di Saverio Di Giorno
Neanche un mese fa avevamo parlato di un nuovo riassetto, di un nuovo triangolo degli appalti. Parallelamente al “filo diretto” che intercorreva tra Santelli-Russo-Luberto ognuno coi suoi ruoli: fondi, opere e coperture. Alla Santelli si è sostituita Occhiuto. I membri infedeli delle forze dell’ordine sono tornati e ne abbiamo scritto. Mancano i due anelli. Un garante sul territorio e uno in procura. La vicenda dell’aviosuperficie fa emergere in maniera evidente il riassetto in corso. Della parte della giustizia ne parleremo in una seconda parte…
Link alla versione video dell’inchiesta con carte inedite e interviste esclusive ai protagonisti – https://studio.youtube.com/video/6TuQ4AMgfeI/edit
L’aviosuperficie di Scalea è merce di scambio e banco di prova. Lo è sempre stata e continua ad esserlo. Merce di scambio di accordi e tavolo di prova dei nuovi garanti. La polemica seguita dall’ordinanza del sindaco Perrotta è stata come sollevare un sasso e guardare un mondo brulicante che sembrava essere passato. L’aviosuperficie è un punto di partenza per ricostruire cosa si sta muovendo. Cominciamo questa storia da carte inedite sui fondi e dai famosi soldi mancanti.
I soldi finanziati e quelli spariti. I responsabili sono gli stessi. Chi? “No comment”
Il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere – in qualità di presidente del Patto territoriale – ha chiesto trasparenza sui fondi. In particolare, su un secondo finanziamento fatto dalla giunta Oliverio (il primo risale al 1999, quando si decise della costruzione). Andando a monitorare dati pubblici (l’Unione Europea ci tiene alla trasparenza) capiamo di quanti soldi stiamo parlando. Più di 7 milioni di euro così ripartiti: 2,3 dall’UE, un milione circa dalla Regione e il resto da “altra fonte pubblica”. Sono stati pagati circa 3 milioni, quindi mancano all’appello 4 milioni.
I due sindaci rimpallano. Vetere chiede delucidazioni a Perrotta (il comune di Scalea era soggetto attuatore) e quando però gli si chiede perché non abbia fatto lo stesso negli anni passati, si barcamena tra un “si l’ho fatto” e un “almeno Licursi rispondeva …” chissà cosa, che tutto andava bene? Ma dal solito sonno complice si sono risvegliati personaggi che portano istanze di trasparenza pur avendo avuto ruoli pubblici negli anni passati. Il sindaco di Scalea invece prima dice che le carte sono a disposizione, poi corregge il tiro: a disposizione se la procura gli dà il permesso.
All’epoca (2015) c’era la società dell’ingegnere Ortolani (per la parte aeronautica) e del famigerato Ottavio Barbieri (per quanto riguarda gli appalti edili mai finiti). Sui 4 milioni Ortolani dice che “probabilmente” sono la parte dovuta da Barbieri e mai messa, su altro non sa perché lui – dice – gestiva solo 5mila euro. Le intercettazioni di Lande Desolate documentano pressioni del clan Muto sull’aviosuperficie. Ortolani se ne lamenta nelle intercettazioni e gli viene “detto” di non aprire bocca. La domanda viene fuori spontanea: come si può fare e restare in società con questi rapporti tesi? Sul punto l’ingegnere si prodiga in dettagli: non era in società, ma solo nel Consiglio di amministrazione. Cariche analoghe ad alcuni sindaci parte del Patto territoriale del ’99. Tutti a onor del vero tenuti fuori dall’indagine.
Poi a mezzo stampa lancia frasi sibilline: “se il comune di Scalea si fosse seduto a tavolino gli avrei detto anche chi ha preso i soldi e non ha fatto i lavori”. Quando gli si chiede: chi sono queste ditte? Evita. Glissa. Ma aggiunge: “Sono entrati nell’attuale amministrazione”. E ancora: attraverso l’Ufficio tecnico. Un po’ di reticenza da chi ha avuto il coraggio di denunciare la cassaforte di Muto (così Barbieri fu definito dalla procura). Stiamo parlando del solito ciclo del cemento che lavora su tutta la costa o di chi? Secondo il concessionario (ing. Ortolani) il cui contratto era scaduto – come dice il comune e come ammette lui stesso – sta avendo più problemi ora, che quando denunciò Muto ed ebbe pressioni fisiche. Perbacco! Viene da dire. E accusa il sindaco di comportamenti para mafiosi.
Gli incendi, le intimidazioni e la sorveglianza dormiente e i nuovi progetti
Andiamo ad oggi. Dopo i lucchetti messi dal comune l’area è diventata regno di sterpaglie, cani e avventori. Di più: secondo più fonti è diventato regno di incursioni notturne, non ben precisati voli clandestini e furti. E ovviamente incendi. Il sindaco di Scalea nell’intervista rilasciata a Iacchitè dice: “Io non credo alle coincidenze. È un caso che dopo il pronunciamento del TAR ci siano stati incendi?”, stessi toni duri di Ortolani che dice: “Di tutto quello che succede nell’aviosuperficie sarà direttamente responsabile il sindaco”. E di cose ne sono successe! Frasi che si prestano a mille interpretazioni. Come documentare o trovare i responsabili di queste azioni? Cosa ardua siccome nelle devastazioni pare – secondo alcune fonti – ci siano finiti anche i sistemi di sorveglianza. Come se tutto questo non bastasse, la guardiania è vicina a persone segnalate nell’inchiesta Frontiera. In merito il sindaco ci aveva risposto che aveva provveduto ad una rotazione.
Riassumendo. Da una parte c’è un contratto scaduto che ha portato ad un’azione forte (così l’aveva definita) del sindaco. A seguito si sono sollevate le polemiche sulla poca trasparenza e insieme alle polemiche, immediatamente incendi e furti. Nel frattempo, tutto quello che ruota intorno. Viene fuori, ad esempio, il progetto di un impianto per energie alternative nei pressi dell’aviosuperficie, da parte di una società di Belvedere. Come se non bastasse si solleva anche una questione sulla reale proprietà dei terreni. E non si capisce dove inizia il fumo per confondere le acque e dove finisce l’arrosto. Tutto in corso alla giustizia amministrativa…
Ad ogni modo, il vecchio concessionario (Ortolani) non è rimasto con le mani in mano. Ha trovato ospitalità proprio nel comune di Santa Maria del Cedro, con un progetto riguardanti elicotteri per una clientela selezionata. Proprio mentre Vetere chiede trasparenza: “é una coincidenza?”. L’ennesima di questa storia viene da dire. La risposta è sì, semplicemente un sindaco lungimirante se trova chi è capace di offrire un servizio lo ospita e non lo caccia. Così dice Ortolani.
Restano aperte molte domande: che ne farà il comune di Scalea dell’aviosuperficie, a chi andrà? Qual è il contributo che darà la SACAL e Occhiuto, che secondo Vetere, hanno progetti in merito? E infine: il sindaco Vetere e in particolare i suoi amici che (a suo dire) pare si candideranno a Scalea, saranno lontani dagli interessi in merito e porteranno la tanta richiesta trasparenza? E se eventualmente si riprenderà: quali aziende finiranno le opere e con quali soldi?
L’aviosuperficie è solo una delle questioni rimaste aperte in questi anni. Esistono tantissimi fascicoli dormienti che andrebbero concluse. E che non c’è assolutamente volontà a concludere. È il terzo anello. Ne scriveremo presto.