di Pierluigi Panza
Fonte: Corriere della Sera
Nuccio Ordine, scomparso sabato 10 giugno a 64 anni, ha incarnato la figura del saggista, ovvero quella di un conoscitore non arido e chiuso nello specialismo universitario fine a sé stesso, ma di stampo francese, capace di confrontarsi con un vasto campo del sapere e di saperlo comunicare. Era nato a Diamante, uno dei più bei paesi del litorale tirrenico della Calabria, noto per i suoi cedri e per le scorribande dei Turchi, nel 1958. Pur essendo un sincero europeista, anzi, uno studioso che privilegiava la ricerca su temi e personaggi d’interesse europeo, restò a insegnare Letteratura italiana e Teoria della Letteratura nell’università di Arcavacata in Calabria ed era molto legato alla sua terra. Fu però anche fellow dell’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt-Stiftung e ha svolto lezioni alla Sorbona. Milano era diventata quasi una seconda città per i legami stretti con il «Corriere della Sera» come collaboratore delle pagine culturali e con le case editrici dirette da Elisabetta Sgarbi, ed ebbe rapporti con Roma come membro del Comitato scientifico dell’Enciclopedia Treccani.
La sua figura non è solo quella di uno storico della letteratura bensì di storico della cultura, un’area estesa che la postmodernità ha reso fascinosissima e che Ordine frequentava con capacità e relazioni. I suoi studi sono perimetrabili all’interno di almeno due aree: quella degli studiosi post warburghiani sul Rinascimento per quanto riguarda gli argomenti e quella seguita alla rivoluzione storiografica de «Les Annales» per quanto riguarda i metodi di indagine del passato.
I suoi modelli o compagni di viaggio sono tutti francesi: da Attali (ma Ordine non assunse mai incarichi politici o di dirigente) a Fumaroli e Morin, mentre in Italia possiamo annoverarlo tra gli epigoni di Umberto Eco, anche per il rapporto che strinse con la Bompiani, prima, e La nave di Teseo, poi, come curatore di collane di storia della cultura. Ne diresse altre in Francia, con Yves Hersant, presso Les Belles Lettres e in diversi altri Paesi con generosità e anche bulimia. Un impegno, connesso a una capacità di divulgazione e di relazioni che gli meritarono riconoscimenti accademici, un numero infinito di premi, un vasto medagliere di onorificenze, un inesauribile elenco di dottorati e lauree honoris causa e la membership in varie accademie.
Ordine è noto agli studiosi per i suoi lavori sul Rinascimento e su Giordano Bruno, che per biografia e oscurità è stato un’attrazione per molti studiosi almeno dal 1964, quando Frances A. Yates pubblicò un libro illuminante: Giordano Bruno e la tradizione ermetica. Un libro come La soglia dell’ombra. Letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno (Marsilio, 2003) diede prova delle capacità di Ordine di intersecare varie discipline, capacità che gli vennero riconosciute con la nomina a Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani. Negli studi sul Rinascimento, i suoi lavori — anche sul dialogo e la novella cinquecentesca — costituirono un’alternativa a quelli della scuola fiorentina di Vasoli, Fubini, Grayson (più legati agli studi su Leona Battista Alberti) e, in generale, a quelli degli allievi di Eugenio Garin come anche Michele Ciliberto, Paolo Rossi, Rita Sturlese e altri. Una prefazione di Garin è comunque presente in La cabala dell’asino. Asinità e conoscenza in Giordano Bruno, libro che nel 1987 lo impose all’attenzione. Ordine studiò anche Pierre de Ronsard, Gabriel García Márquez e Steiner (George Steiner. L’ospite scomodo, La nave di Teseo, 2022): proprio a Ordine, Steiner ha rilasciato la sua ultima intervista da pubblicare postuma.
Quella di Ordine è stata una straordinaria cavalcata libera e solitaria di un outsider, non legato a scuole o proveniente da pedigree particolari e che non ha fondato, a sua volta, una scuola.
Nel recente L’utilità dell’inutile edito da Bompiani (23 lingue, tradotto in 33 Paesi con paragrafi che spaziano da Rousseau a Shakespeare, da Ovidio a Montaigne), Ordine ribadiva la necessarietà di quei saperi il cui valore essenziale è totalmente scevro da finalità utilitaristiche. Gli ultimi suoi articoli sono stati dedicati a La muraglia e i libri di Borges contro la costruzione di muri, alla giustizia minorile e su Galileo solo pochi giorni fa (nella rubrica «Classicamente» per «la Lettura» #601 del 4 giugno).