Alessandro Bozzo, Citrigno e la “cricca” dell’Aterp: sentenza di primo grado prevista per oggi

Pierino Citrigno

Siamo arrivati alle fasi finali del processo di primo grado per fare chiarezza sulla morte del giornalista Alessandro Bozzo, che vede imputato per violenza privata Pierino Citrigno, editore prima de “La Provincia Cosentina” e poi di “Calabria Ora”.

La sentenza di primo grado è prevista proprio per oggi, il 14 settembre, dopo le arringhe difensive degli avvocati di Citrigno. Il pm Cerchiara ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione.  

Abbiamo dovuto attendere un anno tra rinvii e problemi procedurali grotteschi prima di poter arrivare a questo punto. I giudici chiave sono due donne: Francesca De Vuono e Maria Francesca Cerchiara. Gli addetti ai lavori dicono che è un buon segno ma dall’altra parte la difesa è affidata a Sergio Calabrese, un avvocato di lungo corso che ha fatto parte di quella “conventicola” descritta dal giudice Facciolla nell’ispezione ministeriale affidata a Otello Lupacchini, che ha contribuito a smontare pezzo per pezzo il processo Garden.

Il legale di parte civile è invece Nicola Rendace, anche lui ormai molto esperto.

Pierino Citrigno ha fatto l’editore per interessi, chiamiamoli così, politici e imprenditoriali.  Ha fondato “La Provincia Cosentina” e, dopo il suo primo arresto, “Calabria Ora”.  Come gestiva le sue creature?  Giornalisti trattati come pacchi postali, trasferiti, sottopagati, dimissionati, licenziati, usati solo e soltanto per diffondere le veline e le notizie funzionali ai suoi problemi giudiziari e alla sua caccia di convenzioni dalla politica. Oggi su questi meccanismi che noi giornalisti conosciamo fin troppo bene si è finalmente incardinato un processo. Perchè uno dei nostri non ce l’ha fatta.

Tempo fa sono stati ascoltati nella qualità di testimoni tre colleghi di Alessandro Bozzo: Pietro Comito, Antonella Garofalo e Francesco Graziadio. 

Alessandro-Bozzo Comito, Garofalo e Graziadio hanno ribadito i concetti della gestione Citrigno. Le continue vessazioni, le minacce di licenziamento, gli accordi capestro definiti dallo stesso Alessandro Bozzo “estorsioni”.

L’ultima giornata di lavoro di Alessandro, il 14 marzo 2013.

“Era rassegnato – ha detto Pietro Comito -. Lui era nella lista nera dell’editore. Ho saputo che la sera prima che si ammazzasse aveva preparato un articolo di politica ma Citrigno poi telefonò per farlo togliere. Bozzo non gli diede ascolto e fece il suo lavoro e poi andò via. Non so se quell’articolo uscì”.

“Che io sappia non aveva alternativa – ha detto Antonella Garofalo -. Il pomeriggio prima di suicidarsi era confuso, non lavorò come al solito e andò via di corsa. Non ricordo se il suo ultimo articolo non venne pubblicato o se uscì modificato”.

Quell’articolo uscì, anche se modificato, ma non era un pezzo importante. Alessandro aveva altri pensieri per la testa.

Sì, perché, come hanno detto Comito e Garofalo, subito dopo uscì senza chiudere la sua ultima pagina e in tutta la sua vita questo non era mai accaduto.

Il pensiero vola comunque anche all’ultima inchiesta “pericolosa” condotta da Alessandro Bozzo. Nel 2012, quando uscì fuori lo scandalo dell’Aterp, Alessandro Bozzo e gli altri colleghi avevano ottenuto qualche “libertà” da Citrigno per scrivere pezzi contro Pino Gentile (il direttore Sansonetti non aveva nessuna voce in capitolo). E così era passata l’espressione forte la “cricca” dell’Aterp, era stato dato il via libera alla pubblicazione delle intercettazioni di Gentile e della figlia e a Bozzo era stato commissionato un pezzo cazzuto su chi denunciava e poi veniva intimidito. Alessandro era stato bravissimo. Troppo bravo. Il pezzo aveva passato le forche caudine del controllo citrignano sulle pagine. Forse non lo aveva letto bene, forse gli sarà sfuggito, chi può dirlo? Fatto sta che, da quel giorno in poi, la linea del giornale nei confronti della “cricca” è completamente cambiata. E non sappiamo quali conseguenze aveva avuto Alessandro Bozzo, anche se qualche pista da seguire ci sarebbe. Una traccia che porta sulle agende di Alessandro, consegnate dal padre alla procura di Cosenza.

E’ stato ascoltato anche Francesco Graziadio, vicecaporedattore di “Calabria Ora” dal 2006 al 2010.

“Citrigno gestiva tutto, anche le foto da pubblicare. Interveniva per favorire gli amici o danneggiare i nemici del giornale, che cambiavano dal lunedì al martedì. Ciò dipendeva dalle firme alla Regione. Aveva sempre da ridire sui pezzi di Bozzo sul processo Lupo, ma nonostante le lamentele dell’editore fin quando ci sono stato io i pezzi di Bozzo uscivano come lui li faceva. Di Bozzo a Citrigno non andava bene il carattere indipendente e che era un articolo uno, quindi costava. Nessuno di noi ha mai avuto da ridire sulla professionalità del collega, ma l’editore era scontento. Bozzo mi diceva che era finito nel tritacarne…”.

A margine della sua prima conferenza stampa da quando si è insediato, il neo procuratore Mario Spagnuolo (nello scorso mese di luglio) si è offerto ai taccuini dei giornalisti presenti e oltre a commentare l’efferato delitto ha annunciato, prendendo “spunto” dall’ultima udienza dibattimentale, che la procura procederà aprendo un nuovo fascicolo contro Pierino Citrigno per reati commessi sia contro lo stesso giornalista scomparso ma anche nei riguardi di altri giornalisti.

mario-spagnuolo“Il pm d’udienza d’intesa con noi – ha affermato testualmente Mario Spagnuolo – ha avanzato una richiesta di trasmissione di atti perché dal dibattimento sono emerse nuove e più gravi fattispecie di reato nei confronti dell’imputato ai danni della parte offesa di questo processo e anche di altri giornalisti”.