Alto Tirreno Cosentino tra talpe, cavilli e magistratura giudicante (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno 

Ormai è sufficientemente chiaro che il procuratore Bruni ha una determinata idea del territorio dell’Alto Tirreno Cosentino. L’idea della procura è che ci sono poche persone che gestiscono tanti appalti con la complicità di amministratori e figure professionali varie. Quale che sia la motivazione alla base poco importa: che sia una loggia pseudo-massonica o uno scambio sessuale o semplicemente perché parenti il risultato è uguale. Tuttavia il procuratore ha due problemi: uno immediato, l’altro più sottile.

Il caso di Silvio Bastardi è solo l’ultimo in ordine di tempo. Il segretario comunale di Tortora è accusato di aver fatto vincere un appalto alla sua amante, anch’essa dipendente dell’ente. Bastardi svolgeva contemporaneamente anche il ruolo di Rup (responsabile del procedimento) e capo della commissione. Ancora una volta occorre sottolineare un problema che va ben al di là delle accuse mosse da dimostrare; un problema di gestione della cosa pubblica, di mancati contrappesi e controlli. E ancora una volta il curriculum di tutto rispetto del dott. Bastardi è simile a quello di tanti indagati di Bruni. Ricco di consulenze e prestazioni in decine di comuni della zona. La rete di legami tra i professionisti dei comuni è stata descritta più volte e più volte abbiamo avuto il sentore che i legami non si limitassero ai solo professionisti, ma si possano estendere anche a collegamenti imprenditoriali, legali ed economici. E questo è il primo problema di Bruni.

Nell’indagine che ha portato a Bastardi pare che si siano accorti di una talpa all’interno della Procura di Paola. Al termine di una telefonata infatti il segretario comunale si è messo alla scrupolosa ricerca di qualcosa nella stanza evidentemente con l’intento di bonificare le stanze per poi cambiare atteggiamento con la donna e finanche dimettersi da Rup. Un tentativo evidentemente finito male ma che racconta ancora una volta di quanto sia articolata la rete di amicizie e contatti nella quale è ingabbiato il territorio da sempre e arriva sicuramente anche a pezzi delle forze dell’ordine come si è raccontato. Questo tuttavia è un problema identificabile e circoscrivibile e non sarà difficile far cadere la talpa in una trappola.

Bruni però deve lottare anche contro un altro nemico più vago e sottile, ma non meno pericoloso. La magistratura giudicante e di controllo calabrese è nel migliore dei casi estremamente pignola e attenta. Scrupolosa al punto che ogni possibile cavillo, dubbio o anche aspetto puramente procedurale o burocratico è utilizzato per invalidare una parte di indagine o di materiale raccolto. E proprio per via di queste leggerezze una parte di intercettazioni dell’altra indagine di Bruni, Re Nudo, sono inutilizzabili. La parte è proprio quella riguardante l’assessore diamantese Amoroso. Causa di questi vizi probabilmente non sapremo mai cosa nascondevano una parte degli omissis e a chi avrebbero potuto portare. Ancora una volta come già accaduto il sindaco senatore Magorno, ci educa alla sospensione del giudizio di cartesiana memoria sui suoi coinvolgimenti e d’altra parte lui evita l’ennesima occasione di dimostrarsi estraneo alle ipotesi avanzate dalla stampa (anche perché non ha mai risposto o preso le distanze!).

Sicuramente i togati addetti al controllo dell’operato sono molto più attenti di tanti magistrati requirenti che hanno una passione nascosta per la pesca a strascico che sfogano nelle indagini (a danno della stessa magistratura) e sono molto più solerti di altri (sempre inquirenti) che invece non vedono proprio reati, esposti e denunce. E nessuno di questi due è finora il caso del procuratore Bruni che lavora tanto e conduce indagini circoscritte. Poco male, comunque: è una garanzia per i diritti di chiunque incappi in queste vicende … se veramente fosse verso chiunque.

Il dubbio è che l’attenzione cresca al crescere di reddito e peso pubblico e infatti pare che mentre i giudici trovano mille problemi in indagini delicate sono poi colti da improvvisi attacchi di narcolessia se l’indagine riguarda un signor nessuno. Basta guardare i tempi dei processi riguardanti i colletti bianchi e quelli di poveretti, ma anche il numero e l’entità di condanne per le due caratteristiche. È pur vero che i reati che coinvolgono amministratori e colletti bianchi sono più difficili da indagare e provare rispetto a scippi e furti, ma sono anche immensamente più deleteri e incisivi sulla vita di una comunità.

L’altro problema riguarda noi, le comunità, che approfittano di questi malfunzionamenti per sospendere il giudizio, anche quello politico ed evitare di esporsi.