Ai calabresi piace così

La scontata vittoria di Roberto Occhiuto conferma quello che da tempo scriviamo: in Calabria non esiste il voto di opinione, tutto è regolato da un capillare sistema basato sul “do ut des” (tu mi dai un pacchetto di voti a me, ed io dò un po’ di prebende a te), che induce l’avente diritto al voto calabrese a scegliere in base a due fattori: quello familistico (inteso come famiglia allargata in tutti i sensi), e quello economico/clientelare. La vittoria di Occhiuto non è una vittoria politica, intesa come “l’arte di amministrare la vita economica e sociale di una comunità”, ma l’ennesima conferma che a “mobilitarsi” ad ogni tornata elettorale in Calabria da 30 anni a questa parte, è sempre lo stesso apparato massomafioso che designa il candidato vincente in base alle proprie “esigenze del momento”, indipendentemente dall’appartenenza partitica e politica, si sa, il trasversalismo in Calabria è pratica conclamata e diffusa.

Del resto per avere conferma che i partiti in Calabria fanno tutti parte della stessa paranza basta guardare e analizzare i dati delle ultime tre elezioni regionali: tutte e tre sono finite con gli stessi numeri. Potremmo tranquillamente parlare di elezioni fotocopia. Il che dimostra la capillarità del controllo del voto. Far coincidere gli stessi voti ad ogni tornata elettorale non è cosa che stabilisce il fato, ma un perfetto meccanismo elettorale ben rodato. In Calabria si vince con una media di 450.000 voti che sono (più o meno) gli stessi voti presi dalla Santelli, da Palla Palla, e ora da Occhiuto.

A votare in Calabria sempre gli stessi, tant’è che la percentuale di votanti di queste elezioni regionali è uguale a quella dell’elezione della Santelli, che era uguale a quella dell’elezione di Palla Palla.. che al mercato mio padre comprò…

Ad astenersi dal voto i soliti 300.000 calabresi (in Calabria per le Regionali gli aventi diritto al voto si aggirano sul 1.200.000), sui quali tutti gli sfidanti sinceri “dell’apparato” puntano con la speranza di una loro “mobilitazione”, che puntualmente non arriva, e tutto si rinnova, matematicamente ed elettoralmente parlando, “uguale a se stesso”.

Ora, alla luce dei numeri che non sono mai un’opinione, il problema, e a questo punto lo capisce anche un bambino, non è certo di natura “partitica” o politica, o di scelta corretta tra i candidati: ci sta, in un sistema democratico sincero, che ai calabresi piaccia la destra, il problema vero è che in Calabria chi ha governato, di destra e di sinistra, ha sempre rubato. Dunque, la questione principale per i calabresi tutti è trovare qualcuno appartenente ai partiti o a movimenti civici, in grado di governare senza rubare. E che in Calabria i partiti, tutti, hanno sempre rubato si può definire, senza timore di smentita, una “scienza esatta”… altrimenti come spiegare l’arretratezza economica, e non solo, della Calabria? Come spiegare la totale mancanza di servizi, a cominciare dalla sanità? Nessun calabrese, compreso quelli che votano la destra, direbbe che in Calabria le cose vanno bene, retorica politica e sociale a parte. E se le cose vanno da sempre male, la colpa di chi è? Ovviamente è di chi ha governato. E chi ha governato? Gli stessi che oggi ritornano ad occupare le poltrone di palazzo Campanella. Ed è questo il punto: perché i calabresi continuano imperterriti a votare i conclamati e riconosciuti responsabili dello sfascio della regione?

Sulle responsabilità dei partiti e di chi li rappresenta, conveniamo tutti: Occhiuto, ad esempio, il neo governatore della Calabria, è stato 10 anni in regione, i Gentile ci sono nati nel consiglio regionale, i Morrone hanno la residenza a palazzo Campanella, giusto per citarne alcuni. Stessa cosa dicasi per i personaggi della sinistra. Sono loro che hanno avuto in tasca le chiavi del forziere, e non possono essere che loro i responsabili della sfascio economico e sociale in cui versa la Calabria. Questo è logico: se spariscono i soldi dalla banca senza aver subito una rapina o altro, è chiaro che il responsabile, o i responsabili, “dell’ammanco”, vanno cercati all’interno del “personale” della banca, a cominciare dal direttore.

Nonostante la consapevolezza di affidare a Dracula la gestione del centro di trasfusione, i calabresi continuano a premiarli mandandoli in consiglio. Ed è  questo il vero nodo da scogliere. Capiremmo se questa sciagurata scelta fosse frutto di un raggiro degli elettori perché i soliti marpioni si sono presentati a questa tornata elettorale sotto mentite spoglie, e se qualche centinaia di migliaia di creduloni ci cascano, ci può stare, ma qui siamo oltre Cetto Laqualunque: hanno candidato al loro posto figlie, mogli, sorelle, cognati, nipoti. Nessuno può dire “io non sapevo”.  La scelta di farsi governare da conclamati massomafiosi e truffatori di professione, è fatta con coscienza.

Per spiegare questo fenomeno, ovvero perché i calabresi scelgono come governanti i loro carnefici, servirebbero delle qualificate competenze in materie quali psicologia, psichiatria, e sociologia. Una sommaria spiegazione potrebbe arrivare dalla “Sindrome di Stoccolma”, che per certi versi riassume i disturbi comportamentali di cui soffrono i calabresi. Ma noi non siamo specialisti di queste materie, perciò non ci addentriamo in argomenti di cui poco sappiamo, se il problema fosse stato politico, avremmo potuto tirare fuori una nostra conclusione. Ed è per questo che per spiegarci i motivi che inducono i calabresi a volersi male, ci rifacciamo ad una frase pronunciata dal giornalista Corrado Augias. Una frase che gronda verità da ogni poro, e come tutte le verità scomode: «La Calabria è purtroppo una terra perduta… Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile». E spiega: «Ho detto, magari in modo maldestro, la verità. E’ davvero così finché in Calabria non ci sarà un moto di rivolta, chiedendo che lo Stato prenda in mano la situazione. Non bastano le operazioni di polizia, ci vuole altro, una profonda azione di rinnovamento e di riscossa, e fin quando non ci sarà considero la Calabria una terra perduta». Siamo d’accordo con Augias, e per questo concludiamo dicendo: ai calabresi piace così. Contenti loro contenti tutti.