Amantea, sanità privata. Il servo Zuccatelli “regala” a don Pierino un altro Centro ma Bruni si mette di traverso

I “boss” della sanità privata non si fermano mai, neanche in questo momento drammatico di emergenza virus. Siamo davanti a gente spietata e senza scrupoli, dominata da un solo pensiero: accumulare denaro. Non importa se rastrellano già centinaia di milioni, bisogna alzare l’asticella sempre di più. Costi quel che costi.

In piena emergenza virus, il commissario delle Asp di Cosenza e Catanzaro, un signore uno e trino che si chiama Zuccatelli di cognome e che viene da Cesena, mandato dal Pd di Bersani (emiliano-romagnolo esattamente come lui) attraverso il tramite del noto faccendiere Nico Stumpo, riceve l’ordine di assecondare in tutto e per tutto uno dei “boss” più famelici di questa cricca di delinquenti: don Pierino Citrigno, già braccio destro e principale “consigliori” di Palla Palla, Capu i liuni e Madame Fifì, titolare di tre case di cura in provincia di Cosenza e una a Catanzaro e che adesso ha deciso di “allargarsi” con i Centri Radiologici.

In piena crisi il Dipartimento della Regione per la Tutela della Salute, invece di dedicarsi anima e corpo alla pandemia, troverebbe addirittura il tempo per andare in quel di Amantea, effettuerebbe (parola grossa, visto che i lavori a detta di molti sono ancora in corso…) il sopralluogo per l’imprenditore sanitario già condannato per usura e sfornare  addirittura (qui purtroppo niente condizionale!) una determina datata 30 marzo con la quale mette nero su bianco il via libera per un’altra gallina dalle uova d’oro. Non ci credete? Leggete qua.

Zuccatelli da Cesena – la cui “intelligenza” è stata già testata anche in una puntata di Report, durante la quale il burocrate si sconfessava… da solo dichiarando che l’ospedale di Castrovillari non è Centro Covid quando la disposizione l’aveva firmata lui… stesso – è un burocrate che esegue ordini. Gli hanno anche ordinato di elevare a Centro Covid la catapecchia dell’ospedale di Cetraro e non ha battuto ciglio quando gli stessi medici del nosocomio gli si sono rivoltati contro. Aveva persino sbloccato i soldi alla cooperativa del Cinghiale di Cosenza, al secolo Tonino Gentile, sempre in piena pandemia, prima che gli levassero il giocattolo dalle mani. A Zuccatelli gli scivolava tutto addosso. Riceveva i “regali” dei papponi delle cliniche private e naturalmente si metteva a loro disposizione. In questo nuovo Centro Radiologico di Amantea consegnato chiavi in mano all’imprenditore sanitario condannato per usura e protagonista di mitiche bancarotte con i giornali, c’è tutto quello che serve a don Pierino per aumentare il suo squallido e merdoso fatturato. Leggete qua.

Don Pierino Citrigno ha raddoppiato la sua fortuna grazie al grande affetto di Nicola Adamo (e consorte) e di Mario Oliverio. Con due milioni in più a Villa Gioiosa per assistenza domiciliare, con un altro milione in più al suo Centro di San Vitaliano a Catanzaro, con altri posti letto a Villa Adelchi per la riabilitazione, un Centro Radiologico a Catanzaro già regolarmente accreditato, adesso ha voluto e ottenuto anche un nuovo Centro Radiologico ad Amantea.

Peccato, però, (per don Pierino, s’intende) che in zona esista un magistrato serio come il procuratore di Paola Pierpaolo Bruni, che ha chiesto lumi ai carabinieri del Nas, ha prima bloccato l’operazione e poi costretto i Citrigno a pagare a caro prezzo le loro irregolarità. E non solo, perché nello stesso tempo ha continuato ad indagare arrivando agli avvisi di garanzia al rampollo di Citrigno, Alfredino bell’i papà, e all’ex sindaco di Amantea Mario Pizzino, praticamente proprietario dei locali sui quali è nato il Centro. Sì, avete capito bene: i locali sono di proprietà della moglie dell’ex sindaco del comune tirrenico… sciolto per mafia. Evidentemente don Pierino era certo che nessuno gli avrebbe pestato i piedi e invece Bruni s’è messo di traverso.

Don Pierino non gradisce che la sua foto esca sui giornali e non gradisce che si parli di lui se non con la pubblicità con la quale finanzia praticamente tutti i media di regime. Esce pazzo quando qualche giornalista libero gli canta la pampina, anche se sa benissimo che la magistratura corrotta, alla fine, troverà sempre un modo per tirarlo fuori. Così com’è accaduto quando qualcuno onesto (per fortuna ancora c’è) l’ha arrestato e l’ha fatto stare per otto mesi in “villeggiatura”. Ma ora c’è di mezzo il suo rampollo e le cose si complicano e non poco. 

Alla soglia dei 70 anni, don Pierino vorrebbe tirare dritto come un treno verso l’obiettivo di continuare a far denari insieme ad altra gentaglia come i fratelli iGreco (con i quali però ormai è scoppiata la guerra perché – come da scontato copione – alla fine di dovrà pur essere un capro espiatorio), la dinastia di Ennio Morrone, il faccendiere catanzarese Claudio Parente e il nuovo business-man  Carminuzzu Potestio, prestanome di Roberto e Mario Occhiuto. Ma la sensazione è che non sarà così facile. Noi ci auguriamo soltanto che, alla fine di questa epidemia, i calabresi capiscano con chiarezza chi sono i “nemici” da combattere e saremo con loro, in prima linea, per far finire una volta per tutte questa indecenza. A costo di “abbattere” materialmente i loro vergognosi centri di affari sulla pelle della povera gente. Sempre a futura memoria.