Addio al compagno ‘Ntoni, espressione del comunismo popolare

Grande perdita per il movimento comunista calabrese: è morto il compagno Antonio Fiorino (84 anni), storico militante comunista del Savuto.
Un uomo piccolo ma dalla grande statura morale, un esempio di coerenza e abnegazione per tanti giovani. Forte tenace e sempre in prima linea nei cortei con la sua bandiera rossa ben salda nelle mani a sventolare gloriosa e fiera. Una bandiera che per uomini della sua generazione, quelli che hanno deciso di non levare più il cappello alla presenza del padrone, è stata simbolo di riscatto sociale ed emancipazione e che lui ha stretto nelle sue mani fino alla fine.
Un saluto a modo nostro Antó, a pugno chiuso. 

Il ricordo di Francesco Saccomanno

Tanti anni di battaglie condivise, tante iniziative politiche e manifestazioni fatte insieme. In questi giorni in tanti ci dicono: voi gli siete stati vicino, voi siete stati importanti per lui. Invece è necessario dire come in realtà lui sia stato importante per noi, per noi che abbiamo un’ideale di trasformazione e di cambiamento della società, noi che non ci accontentiamo del presente. Sostanzialmente, il compagno Antonio aveva capito, senza aver letto Marx, senza aver studiato Gramsci, che mettendosi insieme le persone possono ottenere delle conquiste, possono rivendicare dei diritti. E sono infinite le iniziative che ci spronava e ci invitava a fare insieme, piccole e grandi: “andiamo a protestare contro la riduzione dei servizi e la chiusura di quell’ufficio postale a Savuto di Cleto” ma, subito dopo, “dobbiamo lottare contro la privatizzazione delle poste, che poi i servizi costeranno di più a noi cittadini”; tutte cose che riguardavano si anche il suo particulare ma insieme riguardavano un problema collettivo di tante persone, della sua comunità, dei suoi concittadini.

Sostanzialmente, lui, senza avere studiato ha avuto un’idea di trasformazione della società, l’idea, appunto, di mettersi insieme ad altri, i compagni, per cambiare quello che non va. Viviamo periodi in cui ognuno si rassegna al presente; in cui, specie nelle piccole comunità interne soggette allo spopolamento, vi è e vi è stata l’idea prevalente della logica del: “Io me fazzu i fatti mia”, logica aberrante che crea e fa prevalere le relazioni clientelari e condiziona i rapporti tra le persone che, di conseguenza, vengono poi esclusivamente mediati da interessi. E di questi tempi, avere questo sguardo collettivo, senza averlo studiato ma semplicemente avendone capito l’efficacia nella pratica della rivendicazione e della lotta, significa avere acquisito veramente tanto. “Dobbiamo chiamare i compagni”, ripeteva, “dobbiamo manifestare”.

Come faceva quando c’erano dei problemi di disservizi sul trasporto pubblico locale: “chiamiamo il compagno Enrico (ndr. Enrico Turco dell’Usb) ed organizziamoci”. Ed ogni volta era animato da questa idea che le cose si possono cambiare e che si possono cambiare insieme: idea semplice ma, nei fatti, rivoluzionaria! Il compagno Antonio per noi è stato un punto di riferimento importante. Per noi che cerchiamo di studiare, approfondire e capire i fenomeni che avvengono nella società, per avviare i necessari processi trasformativi, il compagno Antonio ha rappresentato una chiave di lettura della società ed insieme un vero e proprio maestro di vita. Un uomo che si rammaricava spesso per non aver potuto studiare ma che ci ha dato importanti e fondamentali lezioni di pratica politica. Vogliamo ringraziarlo veramente tanto, e con i compagni abbiamo deciso che a lui d’ora in poi dedicheremo la Festa del Primo Maggio e nel suo nome rilanceremo con forza la nostra azione politica.

Per ricordarlo degnamente è necessario citare le parole del poeta comunista Franco Fortini, quelle da lui usate per riscrivere il testo de “l’Internazionale”: “Questo pugno che sale / questo canto che va / è l’Internazionale / un’altra umanità. / Questa lotta che uguale / l’uomo all’uomo farà, / è l’Internazionale. / Fu vinta e vincerà. / Noi siamo gli ultimi di un tempo / che nel suo male sparirà. / Qui l’avvenire è già presente / chi ha compagni non morirà”. Tu hai compagni, compagno Antonio, tu per noi non morirai mai!