Acqua, Cosenza ha il record nazionale delle perdite: 77,3%

Gli ultimi dati dell’Istat, pubblicati il 10 novembre 2016, parlano chiaro.
Nel 2015 sono 11 i capoluoghi di provincia che hanno dovuto razionare la distribuzione dell’acqua per uso civile.
Considerando tutti i comuni capoluogo, su 2,6 miliardi di metri cubi immessi nelle reti di distribuzione, l’acqua potabile erogata (cioè effettivamente consumata da cittadini e luoghi pubblici come scuole, ospedali, caserme e parchi) è stata pari a 1,6 miliardi di metri cubi.
Che fine ha fatto il miliardo di metri cubi che manca all’appello? Si è disperso nelle reti comunali.

SPRECATO IL 36,9% DELL’ACQUA POTABILE

Nel 2015 la quantità d’acqua potabile andata perduta nelle reti idriche dei capoluoghi corrisponde al 36,9% del totale. In più di otto comuni italiani su 10 l’acqua sprecata ha superato il 20%, sforando la quota di perdite considerata tecnicamente accettabile (pari appunto al 20%).
La tendenza allo spreco è purtroppo in crescita, ecco perché parlare di emergenza permanente non è un’esagerazione.
Tra il 2012 e il 2015, scrive l’Istat, la dispersione è aumentata di più di un punto percentuale annuo, con una significativa accelerazione tra il 2013 e il 2014.

DAL 2008 DISPERSIONI IN AUMENTO DI OLTRE IL 5%

Le dimensioni del problema si afferrano meglio se come punto di riferimento si assume il 2008.
Il confronto è impietoso. Dal 2008 al 2015 le dispersioni d’acqua potabile nelle reti dei capoluoghi sono aumentate in media di oltre cinque punti percentuali. Appare quindi decisamente fondato il giudizio dell’istituto di statistica, quando scrive che «le azioni volte a ridurre lo spreco della risorsa idrica» sono «ancora insufficienti».

CONSUMO IDRICO IN EUROPA: ITALIA AL QUARTO POSTO

Sulla base dei dati dell’ultimo Censimento delle acque per uso civile fatto sempre dall’Istat, pubblicato nel 2016 e riferito al 2013, l’Italia è ai primi posti in Europa per quantità d’acqua erogata, con 241 litri giornalieri per abitante. Nei soli capoluoghi, nel 2014, la cifra è ancora più alta e raggiunge i 245 litri.

LA MEDIA EUROPEA È DI 188 LITRI PER ABITANTE

Il nostro Paese si colloca al quarto posto nella classifica dei maggiori consumatori della risorsa idrica, subito dopo Cipro, Irlanda e Lettonia. Prendendo sempre come riferimento l’anno 2012, il consumo medio di acqua nei 28 Paesi membri dell’Unione europea è di 188 litri per abitante al giorno. Un valore che viene superato soltanto da nove Stati, tra cui l’Italia. Sono 16 invece i Paesi che ‘bevono’ di meno e che si attestano su valori inferiori. Lituania ed Estonia si segnalano per la loro particolare parsimonia rispetto a tutti gli altri, con una media di 100 litri d’acqua al giorno per abitante.

I due estremi: a Cosenza disperso il 77,3% dell’acqua, a Macerata solo il 6,9%
Acqua: Cosenza, Frosinone e Campobasso sono i tre capoluoghi di provincia italiani con la più alta percentuale di dispersione.

I dati consentono di stilare una classifica delle reti migliori e delle reti peggiori per quanto riguarda le dispersioni d’acqua nei capoluoghi italiani, aggiornata al 2015. Ed è possibile anche rendersi conto di quali città, tra il 2012 e il 2014, abbiano migliorato oppure peggiorato il servizio. Al primo posto, con appena il 6,9% di dispersione, c’è Macerata, capoluogo dell’omonima provincia nelle Marche. Seguita da Piacenza (7,7%) e Udine (9,6).

In fondo alla classifica, invece, c’è Cosenza, dove l’acqua potabile sprecata (immessa nei tubi ma non erogata, perché non arriva a raggiungere il rubinetto) è pari addirittura al 77,3%. Poi ci sono Frosinone, con il 73,8% di dispersione, e Campobasso, che perde il 68,9%.

Occhiuto, insomma, continua a sparare cazzate. Non ha riparato nessuna perdita e Cosenza è all’ultimo posto. Che gli piaccia o no. Questa è la situazione e le sue balle non impressionano davvero più NESSUNO.

Gestione delle reti: meglio l’acqua pubblica o privata?

Incrociando i dati sulla dispersione forniti dall’Istat con quelli raccolti dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, è possibile sostenere che sia per i capoluoghi più virtuosi dal punto di vista dello stato delle reti idriche, sia per quelli che invece registrano le perdite più drammatiche, a prevalere è la gestione pubblica o prevalentemente pubblica.

A Macerata il servizio idrico è gestito dalla Apm (Azienda pluriservizi Macerata Spa), società interamente pubblica. A Piacenza c’è la Iren, Spa mista prevalentemente pubblica. Mentre a Udine opera Cafc Spa, società pubblica controllata da 83 Comuni e dalla Provincia di Udine.

In tutti e tre i casi la dispersione si attesta sotto il 10%, molto meglio della media nazionale.

Anche a Cosenza, però, dove l’acqua dispersa nelle reti, come dicevamo, tocca il record negativo del 77,3%, il servizio idrico è in mano prevalentemente pubblica, con la gestione di Cosenza Acque Spa. Ma, come abbiamo visto, la responsabilità della manutenzione della rete idrica è comunale. Con tutti i buchi che conosciamo…

A Frosinone, al contrario, dove le perdite ammontano al 73,8%, opera la società privata Acea. Mentre a Campobasso, che sconta una dispersione del 68,9%, la gestione è in carico a Molise Acque, azienda speciale di proprietà della Regione.