‘Ndrangheta, potere e cambi di equilibri: un gran guazzabuglio

di Saverio Di Giorno 

Prima Legge: il potere non si crea né si distrugge, semplicemente si trasforma. Si inabissa e poi riemerge. Seconda legge: quando emerge è solo nella parte terminale del suo percorso. Si potrebbe riassumere così il significato dell’operazione Lande Desolate che, puntando alla politica, ha chiuso il cerchio di una lunga serie di indagini che avevano colpito solo il settore militare.

Si possono fare due esempi lampanti per capire la gestione del vecchio potere: la sanità e Calabria Verde. La sanità in Calabria copre l’80% delle risorse. Poco prima delle elezioni regionali del 2014 è scoppiato il caso dei 135 falsi precari. Le 135 persone “prescelte” erano vicine in qualche modo (per parentela o appartenenza politica) ai fratelli Gentile o a Nicola Adamo, marito della deputata PD Enza Bruno Bossio. Una spartizione.

Altra tecnica è quella di appaltare alcuni servizi a ditte esterne. Per quanto riguarda Calabria Verde, Furgiuele ‘O Principale in un interrogatorio ha spiegato il meccanismo con cui si assegnano i distretti: tutti iscritti al PD. Certo, l’impianto accusatorio in tutte queste indagini è da provare, ma abbiamo un altro tipo di “prove” che possiamo portare: gli ospedali pubblici sono ridotti ad ospedali da campo. Se non è una prova è, quantomeno, una responsabilità. Poi c’è l’altra metà del mondo, quella criminale e cioè il clan Muto legato alla clinica Tricarico che ha finanziato la campagna della deputata Bruno Bossio o ancora legata all’imprenditore Barbieri aggiudicatario degli appalti più importanti dell’Alto Tirreno Cosentino. Si soddisfano interessi vicendevolmente: gli uni garantiscono voti e gli altri garantiscono appalti e finanziamenti tramite soldi pubblici.

Un sistema perfetto che ha funzionato fino a quando non sono venuti a mancare fondi pubblici e imprenditori e cioè negli anni dopo la crisi – I soldi pubblici sono stati succhiati in tanti altri modi, CORAP, SORICAL ecc. – Non solo: in questi anni è avvenuto anche un cambiamento nel controllo del territorio da parte delle cosche: il monopolio della coca dal Sud America è stato minacciato da un ritorno dell’eroina e di sostanze chimiche. Quando una cosca perde il controllo del territorio perde anche consenso e i corrispettivi politici diventano deboli: è accaduto per i Muto sulla costa, ma anche per i Lanzino-Rua nel cosentino. Ad accelerare il declino delle varie forze hanno contribuito scandali vari e il terremoto elettorale. La conseguenza di tutto ciò è che alcune cosche che sono rimaste indietro sono state colpite dalla magistratura, le altre hanno preferito trovare referenti più credibili. Il nervosismo dato dalla paura di restare fuori dai giochi è divenuto sempre più chiaro negli ultimi mesi, basta guardare alla spaccatura nel comune di Cetraro, in quello di Scalea o alle manovre politiche di Magorno a Diamante.

Insomma, quelli che sono finiti nella rete di Gratteri sono individui che alle prossime elezioni non avrebbero comunque costituito una parte rilevante. In questo cerchio rimane da chiarire il ruolo giocato dalla magistratura: in questi anni sono stati scritti fiumi di inchiostro e denunce che non hanno avuto alcun seguito tanto da far venire il dubbio che si è agito solo quando alcune coperture sono cadute, un po’ come per la cattura di Riina nel ’93, ma questi sono dubbi da complottisti sospettosi. Torna in mente l’episodio (solo l’ultimo) della promozione di Bruni proprio quando si stava per chiudere, probabilmente, l’indagine “Nuova Frontiera bis” e nelle carte al posto del nome di un politico si leggeva “omissis”. Era il 2015 e non c’era ancora stato il terremoto del 4 Marzo.

Ad ogni modo se viene a mancare un anello imprenditoriale vero e proprio, nel prossimo futuro i due mondi dovranno dialogare diversamente. In molti territori esistono già problemi di controllo del territorio. Una di queste strade può essere quella delle cooperative, già utilizzate dalla ‘ndrangheta al nord. “Se io voglio tagliare i costi di un’impresa posso sub appaltare ad una cooperativa che mi dà braccia a basso costo” così si esprime un imprenditore emiliano. Molti servizi nei comuni italiani funzionano già così, il più importante dei quali è quello dei rifiuti. Il consorzio Valle Crati serve moltissimi comuni dell’Alto Tirreno ed è stato interessato da un’inchiesta parlamentare. Appartengono alla Valle Crati Spa diverse altre ditte nelle quali siedono ex sindaci di Rende, poi indagati per altri motivi, ma anche l’Alto Tirreno srl presieduto da Francesco Rovito e nel cui cda vi era Mario Russo. Altro esempio nostrano sono le cooperative agricole. Le cooperative quindi permettono di avvicinare politica e criminalità in maniera molto più diretta.

Sicuramente quello che ci riserva il futuro sarà una criminalità fatta di molti colletti bianchi e pochi soldati. Molto più invisibile. La ‘ndrangheta è la mafia che meglio ha saputo intessere questi rapporti grazie alla permeazione della massoneria. Dall’altra parte occorre una forza politica capace di dialogare a questi livelli.

Una possibile pista giunge dai lontani anni ’70, un fil rouge, anzi noir. Sono gli anni dei moti di Reggio, gli anni in cui l’avvocato Romeo (indagato nelle inchieste Mammasantissima e Gotha) aiutava Franco Freda alla fuga, gli anni del golpe Borghese per il quale la ‘ndrangheta metteva a disposizione 3000 uomini.

Un altro salto temporale e siamo nel ’92. Gli anni della trattativa Stato-mafia. In quel tempo al sud nascevano le Leghe meridionali, gran parte con sede legale presso lo studio dell’avvocato Menicacci, già sede della “Intercontinental Export Company I.E.C. S.r.l.”, la società di Stefano Delle Chiaie. In una riunione a Lamezia Terme parteciparono esponenti anche della neonata Lega Nord. Poi non se n’è fatto più nulla, ma i rapporti sono rimasti e così oggi, all’interno di Noi con Salvini, troviamo Angelo Attaguile (ex MPA finanziato dalla Lega), poi c’è Nello Musumeci sostenuto da Nino Strano che fondò “Sicilia Libera”. O ancora, a Milano, in Via Durini, c’è Domenico Magnetta, ex-Nar, con lo studio accanto all’ex tesoriere della Lega Belsito, ma anche e soprattutto vicino a Tosi e Scopelliti. È quest’ultimo l’artefice occulto della campagna della Lega in Calabria.

Una campagna che ha dato ottimi risultati e che si prospetta di migliorarli; per questo lo sport preferito dai politici nostrani, Gentile in testa, è il salto sul carroccio.

Il potere che si sta delineando affonda le radici negli anni ’70. Molti personaggi hanno sentito l’odore della polvere da sparo e provato a ribaltare lo Stato, poi hanno deposto le armi, preso le penne e sono diventati parte di quello Stato. Colletti bianchi, burocrati. Carriere luccicanti e fedeli che hanno bloccato quelle di tanti giovani laureati. Se quello che si instaurerà sarà autoritarismo, come qualcuno dice, sarà molto diverso dal primo: senza alcun sistema di valori neanche nella retorica. Sono l’esaltazione dell’ipocrisia piccolo borghese pronta a contestare i fondi di Lucano, ma zitta sui 49 milioni della Lega. Gli uomini alla base di questo nuovo potere sono faccendieri e mercenari pronti a vendere subito il proprio Dio, la propria Patria e la propria Famiglia per occupare tutte le poltrone con le loro ragioni. Parafrasando Brecht, ai pochi altri eretici non resteranno che i posti del torto…

Una sola cosa avrà in comune con il ventennio: l’indifferenza dei tanti del M5s che in Italia e in Calabria non dicono nulla su tutto questo e quando lo faranno avranno aspettato troppo.