Francesco Patitucci, 55 anni, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora, è stato arrestato ieri sera dai carabinieri della compagnia di Rende. Nel corso di un controllo è stato trovato in possesso di una pistola che sarà adesso sottoposta agli accertamenti tecnici per accertare se sia stata usata per commettere crimini. Patitucci è accusato di possesso illegale di arma. L’uomo è stato fermato nei pressi di viale Cosmai a Cosenza.
Patitucci era stato coinvolto nell’operazione “Termnator”, già condannato per associazione mafiosa come appartenente al clan Rua’/Lanzino e sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno.
L’uomo, fermato ad un posto di blocco, è stato trovato in possesso di una pistola marca North Amercan Arms Inc., modello Long Rifle, cal. 22, con 5 cartucce.
Inoltre, Patitucci si trovava alla guida di una Toyota iq, di G.G., 30enne, nato e residente a Paola, nonostante gli fosse già stata revocata la patente.
Il 55enne, in seguito al fermo, è stato associato presso la casa circondariale di Cosenza su disposizione dell’autorità giudiziaria. I reati contestati per l’arresto sono porto abusivo di arma comune da sparo e violazioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
CHI E’ FRANCESCO PATITUCCI
Patitucci è stato il capo della nuova ‘ndrangheta confederata di Cosenza, l’uomo di fiducia del boss invisibile Ettore Lanzino durante la sua latitanza e a maggior ragione dopo il suo arresto. E proprio in nome del “capo dei capi” dell’onorata società bruzia, Patitucci avrebbe imposto la “mazzetta” a imprenditori e commercianti cosentini. Ed era lui stesso a passare per l’incasso. Nessuno si sarebbe potuto rifiutare.
Il pentito Angelo Colosso colloca Patitucci al vertice della gerarchia mafiosa (naturalmente, considerando gli “uomini di rispetto” liberi) tratteggiando la mappa della malavita organizzata degli ultimi anni. Al procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e ai pm antimafia Pierpaolo Bruni e Carlo Villani ha spiegato i retroscena:
«Dopo l’arresto di Gianfranco Bruni, diventa “reggente” Francesco Patitucci. Il capo del gruppo, comunque, rimane Ettore Lanzino al quale, ogni tanto, andava a fare visita Patitucci. A questi incontri partecipavano anche Mario Gatto e Mario Piromallo… Del gruppo Lanzino fanno anche parte, sulla zona di Rende, Michele Di Puppo e i suoi fratelli…
Mi risulta che con loro abbia rapporti anche Davide Aiello che io ho anche conosciuto… I rapporti tra il gruppo Bruni e il gruppo Patitucci sono strutturati nel senso che ciascuno di essi è autonomo. Tuttavia, capita che essi facciano delle estorsioni in comune, sia grandi che piccole, anche se forse è meglio dire che le grandi estorsioni le gestisce direttamente Patitucci. Quando vengono fatte estorsioni in comune, vengono divise secondo quote che variano a seconda di chi materialmente le fa. In ogni caso, per quanto riguarda Patitucci, posso dire che i proventi delle estorsioni che questi fa per conto suo non vengono ripartite con i Bruni. Altrettanto credo valga per i Bruni. In sostanza, i due gruppi non sono la stessa cosa».
Colosso parla, descrive il sistema che serviva per convincere anche quelli che provavano a resistere: «Tra il 2006 e il 2010, io e Greco, e poi Porcaro abbiamo lasciato bottiglie e taniche praticamente davanti a tutti i cantieri su via Popilia e qualcuno anche su viale Parco. Era Patitucci che stabiliva di volta in volta a chi indirizzare le richieste e l’ammontare delle stesse, privilegiando in genere quelle attività che avevano dimensioni tali da consentire il pagamento di una tangente cospicua.
In sostanza, Patitucci non andava a fare piccole estorsioni da mille euro alla volta. La tangente era determinata da lui con esclusione, per gli appalti, dove essa ammontava al 3 per cento. Per i lavori edili e in particolare per la realizzazione di edifici per civili abitazioni, Patitucci chiedeva 500 euro ad appartamento».
Quando il clan Bruni viene eliminato, è chiaro che il potere di Patitucci aumenta ancora di più. Nei recenti verbali dell’inchiesta della DDA su Cosenza, il suo nome compare più di una volta come punto di riferimento e come “deterrente” per chiunque non volesse pagare.