Amaco, regna un clima di violenza e tensione

La cultura dell’arroganza, dell’aggressione e del ricatto introdotta nell’Amaco dai sodali di Occhiuto e Potestio si sta evidenziando in tutta la sua dimensione.

Dopo le violente liti avvenute nel dicembre scorso tra capetti e lavoratori che rivendicavano maggiore chiarezza e trasparenza nella gestione dei servizi e del loro impiego nei turni di lavoro, l’altro pomeriggio è andato in scena l’ennesimo grave episodio di violenza.

Due autisti in servizio nei pressi dell’autostazione sono passati alle vie di fatto. Uno dei due è proprio quel segretario dell’UGL che inneggiava ad Occhiuto ed era in attesa di essere nominato pure lui capetto dell’ufficio Traffico da quella vecchissima graduatoria di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi.

La lite ha lasciato contusi entrambi i contendenti, che sono ricorsi alle cure ospedaliere e alla reciproca denuncia al posto di polizia dello stesso ospedale di Cosenza.

Quello che più preoccupa è il clima di violenza e di forte tensione che si è creato nell’azienda dei trasporti, amministrata dal presidente Capalbo e diretta (si fa per dire) da tali ingegneri Marcelli (del quale ci occuperemo presto) e La Valle da Mendicino, nipote in via di acquisizione (ce ne siamo occupati proprio ieri) del celeberrimo e potentissimo Potestio. 

Ma torniamo all’ennesimo episodio di violenza che si consuma durante le ore di servizio. Si teme che rimarrà impunito esattamente come gli altri. Pensate che sono avvenute risse addirittura alla presenza dei dirigenti dell’azienda, che applicano i regolamenti disciplinari con diverso perso e misura, a seconda dell’appartenenza politica e della tessera sindacale.

Sarebbe auspicabile che il commissario Carbone, in presenza dei gravi fatti denunciati, avviasse una indagine conoscitiva sulla gestione dell’Amaco Spa, per verificare ed accertare la veridicità dei fatti, denunciati a più riprese anche da un senatore e da cinque deputati della Repubblica.

Evitiamo anche questa volta, se pure in presenza di gravi omissioni e violazioni delle leggi, di invocare l’intervento della procura della Repubblica perché siamo sicuri che il nostro appello si perderebbe nelle nebbie che la avvolgono.