiumi siano serviti, in realtà, per soddisfare altre esigenze, come, per esempio, il pagamento degli stipendi al personale.
Sembra dunque che la procura di Catanzaro, dopo aver fatto luce sull’appalto pilotato da 32 milioni per la Protezione Civile a vantaggio dell’azienda Piemme&Matacena di Napoli, si stia interessando a tutti i finanziamenti ricevuti da Calabria Verde.
Parliamo di qualcosa come 102 milioni di euro complessivi, stanziati per il dissesto idrogeologico e finiti invece sulla rendicontazione degli operai.
Calabria-Verde
Ormai da anni  la Comunità Europea finanzia solo la realizzazione di opere e non il pagamento degli stipendi.
Il direttore generale di Calabria Verde Paolo Furgiuele aveva garantito alla presidenza della Regione la possibilità di sfruttare tali fondi inducendo il Dipartimento in errore.
E il Dipartimento guidato da Oliverio ultimamente ha iniziato a richiedere le carte e perciò si sono rilevate le prime problematiche. Tanto per usare un gergo tecnico, non si cercano più i listini classici ma bensì le firme e il sito dove stanno operando i lavoratori.
Il problema sta nel fatto che i mesi di aprile e maggio sono rendicontati e gli stipendi degli operai sono stati liquidati con questi fondi. Eppure gli operai lavoravano sui cantieri tradizionali con relativi costi di alta montagna e missioni varie… E la domanda sorge più che mai spontanea: com’è possibile contrastare il dissesto idrogeologico senza spendere un euro in materiali, noleggio di macchinari e così via?
Nella migliore delle ipotesi siamo davanti a un danno economico per la Regione Calabria e che dire delle laute parcelle pagate per i professionisti e soprattutto per i progettisti?
In tutta questa confusione, si rischiano gli stipendi di circa 7 mila dipendenti (dei quali 6 mila operai) e la relativa tredicesima. E la gente che lavora veramente, non i parassiti come Furgiuele, ne ha le scatole piene di questo continuo saccheggio di risorse.

Il problema che ha Furgiuele è semplice: se non riesce a rendicontare i fondi, è evidente che questi devono tornare indietro e la conseguenza materiale è la creazione di un buco di bilancio o, se preferite, una voragine. Che qualcuno dovrà pur giustificare e di cui qualcuno dovrà pure essere responsabile.

L’ipotesi di reato che si profila è una gigantesca truffa (e Furgiuele in questo è recidivo perché è già incriminato per reati relativi alla sua azienda).
Non si può pagare alta montagna (esempio classico) se gli operai lavorano invece su un alveo di un torrente e la truffa viene messa in essere, oltre che dal direttore generale, anche dai direttori dei lavori che firmano i listini.
Quanto ai materiali, è evidente che sono stati ugualmente acquistati ma non sono stati pagati perché il buon direttore generale era certo della copertura della Regione. Adesso, però, a Calabria Verde sono decisamente in ritardo anche perché la normativa della Comunità Europea non permette il rendiconto di spese effettuate nell’ultimo mese.

Volendo essere ancora più chiari: Calabria Verde sta cercando di rendicontare i 60 milioni già ricevuti e la Regione chiede lumi per il rilancio degli altri 42 milioni…

Il grave rischio che si corre adesso è quello di non poter pagare gli stipendi perché difficilmente un dirigente regionale adesso si prenderà la responsabilità di firmare qualsivolgia documento con questi chiari di luna…

E se si incazzano gli operai, sono guai seri per tutti.