Lettere a Iacchite’: “Dipignano, continua il calvario degli anziani nella casa di riposo abusiva di Antonello Scalzo”

Questa mattina Dipignano si è svegliata con una mesta notizia: un anziano è morto suicida nella casa di riposo “abusiva” ubicata a poca distanza dal Municipio. Tanto tuonò che piovve, verrebbe da dire, ma facciamo una doverosa premessa.

La Calabria è sempre più “terra di nessuno”. Basta un mascalzone, qualche politico compiacente e qualche impiegato comunale prezzolato e diventa tutto possibile, persino aprire una casa di riposo. E’ quello che è accaduto nel Comune di Dipignano, dove un manipolo di malfattori, sotto la regia del solito colletto bianco dell’Asp di Cosenza Antonello Scalzo, già noto alle cronache giudiziarie e di recente anche interdetto per 6 mesi dall’attività, ha messo in atto un piano losco e meschino finalizzato a sfruttare i poveri anziani.

Tutto nasce dal rapporto di fiducia con la ignara moglie che, inizialmente, aveva acconsentito ad aiutarlo, mai immaginando che Scalzo e la sua Banda Bassotti, un’intera spregiudicata famiglia originaria della vicina San Sosti, imitando la sua firma, si facesse autorizzare la legittima detenzione e l’illegittimo utilizzo di una struttura, ubicata nel comune di Dipignano, per farne una casa di riposo tutta per loro, in barba ad ogni normativa. Scoperto l’inganno, la consorte ha cercato di ripristinare la legalità trovando un iniziale muro di gomma sia presso il comune di Dipignano sia presso gli enti regionali (Politiche Sociali), che avevano rilasciato le relative (viziate) autorizzazioni.

Ma tornando ad oggi abbiamo: una moglie truffata con evidenti difficolta a rientrare in possesso di qualcosa che è nella sua piena titolarità e di cui paga canoni ed utenze; un Comune che dopo un iniziale “attenzionamento” ha ritenuto opportuno chiudere un occhio (anzi due) davanti ad un abuso di dominio pubblico (“sconosciuto” solo al distratto sindaco); un ufficio regionale competente per le attività in ambito sociale che gioca alle tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo), ed in ultimo, come sempre, un gruppo di poveri anziani che versano ogni mese nelle mani di questi banditi i loro poveri averi.

Finalmente nei giorni scorsi è scattata la denuncia nei confronti del losco manager Scalzo e nei confronti dei suoi loschi compari che, pur consapevoli delle nefandezze compiute, si ritengono impunibili visto i trascorsi del loro genitore, anch’egli prestanome di una società riconducibile allo Scalzo, già impiegato presso la locale Procura della Repubblica (quella che voi giustamente chiamate porto delle nebbie), che a loro dire, gli anticipa , sottobanco, per il tramite di qualche impiegato corrotto, ogni notizia di reato ed ogni indagine  che li riguarda. Oggi la tragedia del suicidio del povero anziano, con le annesse gravi responsabilità degli “abusivi” gestori. Ci auguriamo che, nel rispetto della dignità dei poveri anziani, si faccia piena luce sulla vicenda  ripristinando la legalità e punendo pupi e pupari di questa squallida vicenda.

Lettera firmata