Agende Rosse contro Capitano Ultimo: non è tutto oro ciò che luccica

A sentire le parole che generalmente il Movimento “Agende Rosse” – movimento fondato da Salvatore Borsellino, fratello minore del giudice Paolo Borsellino ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, assieme ai membri della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi – indirizza al famoso o famigerato Capitano Ultimo, la prima cosa che viene in mente è un vecchio adagio che recita così: non è tutto oro ciò che luccica.

Sono anni che il Movimento guidato da Salvatore Borsellino si batte per stabilire la verità sulla morte del fratello. Tutto nasce dalla sparizione dell’agenda di Paolo Borsellino, dopo la strage di via D’Amelio. In quell’agenda Borsellino scriveva appunti personali, supposizioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Gaspare Mutolo. L’agenda sparì dalla borsa di cuoio del magistrato che era sul sedile posteriore dell’auto su cui viaggiava il giudice Borsellino. Esistono prove fotografiche e video di un carabiniere, Giovanni Arcangioli, con in mano la borsa. Nei confronti del carabiniere fu istruito un processo per favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra e per la sottrazione dell’agenda, ma non si è arrivati alla fase dibattimentale. Il capitano ha fornito versioni diverse in diversi interrogatori: in un primo momento disse di aver dato quella borsa all’ex magistrato Giuseppe Ayala, poi di aver dato la borsa a un ufficiale di servizio e infine di averla riportata all’interno della vettura ancora in fiamme, dove fu poi ritrovata la borsa. I collaboratori e i familiari di Paolo Borsellino confermano che il magistrato non si separava mai dall’agenda, soprattutto dopo la morte di Giovanni Falcone. La moglie del magistrato ha confermato che il 19 luglio 1992 nella borsa era stata messa anche l’agenda rossa.

Ma i dubbi del Movimento sulla bontà delle indagini condotte dai carabinieri vanno oltre alla sparizione dell’agenda, e coinvolgono anche il Capitano Ultimo al secolo Sergio De Caprio. L’occasione per rinnovare i dubbi che aleggiano sull’onestà del Capitano Ultimo, il Movimento le Agende Rosse, l’ha avuta qualche giorno fa in quel di Jesi dove il consiglio comunale era chiamato ad esprimersi sulla concessione della cittadinanza onoraria proprio all’ex capo dell’unità Crimor dei Carabinieri.

Il Movimento, insieme a Libera, si è presentata in aula chiedendo a viva voce il ritiro “dell’onorificenza” proprio in virtù dei tanti dubbi, ancora irrisolti, su alcune vicende che hanno riguardato in prima persona Sergio De Caprio nel corso della sua lunga carriera al Ros.

In un comunicato diffuso dall’associazione le Agende Rosse hanno elencato, all’attenzione dell’Amministrazione Comunale, “le numerose, gravi e ancora attuali ombre su ‘Ultimo’ documentate da sentenze e articoli di giornale. “Per quanto Ultimo non sia stato condannato nei processi che ha subito – si legge nel comunicato – riteniamo che si dovrebbero ben valutare le ombre che ancora aleggiano su di lui e sui fatti in cui fu coinvolto che il medesimo – pure contattato dal Movimento Agende Rosse – non ha mai voluto chiarire, e per i quali nel processo “trattativa stato-mafia” (dove era chiamato come testimone e indagato di reato connesso, ovvero falsa testimonianza per i fatti di Terme Vigliatore) si è avvalso della facoltà di non rispondere. Un Carabiniere dovrebbe rinunciare a tale facoltà per mettere davanti a tutto il dovere verso l’Arma e verso i cittadini che difende. Un “eroe” che dice di ispirarsi al Generale Dalla Chiesa e che dovrebbe essere d’esempio per sconfiggere l’omertà che ha reso la mafia quasi invincibile lo dovrebbe fare, se non ha nulla da nascondere”. Su questa linea il movimento ha inoltre fatto presente che un’eventuale conferimento della cittadinanza onoraria al “Capitano Ultimo” avrebbe “stonato” non poco “con il precedente e medesimo riconoscimento già assegnato nell’anno 2016 al Dott. Antonino Di Matteo”, attualmente componente del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex pm del processo Trattativa Stato-mafia, dove De Caprio si rifiutò di rendere testimonianza.

Argomenti che hanno indotto il consiglio comunale di Jesi a ritirare la mozione, notizia che è stata accolta con “grande soddisfazione” dal movimento Agende Rosse.

Capitano Ultimo non sarà più cittadino onorario di Jesi, il che non fa altro che alimentare i già concreti e esistenti dubbi sull’operato di questo personaggio che da alcuni viene definito un eroe, mentre per altri è solo un pusillanime.

Chissà quale dei due, se l’eroe o il pusillanime, ha preso servizio presso la Regione Calabria?