Il sempre evocato Ippocrate da Cos, medico greco dell’antichità, mai avrebbe immaginato che gli sarebbe stata intitolata, nel Terzo millennio dopo Cristo, un’operazione di polizia. Già, eravamo nel 2020 e fece un certo scalpore un’operazione condotta dalla Polizia stradale di Cosenza, coordinata dalla procura-porto delle nebbie, che coinvolgeva complessivamente 47 persone destinatarie di altrettante ordinanze emesse dal gip bruzio, Lucia Marletta, su richiesta dell’allora procuratore capo, Dario Granieri e dei pm Giuseppe Cozzolino e Antonio Tridico (che invece sono sempre al loro posto). I personaggi coinvolti erano (e sono ancora) medici, funzionari e dipendenti pubblici del distretto sanitario di Rende. Le accuse? Il falso ideologico in atto pubblico collegato alla disinvolta gestione del riconoscimento delle invalidità, al compimento delle visite fiscali ed al rilascio dei certificati per il rinnovo delle patenti di giuda. Riuscire a diventare “invalidi” in una percentuale che non renda però inabili al lavoro consente di ottenere una serie di vantaggi. Per esempio nel campo dell’insegnamento, dove si fanno salti in avanti nelle graduatorie; oppure in materia di acquisto di autovetture perché si ottengono sconti in merito alle quote di versamento dell’Iva.

Tra le persone finite sott’inchiesta figuravano noti politici locali: l’allora consigliere regionale dell’Api (Alleanza per l’Italia), Rosario Mirabelli, l’allora presidente del consiglio comunale di Cosenza, Pietro Filippo (Partito democratico), l’allora consigliere comunale cosentino del Pdl, Sergio Bartoletti, tutti sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria; e il sindaco di San Fili dell’epoca, Ottorino Zuccarelli, esponente del Partito democratico, finito agli arresti domiciliari. La detenzione in casa era stata inoltre disposta nei confronti di: Ercole Vilotta, Giuseppe Soloperto, Vita Cupertino, Paolo Iuele, Vincenzo Cappuccio, Mario Vetere, Patrizia Fucilla, Francesco Vena e Alfredo D’Alessandro.

I magistrati inquirenti, sulla base di intercettazioni ambientali e filmati girati da microtelecamere piazzate negli uffici sanitari di Rende, hanno ricostruito il fittizio e fraudolento meccanismo attraverso il quale venivano svolte le visite per il rinnovo delle patenti, assegnate le quote d’invalidità alle persone che ne facevano richiesta e persino “ammorbidite” e indirizzate le visite fiscali. Le commissioni, per decidere dei casi di invalidità, si «riunivano» con un solo componente, il quale, dopo aver eseguito la visita dell’interessato, riconosceva l’invalidità civile e l’handicap, in assenza di una regolare procedura di controllo collettiva.
Alcuni medici, invece, incaricati dell’esecuzione di visite fiscali per conto degli enti pubblici nei confronti dei dipendenti assenti per malattia, si accordavano con i presunti ammalati sulle modalità di compilazione del referto medico legale da inviare alle amministrazioni di appartenenza, attestavano falsamente di aver eseguito i dovuti controlli ambulatoriali e domiciliari e provvedevano anche a far sottoscrivere agli interessati, in bianco, ulteriori referti medici e legali, da utilizzare per eventuali successivi controlli fiscali, in modo da evitare agli interessati anche di doversi recare presso la struttura sanitaria per apporre la sottoscrizione sui relativi verbali. E ancora, gli indagati sistematicamente facevano figurare la propria presenza in ufficio facendo timbrare i cartellini marcatempo da una sola persona. In pratica un paio di impiegati timbravano per tutti gli altri, portando con sè i cartellini di decine di impiegati. Durante le visite mediche per il rinnovo della patente di guida alcuni medici rilasciavano poi certificati di idoneità psico-fisica senza eseguire nei confronti degli interessati nessuna visita medica. Insomma, il paese dei balocchi…
Forse (anzi, senza forse) vi starete chiedendo perché stiamo rievocando questa brutta pagina della sanità cosentina e adesso è il momento di rivelarlo. L’8 aprile scorso il commissario dell’Asp Vincenzo Carlo La Regina, con una buona dose di faccia di bronzo (per non dire altro) ha clamorosamente riesumato quello che ormai tutti definiscono il concorso-farsa per (falsi) invalidi (http://www.iacchite.blog/cosenza-concorso-farsa-per-falsi-invalidi-allasp-la-regina-e-i-soliti-noti-ci-riprovano/). Un concorso da 49 posti già assegnati da anni, ma che per una serie di motivi non era mai arrivato alla sua celebrazione. Quello più importante riguardava il tragicomico inserimento di Pietro Filippo nella commissione esaminatrice, una manovra così maldestra e grossolana che aveva provocato persino l’intervento de Le Iene per sputtanare il tenero Filippo, che nell’ottobre del 2019 per tutta Italia è diventato il fuoriclasse dei furbetti del cartellino. Tutto lasciava pensare che questo concorso fosse definitivamente annullato e revocato e invece, a distanza di un anno e mezzo, placatesi le acque, ecco che è arrivato il nuovo “colpo di mano”. E sapete chi c’è dentro la “nuova” commissione esaminatrice appena nominata dal candido La Regina? Beh, non ci crederete ma c’è uno dei medici che fu indagato in quella inchiesta ovvero il dottore Paolo Iuele. E se qualcuno pensa che il signor Iuele – magari – sia stato assolto, almeno in primo grado, la risposta è negativa. Nel senso che tre anni fa, dopo otto (!) anni, la sentenza del Tribunale di Cosenza aveva riconosciuto colpevole anche Paolo Iuele.
La sentenza arrivava al termine di una lunga camera di consiglio e il procedimento si chiuse, otto anni dopo, a febbraio del 2018, con 25 condanne sulle 32 richieste. Fra i condannati anche l’ex consigliere regionale Rosario Francesco Antonio Mirabelli e l’ex sindaco di San Fili Ottorino Zuccarelli, entrambi coinvolti nell’inchiesta in qualità di medici e condannati a 2 anni di reclusione.
Il giudice Alfredo Cosenza legge il dispositivo nell’aula nove del Tribunale di Cosenza dove orde di avvocati e praticanti, carta e penna in mano, appuntano le sorti giuridiche dei loro assistiti. Il procedimento iniziò dalle indagini condotte per i falsi invalidi nel 2010 e sono stati coinvolti nell’intera vicenda giudiziaria medici, funzionari e impiegati amministrativi del distretto di Rende dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Nel mese di aprile del 2017 il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino aveva formulato le richieste di condanna. Dei 74 imputati l’accusa aveva chiesto la condanna per 32 di loro, una sola assoluzione e 41 non luogo a procedersi per la sopravvenuta prescrizione (richiesta quest’ultima accolta dal tribunale). Gli imputati erano accusati, a vario titolo, come abbiamo visto, dei reati di truffa e falso. Le indagini condotte dagli inquirenti mirarono a sgominare una serie di attività svolte illecitamente al fine di dichiarare il falso in merito alle condizioni di salute di alcuni pazienti rei di essersi accordati con i medici fiscali che dovevano verificare le situazioni di salute dei dipendenti pubblici. Tuonarono nell’aula le parole del pubblico ministero Cozzolino quando nella requisitoria esclamò «Le visite mediche erano false!!!». Oltre ai controlli domiciliari, gli investigatori nelle indagini appurarono anche l’utilizzo “allegro” dei badge che segnano gli orari di ingresso e di uscita nell’Asp di Cosenza.
Un impianto accusatorio sostanzialmente accolto dal giudice che ha condannato Ottorino Zuccarelli (2 anni); Mirabelli Rosario Francesco Antonio (2 anni); D’Alessandro Alfredo (11 mesi); Augeri Dario (11 mesi); Vena Francesco (11 mesi); Vilotta Ercole (9 mesi e 10 giorni); Giuseppa Soloperto (10 mesi e 10 giorni); Vetere Mario (9 mesi e 10 giorni); Gioia Franco (10 mesi e 10 giorni); Cupertino Vita (10 mesi e 10 giorni);Cappuccio Vincenzo (9 mesi e 10 giorni); Spadafora Stefania (10 mesi e 10 giorni); Fucilla Patrizia (8 mesi e 10 giorni); Iuele Paolo (8 mesi e 8 giorni); Stillitano Pasquale (8 mesi); Chiappetta Salvatore (8 mesi e 8 giorni); D’Alessandro Francesco (1 anno e 9 mesi); Famà Giuseppe (8 mesi); Belli Concetta (8 mesi); Mandarino Giuseppe Antonio (8 mesi 8 giorni); Mandoliti Anna (8 mesi); Aiello Luisa (8 mesi); Ziccarelli Cleonice (8 mesi); Scerbo Franca (8 mesi 8 giorni); Pulice Luigi (1 anno 3 mesi). Per tutti sospensione condizionale della pena e obbligo di risarcimento del danno nei confronti dell’Asp e risarcimento delle parti civili.
Fin qui la sentenza di primo grado. Bene, a distanza di tre anni, uno dei condannati di quella inchiesta per truffa e falso e per aver dichiarato il falso rispetto alla certificazione di invalidità, adesso viene inserito in una commissione per un concorso finalizzato ad assumere persone con invalidità. Sembra tutto assurdo e pazzesco ma invece è la pura verità. Ora, al netto del silenzio totale della malapolitica, evidentemente complice e connivente, ci chiediamo quale atteggiamento assumerà la procura-porto delle nebbie e in particolare i pm Cozzolino e Tridico. Cosa vi serve ancora per revocare e annullare questo concorso ridicolo? Oppure avete già incassato le mazzette per dare il via libera all’ennesima infornata clientelare? Ai posteri l’ardua sentenza.