Il direttore dei lavori di grandi appalti per la realizzazione di alcune tratte autostradali e dell’alta velocità ferroviaria era pronto a chiudere un occhio – o tutti e due – per certificare la regolarità delle opere, in cambio di subappalti per forniture e opere connessi a società riconducibili a se stesso.
È la trama del sistema corruttivo messo a punto, secondo l’accusa, dalla presunta associazione per delinquere svelata dall’indagine della Procura di Roma e dal carabinieri del Comando provinciale, che ha portato all’arresto di 21 persone tra Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria.
E che sarebbe mirata a ottenere contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta Tav Milano – Genova, il 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria e della People Mover di Pisa.
Al centro del meccanismo l’ingegnere Giampiero De Michelis, considerato il «promotore e organizzatore» della banda insieme all’imprenditore calabrese Domenico Gallo. Era lui che, incaricato della direzione dei lavori dal «contraente generale», svolgeva compiacenti controlli di qualità e rilasciava certificati dove si affermava il falso, ottenendo come contropartita «commesse per beni e servizi» fatturati a ditte riferibili a parenti o amici. «Il vincolo criminale ha un forte addentellato anche nel rapporto familiare», annota il giudice nel provvedimento d’arresto.
Le intercettazioni
A spiegare come funzionava il meccanismo, nella ricostruzione dei carabinieri, sono le intercettazioni dei dialoghi dei due principali protagonisti e di altri personaggi coinvolti nell’inchiesta. Come questa dell’aprile 2015, nella quale Gallo dice a un coindagato: «Chi fa il lavoro… la stazione appaltante… i subappaltatori… deve crearsi l’amalgama, mo’ è tutt’uno… Perché se ognuno tira e un altro storce non si va avanti… Quando tu fai un lavoro diventi… parte integrante di quell’azienda là… E devi fare di tutto perché le cose vadano bene… è giusto?».
Nel resoconto degli investigatori, poco dopo lo stesso Gallo si stupisce perché l’interlocutore credeva che i controlli sui lavori venissero svolti secondo le regole: «Ah, perché pensavi che erano…». Quello risponde «Io sì», e Gallo chiarisce: «Nooo… non pensare…. Chi pensa male fa peccato ma non sbaglia mai».
Collaborazione fondata sulla corruzione
Nella cosiddetta «amalgama» il ruolo di corrotti e corruttori quasi si confonde, dando vita a un contesto di reciproca convenienza tra chi paga il prezzo di concedere subappalti alle imprese indicate dal direttore dei lavori, garantendosi così le verifiche favorevoli che consentono di continuare a lavorare e accaparrarsi altri appalti.
È ancora Gallo a spiegare questo concetto di collaborazione fondata sulla corruzione, in un altro colloquio registrato dai carabinieri: «Le loro aziende hanno un orticello loro e cose… però… in joint venture con l’ingegnere (cioè De Michelis, secondo gli inquirenti, ndr) … L’ingegnere è tosto, non è che l’ingegnere, se non passano dalla strada giusta… fa alla lettera il suo lavoro e vuol dire che è meglio che rinunciano… che si buttano a mare…».
Fonte: Corriere della Sera