Siamo sull’orlo di un precipizio e nonostante ciò pare che a nessuno interessi. Le probabilità di una recrudescenza dell’infame conflitto scoppiato in Ucraina si fanno ogni giorno sempre più concrete. Putin non è disposto a rinunciare all’invasione che reputa legittima, così come gli ucraini reputano legittima la loro resistenza militare all’ invasione dei loro territori, e questo ha prodotto uno stallo diplomatico che sembra non trovare nessuna altra soluzione se non nell’allargamento e nell’inasprimento del conflitto. Le provocazioni politiche che arrivano da una parte e dall’altra, hanno quasi raggiunto il punto di non ritorno. I toni sono sempre più categorici e in tutto questo c’è chi soffia sul fuoco. Diciamolo: c’è chi vuole che questa sporca guerra continui. E la maggior parte degli stati occidentali, sotto l’ombrello della Nato, tifano per la guerra, al pari di Putin. Gli interessi in gioco sono tanti, economici e politici, e L’Ucraina è solo il terreno di scontro scelto dalle due potenze mondiali dal 1945 in costante stato di tregua armata: America e Russia. I veri “protagonisti” di questa sporca guerra dove le uniche vittime innocenti sono i cittadini ucraini.
E’ dai tempi della guerra fredda che le due potenze si guardano in “cagnesco”, lanciandosi accuse a vicenda: la Russia critica l’imperialismo statunitense, salvo poi invadere i paesi vicini, bombardare civili, e reprimere ogni forma di dissenso, e gli Stati Uniti criticano la Russia come un’autocrazia, dimenticandosi, però, tutto quello che hanno combinato negli ultimi decenni: governi democraticamente eletti rovesciati a suon di colpi di stato, bombardamenti democratici, e guerre a dire basta, senza contare l’istallazione di missili in ogni angolo del mondo. In tutto questo a farne le “spese” è l’Ucraina, usata a pretesto da entrambi le parti per fini di sola “natura espansionistica”. Questa è la triste verità di fondo di questa sporca guerra.
A questo punto non è più importante stabilire chi ha torto e chi ha ragione, quello che conta adesso, è fermare questa infame guerra che ha già prodotto migliaia di morti, prima che sia troppo tardi. Ed è proprio questo che ci spinge ad una riflessione su questo conflitto che, a differenza di quelli del recente passato, non ha visto concretizzarsi un vero e proprio movimento “contro la guerra”. Sì, qualcosina sparsa qua e là, ma niente di paragonabile ai movimenti degli anni 60 e 70 protagonisti dei “grandi eventi” che stavano attraversando la storia del mondo: la costruzione del Muro di Berlino, la crisi dei missili a Cuba, la contrapposizione tra il Patto di Varsavia e la NATO, e poi più tardi il regime dei colonnelli in Grecia, il golpe di Pinochet in Cile contro il presidente socialista Allende, la guerra in Vietnam, l’Intifada, fino ad arrivare al grande movimento pacifista degli anni novanta contro la guerra nei Balcani. Ecco, nessuno scende in piazza, così come si faceva un tempo, per dire NO a questa guerra. Che fine ha fatto il Movimento pacifista”? Perché non si è mobilitato contro questa sporca guerra, come le altre volte?
Perché nessuno scende in piazza: colpa della propaganda che in questa guerra è stata usata come un’arma di distrazione di massa, o di chi pensa che sia sufficiente esprimere il proprio dissenso con un post sui social? Ai posteri l’ardua risposta.