Attentato a Manna: perché la questura sposta il luogo?

Il questore di Cosenza, Luigi Liguori

La domanda è: perché la questura sposta il luogo dell’attentato all’auto del sindaco Marcello Manna?

Che l’attentato sia avvenuto sotto casa dell’avvocato Manna oramai è assodato, provato. A provarlo e a testimoniarlo involontariamente è una signora (ma non è la sola, noi abbiamo sentito altri abitanti della zona che confermano il botto sotto casa di Manna) che, commentando il post di Mario Campanella, dove il giornalista esprime solidarietà al sindaco di Rende, scrive così: questa notte abbiamo sentito un boato… un rumore incredibile… un terrore…

Letto il commento abbiamo subito contattato la signora che sinceramente ha risposta alla nostra domanda: scusi ma lei dove abita? E lei: in via Falcone.

Non c’è più ombra di dubbio che l’attentato sia avvenuto sotto casa dell’avvocato. E il “caso”, come sempre avviene a Cosenza, si complica, tutto diventa torbido e poco chiaro.

Spostare una scena del crimine, a meno che non ci siano particolari esigenze investigative approvate dalla procura, è un grave reato, che comporta la complicità di tutto l’apparato investigativo. Scientifica e dirigenti della polizia. Che devono simulare i rilievi in un’altra zona, e stilare verbali falsi. Perché? A chi giova spostare la scena del crimine?

La notizia dell’attentato è iniziata a circolare alle prime luci dell’alba di ieri. Appena arrivano le notizie sono sempre frammentarie, e bisogna aspettare un po’ prima di avere un resoconto  completo e veritiero del fatto. Generalmente si attente la velina della procura o della polizia che come si sa non possono essere difformi dalla realtà.

Ma in questo caso, né la procura, né la polizia, che segue le indagini, ha prodotto un comunicato. Nonostante ciò, la notizia diventa “ufficiale” intorno alle 14,30 di ieri, quando alcuni siti on line, noi compresi, iniziano a diffonderla, mentre le agenzie continuano, sul fatto, a tacere. Segno evidente che dagli uffici della questura non è partito nessun comunicato.

E’ chiaro che le informazioni che sono arrivate, tipo le due bombe carte usate, le due smart identiche, il luogo dell’attentato (Rende), sono soffiate fatte da qualche poliziotto ai giornalisti della testata on line che per prima ha dato la notizia.  E nel riportarla ci tiene a sottolineare due cose, che ci lasciano un po’ perplessi, quasi come a voler mettere le mani avanti.

La prima: Un’esplosione molto forte, avvertita fino a Cosenza.

Come a dire: se esce qualcuno che dice di averla sentita anche a Cosenza si può sempre dire che la potenza della bomba era tale che il “botto” da Rende (nessuno specifica la zona di Rende, può essere Commenda, Roges, il paese ecc.) si è sentito fino a Cosenza. E quel qualcuno che ha sentito il “botto” a Cosenza in via Falcone, come vi abbiamo detto, è uscito. E poi, francamente, come si fa a credere alla chiacchiera che il botto da Rende si è sentito anche a Cosenza, che cosa era? La bomba atomica? E jah!

La seconda “sottolineatura”: Del caso sono stati anche informati i carabinieri di Rende visto proprio il coinvolgimento dell’auto della moglie del sindaco Manna.

Come a dire: del caso si stanno interessando anche i carabinieri di Rende che non si sono accolti di nulla, tant’è che sono dovuti arrivare sul posto i poliziotti di Cosenza, ma che sono competenti per territorio. Una cortesia istituzionale che sa più di paraculata per mettere a tacere i carabinieri e non fargli ficcare il naso nelle indagini. Che restano alla questura di Cosenza. Anche se ancora non si è capito chi è il pm che se ne sta occupando e che ha “assegnato” il caso alla questura.

Già, perché all’oggi, ancora non esiste una versione ufficiale di questo grave episodio criminale. Il che lascia pensare a qualcosa che non quadra.

Perché la polizia non ha ancora prodotto un comunicato ufficiale che chiarisce la dinamica e specifica il luogo dell’attentato?

Lo chiediamo al questore, visto che la notizia è di dominio pubblico. Non penso che dire luogo e dinamica dell’attentato possano compromettere le indagini. Ma vedrete che nessuno risponderà. Perché non è certo per amore di Giustizia o ricerca del vero che si stanno nascondendo i particolari di questa indagine. Almeno questa è la mia impressione.

E poi c’è un altro particolare che suona strano: perché portarsi dietro due bombe carta? Se hai deciso di far saltare in aria l’auto di una persona, si presume che hai fatto dei “preliminari”. Dei sopralluoghi, prima di agire. E generalmente ti segni il numero di targa, a maggior ragione se nel parcheggio ce ne sono di identiche a quella che devi appicciare.

Ma mettiamo che non si è segnato il numero di targa. Dopo aver fatto il sopralluogo, e visto che ci sono due macchine identiche, evidentemente ha deciso, l’attentatore, per andare sul sicuro, di bruciarle tutte due, e quindi portarsi dietro due bombe carta.

Mi viene da chiedere all’attentatore, se ha ragionato così: e se ce n’erano 5 uguali che facevi, ti portavi dietro 5 bombe carta? Mah!

Comunque noi una idea del perché la questura stia confondendo le acqua ce la siamo fatta, ma aspettiamo prima di esporla. Chissà che questa volta il questore, vista la gravità della situazione, non intenda spiegare ai cittadini la reale dinamica dei fatti. Aspettiamo. E poi vi diremo.

GdD